Boicottaggio senza tregua

Boicottaggio senza tregua

Boicottaggio senza tregua.

Boicottaggio senza tregua

A me, poeta da strapazzo, che non ho MAI partecipato ad alcun Premio, viene da chiedere a coloro che hanno graziosamente elargito i nostri soldi di contribuenti e le nostre reputazioni di italiani

(in questo caso “

Comune Firenze,


SIAE,

Federazione unitaria scrittori

RAI TRE

se siano al corrente delle norme di partecipazione a Premi tipo questo in oggetto.

Dubito molto che le abbiano valutate, anche perché, se avessero ritenute accettabili le motivazioni relative alla tassa per la preiscrizione (grazie alla quale si ottiene la valutazione), coerenza vorrebbe che decidessero affinché tutte le partecipazioni ai loro concorsi/premi/audizioni e tutte le missive loro indirizzate fossero gravate da un identico balzello.

Poeti fasulli ce ne saranno certamente tanti in cerca di gloria, ma furbacchiotti mimetizzati da pastorelli custodi della purezza della cultura se ne intuiscono intere lobby in giro per i “palazzi”  della nostra bella nazione.

Evviva dunque l’Italia dei probi selezionatori della pura razza poetica, forse non incaricati a tanto dalla oculatezza del buon Dio, ma certamente gratificati dai supporti materiali e morali resi disponibili da alte cariche della nostra società civile!

Infatti…

Da un articolo di

Marco R. Capelli apprendiamo che
Scrittori in Causa
Sui Diritti Degli Scrittori E Delle Scrittrici

VENERDÌ 30 MARZO 2012

Il Festival dell’Inedito

Ovvero: del confine tra

onestà intellettuale e marketing

Il Festival dell’Inedito, come da homepage, è un progetto di “scouting dei nuovi stili e talenti letterari”, che vanta partner istituzionali quali il Comune di Firenze, la SIAE, la Federazione Unitaria Italiana Scrittori e Radio Tre, oltre a diversi prestigiosi collaboratori tra i quali lo scrittore
Antonio Scurati, già finalista al Premio Strega.
Sembra si tratti quindi un’iniziativa molto nobile, e leggendo di sfuggita il loro sito questa sensazione viene rafforzata da una presentazione generale accogliente e molto ben confezionata.
Quello che però non viene

MAI

detto esplicitamente in nessuna parte del sito, è che si tratta di un’iniziativa a scopo di lucro, legittima e assolutamente regolare, ma a scopo di lucro.
Si tratta cioè di un evento organizzato da un’agenzia letteraria che fornisce servizi a pagamento.
Per esempio non compare da nessuna parte il tipico link Chi siamo oppure, in alternativa Cos’è il Festival dell’inedito, che implicherebbero una (forse scomoda) dichiarazione d’identità, ma solo il link Perché un Festival dell’inedito, dove chiaramente si parla degli scopi e delle modalità con cui raggiungerli, ma non si chiarisce mai esplicitamente con chi abbiamo a che fare. Perché no? Si tratta di un’agenzia letteraria che fornisce servizi a pagamento, cosa c’è di male? Niente, a meno che non si tenti di far passare la cosa come un’iniziativa esclusivamente culturale, come un trampolino di lancio per nuovi talenti aperto davvero a tutti.
Vorrei cominciare prendendo in esame un’interessante dichiarazione dello scrittore Antonio Scurati, presidente del comitato dei lettori del Festival, perché mi fornisce l’occasione di toccare diversi punti cruciali di quella che è a mio parere la contraddizione di fondo dell’intero progetto.
Dice Scurati:
La cosa straordinaria del Festival dell’Inedito non è solo che noi dell’organizzazione ci si impegni a leggere, considerare, valutare tutte le centinaia (migliaia?) di manoscritti che ci giungeranno da tutta Italia…
Non è una cosa straordinaria che dei professionisti si impegnino a leggere, considerare, valutare tutte le centinaia o migliaia di manoscritti pervenuti al festival se la preiscrizione (grazie alla quale si ottiene la valutazione) costa ad ogni singolo partecipante

130 euro + IVA.

Straordinario sarebbe se tutto questo fosse gratuito, altrimenti abbiamo di fronte un servizio molto ordinario che qualunque agenzia letteraria fornisce se la si paga cifre anche molto simili a quella richiesta per la preiscrizione al Festival.
…ma anche che le centinaia di scrittori “sommersi”, che a ottobre verranno di persona a Firenze, si forniranno ascolto reciprocamente, divenendo l’uno il pubblico dell’altro.
Qui Scurati, procedendo a descrivere la straordinarietà della cosa, omette il fatto che per partecipare al Festival, e quindi fraternizzare culturalmente con gli altri autori nei tre giorni dell’evento a Firenze, oltre alla preiscrizione di cui sopra il partecipante dovrà versare un’ulteriore cifra di iscrizione di 

400 euro + IVA.

Il che significa che questo ascolto reciproco costa al partecipante ben

530 euro + IVA 

(in tutto circa630 euro).

A questo proposito, sulla pagina Facebook del Festival, in risposta ai numerosi commenti che fanno presente i costi di partecipazione molto alti, il “Festival” risponde puntualmente accennando ai servizi forniti: “sono stati valutati in base ai tanti servizi che offriremo ai professionisti che parteciperanno all’evento e che riguardano la valutazione dell’opera, la promozione e la pubblicazione”, e concludendo sempre con un invito a visitare il sito del Festival dove tutti i servizi sono descritti nel dettaglio. Bene. Andiamo a leggere sul sito del Festival in cosa consiste esattamente questo dettaglio:
QUOTA di PREISCRIZIONE 130 € : Per essere letti e ricevere una scheda di valutazione della tua opera. Se sarai selezionato dal Comitato Lettori potrai iscriverti al Festival.
QUOTA di ISCRIZIONE 400 € per:
  • Avere un proprio SPAZIO ESPOSITIVO alla Stazione Leopolda per i tre giorni dell’evento
  • Avere la PREVIEW della propria opera sul sito di excalibooks
  • Essere PUBBLICATO, ed eventualmente VENDUTO, online per un anno intero sul sito di excalibooks
  • Partecipare al contest per avere un CONTRATTO DI PUBBLICAZIONE con una IMPORTANTE CASA EDITRICE ITALIANA
Ora, mettiamo per un attimo da parte il fatto che quello che avete appena letto potrebbe benissimo essere la proposta di servizi a pagamento sul sito di una qualsiasi agenzia letteraria, e soffermiamoci sulla vaghezza di questa sfilza di presunti vantaggi che si acquistano per 400 ulteriori euro (+ IVA, hanno scordato di precisare): nessuno, neanche la miglior agenzia letteraria del mondo, può prometterti il successo, e se lo fa rischia serie conseguenze legali. Ma se non sei accattivante nessuno deciderà di avvalersi dei tuoi servizi, nessuno ti pagherà e ti farà sopravvivere, quindi cosa fai? Lasci intendere. Stai attento a non superare la soglia dell’ingannevole perseguibile. Lasci credere senza promettere. Se poi chi ci ha creduto resta deluso non è un problema tuo, tu sei stato attentissimo a non promettere nulla, e se il partecipante ha letto solo le parole in MAIUSCOLO cosa puoi farci? È il marketing, baby. E quindi ecco parole scelte come quell’EVENTUALMENTE venduto, come partecipare AL CONTEST per (sempre eventualmente, trattandosi di un contest e cioè di una gara, ndr) avere un contratto.
Ma parliamo di questo contratto. Dov’è? Si può leggere? NO. Sul sito dicono che può essere letto e approvato al momento dell’iscrizione. E va bene, ho pensato, sicuramente durante la procedura di iscrizione viene chiesto di accettare le condizioni contrattuali e poi si versa la cifra per partecipare, quindi posso provare a iscrivermi e leggere il contratto senza però versare soldi alla cieca. Ci provo. Mi registro al sito, compilo la scheda dell’opera e carico un file a caso (scrivendo alla voce breve descrizione dell’opera: “una storia sulla difficoltà di essere se stessi fino in fondo”), clicco invio e attendo di poter finalmente leggere il contratto che, nel caso il mio capolavoro letterario fosse selezionato o vincesse la pubblicazione, verrà sottoposto alla mia firma. Ma niente contratto. Compare invece questa scritta:
Il file è stato trasferito con successo al server!
Puoi andare su Acquisto Servizio e procedere col pagamento della quota di Preiscrizione. Grazie.
Ma come. Si chiede ai partecipanti di versare la quota di preiscrizione (130 euro + IVA) e solo una volta iscritti viene sottoposto loro il testo dell’eventuale accordo contrattuale di pubblicazione? La risposta è sì. Come da articolo 8.1 del lunghissimo Regolamento Generale pubblicato sul sito:
8.1. Per la categoria narrativa in prosa e poesia, ciascuna delle case editrici indicata come Tutor di tale categoria sul sito www.festivaldellinedito.it, sceglierà, nella più ampia discrezionalità, tra le 20 Opere migliori selezionate dalla Giuria ai sensi del precedente articolo, un’Opera che otterrà un contratto di edizione in formato ebook o in formato cartaceo alle condizioni riportate nell’allegato sottoscritto dai Partecipanti in sede di Iscrizione e contente l’impegno alla cessione a terzi dei diritti di sfruttamento e utilizzazione economica delle Opere.
Quindi mi chiedete di versarvi 130 euro + IVA e solo dopo aver pagato posso conoscere a che condizioni contrattuali sarò pubblicato una volta che sarò selezionato? Sorvolando per il momento sul fatto che è praticamente escluso qualunque tipo di trattativa sul contratto di edizione, come da serio rapporto professionale tra autore ed editore, questa procedura denota una grave mancanza di trasparenza, da qualunque punto di vista la si guardi. E questo perché io, autore che vi sottopongo il mio testo, ho tutto il DIRITTO prima di iscrivermi e pagarvi, non dopo, di conoscere il contratto che se vincerò dovrò firmare, e che condizionerà il mio futuro e quello della mia opera per chissà quanti anni (appunto, chissà, perché neanche questo ci è dato sapere).
Ma non è finita qui.
Un altro passaggio che mi ha molto colpita del lunghissimo Regolamento è questo:
11.3. Nelle ipotesi di annullamento del Festival previste dal presente articolo, l’Organizzazione rimborserà ai Partecipanti la sola quota di Iscrizione decurtata del 50%. Verrà inoltre rimborsato il 100% di quanto eventualmente versato per ciascun Servizio extra non effettuato.
Ennesima analogia. I servizi extra funzionano esattamente come per una qualsiasi agenzia letteraria, non sono inclusi nell’iscrizione e vanno pagati a parte, uno per uno: presentazione dell’opera in una saletta del Festival della durata di mezz’ora: 100 euro + IVA; lettura di brani del libro da parte di un attore professionista: 150 euro + IVA; offerta del servizio di stampa da parte della società Licosa per le opere non selezionate a un prezzo speciale (giuro, c’è scritto proprio speciale).
Bene, quindi almeno i servizi extra, se il Festival viene annullato, mi vengono rimborsati. Ma NON metà dell’iscrizione (metà dei 400 euro + IVA) e la preiscrizione per intero (130 euro + IVA). Dunque, se il Festival non si facesse più (che so, perché costa troppo e perché si iscrive un numero insufficiente di autori) dei 530 euro + IVA che ho versato, tornerebbero nelle mie tasche solo 200 euro + IVA? Meno della metà?
Questo è quello che intendo per comunicazione al limite dell’ingannevole. Sorvolare sul fatto che L’INTERA PREISCRIZIONE (130 euro + IVA!) non verrà rimborsata e concludere con quel confortante 100% dei servizi extra che invece vengono rimborsati per intero.
Un’iniziativa culturale che si rispetti non usa questi sotterfugi, perché il suo scopo è la diffusione del sapere, e non il denaro; è fornire un servizio che vale ben più della spesa, e non accumulare iscritti inconsapevoli di cosa comporti esattamente l’iscrizione perché poco avvezzi a districarsi tra le trappole e i trabocchetti del marketing comunicativo.
Quindi, tornando finalmente alla dichiarazione del presidente del comitato lettori del Festival dell’inedito, mi sorprende molto che Antonio Scurati non la pensi come me, al contrario, ecco come definisce il progetto:
È la realizzazione di un ideale virtuoso di comunicazione letteraria orizzontale, libera, democratica e aperta a tutti. Si prospetta così un orizzonte futuro in cui la linea di separazione tra chi scrive e chi legge non sia più un confine invalicabile, presidiato e spesso sbarrato dal sistema della produzione culturale industriale e della comunicazione commerciale, ma una frontiera aperta, facilmente transitabile in un senso e nell’altro”.
Il progetto Festival dell’inedito è un evento a scopo di lucro (e non c’è niente di male), ideato da un’agenzia letteraria che fornisce servizi a pagamento (e non c’è niente di male). Quello che non va bene è che
    1. un’agenzia letteraria che offre servizi a pagamento si presenti come altro da sé, come un Festival il cui unico interesse è promuovere la cultura e il talento;
    2. il regolamento, in caso di annullamento del Festival, preveda il rimborso di meno della metà della considerevole cifra già versata dagli autori per iscriversi e partecipare;
    3. si pretenda dagli autori il versamento della quota di iscrizione alla cieca, e cioè senza conoscere le condizioni contrattuali che in caso di vittoria ci si troverà a dover sottoscrivere, prendere o lasciare il premio.
    4. il progetto giochi la sua campagna promozionale sull’idea di un’iniziativa letteraria finalmente “orizzontale, libera, democratica e aperta a tutti“, come la definisce Antonio Scurati, al quale, spiace dirlo, o concediamo la buona fede, e dunque una inaccettabile ingenuità della terminologia (inaccettabile per un intellettuale del suo calibro). E’ orizzontale, libero, democratico un Festival in cui la discriminante per partecipare è disporre di ben 630 euro? O non ci resta che considerarlo consapevole di aver usato le parole non solo a sproposito ma anche in malafede?
Carolina Cutolo
Per Scrittori in Causa
Leggi anche, sullo stesso argomento:
Il business dell’inedito: al via il primo festivalspenna creativi, di C. B. Mazzotta.
Se Milano piange, Firenze non ride, di J. Ninni.
I sommersi e i saldati, di Editor in maniototo.
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Massimo CacciaMar 30, 2012 06:41 AM

Vigilare e stare sempre attenti! Tutti, in tempo di crisi, sembrano ricorrere agli espedienti.

Carolina VenturiniMar 30, 2012 07:02 AM

Ne ho sentito parlare. Su Twitter è in corso una vera e propria battaglia contro questa iniziativa.

  • Bene, Carolina, sono lieta di saperlo. Se ne parliamo e diciamo pubblicamente IN TANTI che queste cose non ci piacciono forse smetteranno di essere considerate NORMALI!

    Carolina Cutolo

  • carolina è un bene dell’umanità

     

  • Carolina Cutulo, se non ci fossi dovrebbero inventarti.

     

  • Grazie, troppo buoni 🙂
    Carolina

  • Nel leggere sentivo il fastidioso ronzare di un pensiero, ora che sono riuscito a coglierlo mi rendo conto del motivo per cui il suo svolazzare fosse così fastidioso.

    In apertura si dice: […] si tratta di un’iniziativa a scopo di lucro […]

    Cito una breve parte di una intervista ad Antonio Scurati, condotta da Loredana Lipperini durante il programma Fahrenheit.

    Domanda: “Si deve pagare per partecipare al Festival degli Inediti?”
    Risposta: “Sì, c’è una piccola quota di iscrizione che è indispensabile a contribuire a sostenere la macchina organizzativa che comunque sarà molto più costosa… e dipenderà, comunque da… e lo dico qui per essere chiaro, anche da sponsor privati che sosterranno la manifestazione, che altrimenti non avremmo potuto fare. Però una piccola quota di iscrizione secondo me è anche una cosa giusta e prevista”.

    Se parliamo di un’iniziativa a scopo di lucro, come può Scurati dichiarare: “contribuire a sostenere la macchina organizzativa che comunque sarà molto più costosa?”
    Menziona degli sponsor privati indispensabili per la realizzazione della manifestazione, si tratta di aziende che fanno parte di coloro che si divideranno gli incassi, o fanno anche loro parte delle vittime, convinti a sostenere con del denaro una manifestazione venduta come culturale?

    Troverete qualche brano in più, riguardo all’intervista su Bookblister. (http://bookblister.com/2012/03/30/il-festival-dellinedito-silenzio-considerazioni-conclusive/)

     

  • C’è un aggiornamento di stato sullo spazio Facebook del Festival, lo riporto per intero:

    “Carissimi, quanti siete! 🙂
    Eccoci! Non siamo fuggiti! Abbiamo letto e raccolto tutti i vostri commenti e suggerimenti. Siamo, infatti, convinti che un evento complesso come quello che vi stiamo proponendo cresce, migliora e si perfeziona anche ascoltando la voce critica, purché costruttiva ( e non maleducata!) di chi dissente. Ci prendiamo ancora qualche giorno per riflettere su come migliorare i punti più discussi della nostra proposta e speriamo, entro la settimana prossima, di riuscire a sottoporvi una versione rivista del Festival che però non tradisca la sua natura e cioè quella di un evento creato per promuovere, sostenere e festeggiare la creatività dello scrivere in ogni sua forma. Buon week end!”

    Dopo la pioggia scrosciante di critiche fa un po’ sorridere questa facciata forzatamente gioviale, un po’ da catechisti. Ma comunque sembrano aver preso in considerazione le critiche e annunciano dei cambiamenti in corso. Ci si domanda però che tipo di cambiamenti, perché è chiaro che delle due l’una: o rendono il Festival dell’Inedito completamente gratuito per chi si iscrive, o rivedono le loro dichiarazioni (al momento contraddittorie) e si presentano finalmente per quello che sono: un’agenzia letteraria che offre servizi a pagamento. Staremo a vedere, perché al momento si spacciano per “promotori e sostenitori” della creatività, mentre quelli promossi e sostenuti sono loro, dagli iscritti al Festival che li finanziano.

    Carolina Cutolo

     

  • che schifo….

  • Editor In Maniototo non riesce a commentare, aggiungiamo noi il suo commento pervenuto per email:

    Ah ah ah, ma che risate. Prima tirano il sasso, poi ritirano la mano perché li hai pizzicati e solo per ritirarti il sasso poco dopo, però avvolto in uno straccio così magari stavolta non te ne accorgi. Sembrano quelli della libreria a kmzero milanese che dopo le critiche hanno finto di cambiare rotta e non dare spazio all’EAP, dicendo che non daranno spazio al print on demand, etichetta che affibbiano solo a fenomeni come ilmiolibro, che non ci sarebbe stato a priori nella libreria. In pratica giocano sull’equivoco tra EAP e print on demand. E come si credono furbi per questo.
    Ma mi facciano il piacere tutti e due!

    Editor In Maniototo

    I sommersi e i saldati, ovvero il festival dell’inedito (pagautore), ovvero non leggete i tweet al conducente

  • ehm… non vorrei rovinarvi l’attesa, ma vi devo confessare che chi risponde sul sito del festival, come ho potuto constatare dalle evanescenti altre risposte, è la donna delle pulizie. sorry

     

  • Perché non mi sorprende? È uno schifo, diciamolo senza mezzi termini, ma non mi sorprende. Ne ho viste di porcherie in questo settore…

     

  • Ormai attendo, con grande curiosità, la prossima puntata della mia telenovella preferita… Quello che conta è che, il parlarne, abbia prodotto qualche esito. Adesso vediamo se chi di dovere ha colto (diciamo così) le nostre indicazioni (diciamo così).

  • Intanto bella iniziativa, complimenti, e grazie per la diffusione della notizia. Però, e qui c’è un però grande come una casa, forse non sapete che chi scrive, ed è appunto un esordiente, si sente oggi quasi un ladro, una figura sicuramente da evitare, quasi un lebbroso. Ed è così complicato capire per quale motivo il proprio manoscritto non viene accettato, che il mondo si sta riempiendo di carta straccia e di scrittori incazzati e livorosi, convinti che la propria sia un’opera unica. Ciò che intendo dire è che poiché la scrittura edita non sempre è all’altezza, almeno in Italia, e nessuno capisce quali siano i parametri di scelta di un romanzo e nemmeno la critica mi pare così obiettiva -a parte qualche uscita della Aspesi o di Cotroneo-, credo sia anche naturale che chiunque si senta autorizzato a autodefinirsi il nuovo Proust.
    I cosiddetti “padrini” poi, non valgono più una cicca e quindi, anche se autorevoli scrittori vanno facendo in giro il nome di quello o quell’altro talento, non sono nemmeno presi in considerazione.
    Quando ero assistente di Cotroneo in Luiss, per il Master in scrittura creativa, sentivo dire esattamente il contrario, almeno dagli editori che si “esibivano” in cattedra e parlo di piccoli, medi e grandi editor e editori. Sentivo dire che l’esordiente è oro, che senza l’esordiente non esiste editoria eccetera. Ebbene, una volta arrivati all’editor della piccola, media o grande casa editrice ci si può anche mettere l’anima in pace perché, nel migliore dei casi, nemmeno si otterrà risposta. La maggior parte degli Editor ha oggi un profilo FB dal quale scherzano e si divertono e pubblicizzano magari il proprio ultimo romanzo o quello dell’amico e, in tantissimi casi, non ha un comportamento eticamente corretto (buona educazione e nulla di più) con quanti inviano il proprio manoscritto e vorrebbero solo averne notizie. Molte interessanti case editrici -Minimum fax in testa- nemmeno accettano manoscritti e quasi tutti hanno, nei confronti dell’esordiente, un atteggiamento di supponenza molto fastidioso. Tutti sono stati esordienti, in molti che poi si sono rivelati dei grandi autori, nemmeno sono stati pubblicati se non postumi.
    Ovviamente, poiché nella mia vita cerco di evitare qualunque ipocrisia, io per prima mi sto scontrando con questa realtà e che vi garantisco a quaranta anni, con un curriculum di tutto rispetto in ambito artistico e una vita drammatica alle spalle, non è accettabile, è frustrante è triste.
    Ora ciò che il mio intervento, spero non troppo confuso, vuole comunicare, è che non basta attaccare i “falsi festival” ma bisogna aiutare i falsi scrittori (magari vistosamente mediocri, e ce ne sono tantissimi) a non farsi troppe illusioni e magari a confrontarsi con scritture veramente “di peso”. Dovreste anche far capire agli editori e agli amici editor che una risposta è dovuta anche al cane Snoopy, e che se veramente vogliono fare qualcosa, dovrebbero lasciare un po’ il potere del marketing per ridarlo all’intellettuale. Ormai tutte le case editrici vanno dietro all’ultima tendenza, il lieto fine è d’obbligo e la realtà è lasciata a chi la vive e che non trova più riscontro (né consolazione) in quella edulcorata che la nuova letteratura rosa va proponendo.
    Insomma, voi che siete stati “battezzati” scrittori, dovreste aiutare l’esordiente e non colpirlo ancora più duramente, dovreste ricordarvi cioè, che esordienti lo siete stati anche voi e non è una brutta malattia. Non siamo bestie da guardare dall’alto in basso, molti hanno grande talento, un talento che gli addetti ai lavori, spesso presi dal proprio tornaconto e dal proprio ego non riescono a valutare. Se esiste un Festival dell’inedito una ragione c’è e anche ben visibile. Lo spazio è vuoto. Grazie buon lavoro. M’impegnerò a diffondere la notizia che comunque sia è gravissima e comunque lesiva nei confronti di chiunque si sia messo in questo guaio… scrivere.

     

  • Un’importante POSTILLA a quanto scritto finora.
    Ho provato a procedere nell’iscrizione cliccando su “Acquisto Servizio”, perché mi è venuto lo scrupolo che forse c’era una possibilità di leggere il contratto in un passaggio intermedio prima di procedere al bonifico dei 130 euro + IVA per la preiscrizione. Niente, non è possibile. Ma accedendo alla scheda di preiscrizione, viene richiesto di spuntare per accettazione una strana formula:

    “Leggi e poi clicca per l’approvazione di specifiche clausole del Regolamento ai sensi degli art. 1341 e 1342 c.c.”

    Strana perché teoricamente queste clausole sono state già accettate accettando il regolamento per intero. Ma cliccando su “Leggi”, ecco cosa ti chiedono di accettare, per la seconda volta, per essere sicuri:

    Dichiaro di approvare in via espressa e specifica, ai sensi degli art. 1341 e 1342 c. c., le seguenti clausole del Regolamento del I° Festival dell’Inedito: art. 7.3 (rinunzia alla contestazione del giudizio della Giuria); art. 9.3 (autorizzazione della preview); art. 9.4 (impegno irrevocabile alla cessione di diritti); art. 9.7 (manleva per l’utilizzo delle opere); 10.4 (rinunzia in caso di esclusione); 11.4 (rinunzia in caso di annullamento); 12.3 (rinunzia per le variazioni); 12.4 (rinunzia per mancata realizzazione di aspettative); 12.5 (rinunzia nei confronti dell’Organizzazione per fatto del Tutor); 12.6 (Foro esclusivo).

    12.4: RINUNZIA PER MANCATA REALIZZAZIONE DI ASPETTATIVE.
    Quindi lo sanno bene che la questione ASPETTATIVE è cruciale.
    Ma rileggiamo la clausola per esteso:

    12.4. In ogni caso, resta inteso che le obbligazioni assunte dall’Organizzazione costituiscono obbligazioni di mezzi e che pertanto l’eventuale mancata realizzazione delle aspettative dei Partecipanti (ivi incluso un ritorno economico o di promozione che i Partecipanti dovessero perseguire a mezzo della partecipazione al Festival) non li legittimano ad avanzare qualsiasi diritto e/o pretesa e/o rivendicazione nei confronti dell’Organizzazione medesima.

    Insomma: se ancora non fosse abbastanza chiaro, l’organizzazione del Festival è perfettamente consapevole che c’è la possibilità che gli autori siano scontenti, delusi dall’esito del Festival, in termini economici e di visibilità, quindi hanno ben visto di auto-tutelarsi in questo senso.

    Quindi: l’autore deve accettare il regolamento e pagare senza conoscere il testo dell’eventuale contratto di edizione mentre il Festival si premunisce (due volte!) e si lava le mani in caso di lamentele se l’autore fosse scontento degli esiti del concorso?

    Complimenti.
    Carolina Cutolo

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