Ischia, un’isola di poesia

Ischia, un’isola di poesia
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Ischia, un’isola di poesia

Ischia, un’isola di poesia 

Ischia, un'isola di poesia

Ischia, un’isola di poesia

ISBN: 978-1-4092-7941-9

Descrizione: Cinque Autori e numerose gradevoli illustrazioni eseguite da Artisti dell’immagine, per una piacevole lettura nel ricordo degli sponsor del libro. LUCIANO SOMMA, del quale è impossibile elencare i premi ricevuti tra cui il “Pasquale Festa Campanile – Ischia 1995”; ELENA MANCINI le cui poesie d’incantevole fantasia, si mescolano a romantici incontri e crude realtà; ROBERTA PANIZZA annoverata fra i vincitori di “Habere Artem” indetto da Giuseppe Aletti Editore”; ITALO ZINGONI, Membro dell’ Accademia G. Marconi di Roma per “meriti poetici”; BRUNO MANCINI che è stato recensito come poeta nei cui componimenti“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi…”; sono i cinque poeti proposti nell’Antologia “Ischia, un’isola di poesia” curata da Roberta Panizza e Bruno Mancini.

Editore: Mancini – Panizza
Anno del copyright: © 2008
Lingua: Italiano
Nazione: Italia

Dettagli di stampa: 6″ x 9″, rilegatura rilegatura termica, carta interna crema (peso 60#), inchiostro per l’interno B/N, carta esterna bianco (peso 100#), inchiostro per l’esterno in quadricromia

Antologia poetica a cura di

Roberta Panizza e di Bruno Mancini

COMUNICATO STAMPA

Nei giorni sottoindicati, Radio Sonora
http://www.radiosonora.it

proporrà in una rubrica affidata a Gioia Lomasti
www.poesiaevita.com/radio_sonora.php

la prima di una serie di puntate allestite da Luciano Somma
www.partecipiamo.it/Poesie/Luciano_Somma/1.htm

e condotte da Antonio Mencarini
http://www.madrenapoli.com

che prevedono la lettura delle poesie pubblicate nell’Antologia
ISCHIA, UN’ISOLA DI POESIA

a cura di Roberta Panizza
www.poesiaedintorni.it

e di Bruno Mancini
www.emmegiischia.com/wordpress/bruno-mancini

Oltre alle biografie dei poeti, ed alla declamazione delle loro poesie, sarà possibile ascoltare canzoni di Luciano Somma e di Nicola Pantalone
www.emmegiischia.com/wordpress/musicisti/nicola-pantalone

Fungerà da sigla e da sottofondo musicale “Napoli Urrah di L.Somma- G.Villa- F.Foglia cantata da Angelo Cavallaro… e naturalmente si parlerà dell’isola d’Ischia
www.emmegiischia.com/wordpress/localita

Vi aspettiamo in molti

http://www.poesiaevita.com/radio_sonora.php

>http://www.radiosonora.it

Lun 4 h 21,30; Mer 6 h 9,00; Dom 10 h 19,00;

il podcast sara’ scaricabile nei gg successivi alla diretta.

Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.

“Percorso di
memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”


“Il continuo
intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”

“…sembrano
accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un
miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili
esistenze.”

“…a volte lirismo
crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”


“Opera interessante
per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”

“…seria
preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.”

“…lavoro meditato,
armonioso di buon afflato poetico.”

“…sincero,
elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento
che attraversiamo.”


“Non racconto né
romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano
puramente tecnico linguistico.”

“Una prosa lacerata
e sfuggente…”

“Le aperture
liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore
invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”

“Quasi poesia
cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”

“Lavoro intenso,
vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”

“Una voce nuova che
chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è
sviluppata.”

“Troverete un urlo
e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi…”

Prima dell’alba

regalami un verso

così che io possa

sfrontata babbuccia

ricamo sulla brina

imprimere.

Al sole tenero

Vederla piangere di gioia

Bruno Mancini è nato a Napoli nel 1943 e risiede ad Ischia
dall’età di tre anni.

A lui piace dire che l’origine della sua ispirazione o forse
solo un iniziale impulso ancestrale ed istintivo, il vero basilare momento
poetico della sua vita, si è concretizzato nell’incontro, propriamente fisico,
tra i suoi sensi acerbi, infantili, e le secolari, immutate, tentazioni
autoctone dell’Isola d’Ischia, dove le leggi della natura sembravano fluire ancora
difese da valori di primitive protezioni.

Anche se aggiunge, con molta auto ironia e con un pizzico di
provocazione, “Le mie primissime esternazioni poetiche le ho espresse in
tenerissima età, quando ancora non avevo pronunziato per la prima volta la
parola
mamma, ed alla fine di ogni
abbondante poppata liberavo graziose ispirazioni poetizzando mediante dei
grandiosi “ruttini”.

 

 

Quando sarò pensiero


Quando sarò pensiero
su cigli di visioni
dagli orizzonti nitidi
verso stele di mie antiche iscrizioni,
oppure anche
il tempo in cui sarò passione
nel buio ottuso
per lunghi sguardi amorosi
lasciati illanguidire dalle mie tristezze,
di certo o forse
il giorno che sarò ricordo
tra vociare arruffato
di vecchi amici alticci
sulle note matte delle mie sortite,
non posso, voglio,
quando sarò pensiero,
quando sarò pensiero
la docile coerenza
strappata a mani unite
dai cesti di delizie
per gli epigrammi delle tue certezze,
non posso, voglio,
il tempo in cui sarò passione,
il tempo in cui sarò passione
la mascherata tenerezza
oltre effimere apparenze
di abbracci mafiosi
interrata sotto il magna del tuo vulcano,
non posso, voglio,
il giorno che sarò ricordo,
il giorno che sarò ricordo
il giorno voglio
il nostro giorno voglio
intero
dal primo all’ultimo minuto
dal primo all’ultimo sorriso
dal primo all’ultimo tuo bacio.

Dalla raccolta di poesie “Non rubate la mia vita”


DAVANTI AL TEMPO

Vanire in dolcezza di forma,
sospesa apparenza,
nel gorgo di volute fughe
è l’ultimo ponte.
E tutto si genera nuovo
sparso tra fossili addii.
Poi l’ombra assorbe.
“Ora che odi
lo schiudersi del labbro
stimoli palpiti inganni”.
Acuminata nullità
passione senza pensiero.

Dalla raccolta di poesie “Davanti al tempo”


NON RUBATE LA MIA VITA

Un sorriso di mare smeraldo
un profumo di ortensia maculata
lo scampanare di turisti pascolanti
lo sciacquio di graniti biancastri,
TEMPO,
la sposa non mi chiede altro
i miei ingorghi pazienteranno ancora
tra un’onda senza fine al tramonto
nel poggio di agrumi e di ninfee.
Non rubate la mia vita,
prendete i sogni.

Dalla raccolta di poesie “Non rubate la mia vita”.


SEMBRI

Oggi.
Oggi dai trespoli selvagge cocorite
oggi da Chio sovrana tralci di vitigni
oggi etiopi zefiri ambrati
giallo deserto
di sabbie egiziache
oggi sui prati delle tue lusinghe
affascinanti.

Così o come
nel fertile appanno
la goccia sul vetro.

—°°°—°°°—
Domani.
Domani ti pongo addosso trina d’Alsazia
domani raggiante ritorno d’incenso e di eucalipto
domani che dipana i nostri intrighi
le foto con sorrisi
le lettere d’amore
domani incise negli angoli dei mondi
dal picco della mia follia.
Discesa o risalita
con docile affanno
la mano alla roccia.

—°°°—°°°—

Oggi o domani.
Oggi o domani forse ingorde speranze
sonnamboliche ipnosi
nella veglia incredula
della nostra vita.
Atlante affaticato
io
resto piolo.
Calliope appartata
tu
sembri una sposa.

Dalla raccolta di poesie “Non rubate la mia vita”.


Agli angoli degli occhi
sotto pigrizie amiche
prepara a morte
nostalgia.
Passa più parti
lampo di tempo indietro
indietro secoli
e sempre come sempre.
Cambia
se non adesso
a morte.
Alla viola nasce il pensiero
e posso ancora muovermi
venirti accanto
e senti la corteccia vecchia e inutile 

Dalla raccolta di poesie “Agli angoli degli occhi” .


E sento bestemmiare il cielo
e sento l’aria pungermi la carne
e sento quel malvagio gallo
in vicinanza di morte
di Cristo ricordarmi il tradimento.

E suona ancora la mia campana
e sono ancora sulla mia pelle vive
le sinfonie di quei silenzi d’alba,
ma ora mi riporta il primo sole
la sola angoscia di sentirmi osso.

Sono quella cornice vuota
quel vuoto incoronato.
Sotto un vento d’incanto
sono un curvo pastore d’illusioni.
Sono quel tronco cavo che vidi un mattino,
in sofferenza d’arsura,
nero d’insetti:
ma in lui bucava, estrema reliquia
la povertà silente nel perdono. 

Dalla raccolta di poesie “Davanti al tempo”


Brulichio di tante palline
buttate a caso insieme per terra.
Come fai a parlarmi?
Quel fiore che vive una notte
per ogni
cent’anni.
Come fai a parlarmi?
Ricordarmi qualcosa.
A quest’ora. A quest’ora.
La pelle ubbriacata
come s’io stessi ancora
ad ungerla di gin
nell’ombelico vuoto piccola coppa,
e a grande mano
stendessi al seno,
al collo.
Girati.
Tutta la schiena
e natiche.
Piuma.
Sulle montagne
un forte vento di neve
ha ricoperto gli alberi.
Come fai a parlarmi?
Quella tua lunga verginità
presa in due ore
su un letto di tovaglie.
Brulichio di tante palline
buttate a caso insieme per terra.

Dalla raccolta di poesie “Agli angoli degli occhi”


I tuoi occhi
sono rupi.
La tua pelle è
liscia come ghiaccio.
Capelli
nebulose.
Il tuo orecchio ricorda la scia di un motoscafo concentrica in un lago calmo alpino e limpido.
Le tue ciglia
cipressi.
Il tuo braccio e la tua spalla
un cavallo, una cavalla.
Formiche
le tue unghie.
I tuoi occhi
sono rupi
le tue ciglia
cipressi
le tue dita mi ricordano il differenziale una tastiera di pianoforte
di fisarmonica le tue dita mi sembrano le leve che fanno suonare
clarini e sassofoni.
Bacio il tuo
petto
la guancia
come premute di arancia siciliana.
Questa luce di lanterna
questo cuscino
questo muro che ti tocca
questi libri intorno
questa luce
di lanterna
rossa
attutita da una stoffa
questa aria
tutta nostra
già respirata
già sudata
ti bacio
capelli
nebulose.
La tua gola
è la ruota di una carrozzella, la tua gola sono i raggi di una ruota
di carrozzella, la tua gola è una bottiglia
la tua fronte
è una marina
i tuoi denti
sono teste di cerini
il tuo labbro sai
il tuo labbro
è curvo come un arco
e il tuo naso
è la freccia
bella
la tua fronte
è una marina.
Il tuo cuore
lo sai
non è tuo.
Il tuo cuore
non è tuo
il tuo cuore.
I tuoi occhi
sono rupi
le tue ciglia
cipressi.

Ancora non cantano le prime voci dell’alba
tu canti una nuova canzone
tu guardi e sorridi
tu cerchi le mani
tu cerchi i pensieri
questa luce
di lanterna
attutita da una stoffa
gli affetti più densi
gli amori più enormi
più calmi
più belli.
I tuoi occhi
sono rupi
le tue ciglia
cipressi
la tua fronte
è una marina.

Dalla raccolta di poesie “Segni” .


LE MUMMIE E LE VESTALI


LA FORZA DI IGNAZIE

Se io fossi stata solo figlia
se io fossi stata solo
se io fossi stata
se io fossi
se io
se
per vicoli stretti e fumosi
attenta smarrita
avrei venduto gli occhi.

Se io fossi stata solo sposa
se io fossi stata solo
se io fossi stata
se io fossi
se io
se
per luccichii mimetici
solitaria rarità
avrei gelato le parole.

Se io fossi stata solo madre
se io fossi stata solo
se io fossi stata
se io fossi
se io
se
per veglie e voglie
condannata smarrita
avrei sedato i suoni.

Se io fossi stata solo donna
se io fossi stata solo
se io fossi stata
se io fossi
se io
se
per folli folle disumane
paradisi perduti
avrei tritato i pensieri.

°———°———°———°

Ma tu offendimi
con albe boreali
e poi sussurrami
di tuoni di tempeste
ma tu affondami in nuvole di abbracci
e poi ritrovami
nelle bugie dei sogni

io vivo da sempre
quasi fossi vestale
attonita.

LA FORZA DI IGNAZII

Come giunco
tra rane

sbattuto
frustato
sferzato
quando avevo vent’anni
ho lasciato mio padre
lui ne aveva cinquanta.

Come graffio
su specchio

stridente
gelante
sfregiante

quando avevo altri anni
ho lasciato l’amata
lei non so.

Come gancio
al labbro

stupisce
tradisce
scurisce

quando avevo più anni
ho lasciato mio figlio
lui era grande.

Come bruco
fra frane

rintanato
stordito
immoto

in questo giorno d’afa
ho lasciato la mia immagine
lei non lo capirà.

°———°———°———

Ma tu lisciami
e fasciami
e abbracciami
e stringimi
e scoprimi e coprimi
e narrami e ignorami
e forgiami favola ottusa

io vivo da sempre
quasi fossi una mummia
deluso.

Dalla raccolta di poesie “La sagra del peccato”.


SEGNI


Rendimi pari desideri e sbagli:
è alle acque il sogno.

Sbattono soli su scogliere
in fiamme.

Rompono stasi,
squadrano paesi,
traguardi di vicoli e ghetti
di stagni e di betulle,
“Curvi i bambini a leggere le sabbie”.

Svolgiti,
arrenditi.

Altro è sudare
altro è sommergersi.

Battono onde su scogliere
ruvide.

Non siamo stati insieme
lungo la Senna
– sui monti della follia –
a passo di Tamigi
– in anni di malinconia –
alla foce dell’Arno – d’autunno -.

Canto elegiaco
anto di mare.

Dalla raccolta di poesie “Segni”


Quel giorno avrai venti anni
e non vorrai più niente oltre,
oltre la mano della tua bambola di pezza
che ti accompagni invisibile e muta,
invisibile e muta.
Dal primo chicchirichi del primo gallo
dal primo spiumacciare del primo canarino
dal primo sbiadire della prima stella,
le stelle, il gallo, il canarino:
Lasciatemi pensare a questo giorno”.
Avrai l’età di una sorgente
e il tuo futuro vorresti fosse fermo,
fermo nel bacio sulla guancia dall’orsacchiotto bruno
che ti avvicina maestoso e fiero,
maestoso e fiero.
Dal sapore di mille profondi graniti
dall’odore inebriante di tutte le radici
dal chiarore trasparente della purezza,
graniti, radici, purezza:
Aiutami a capire questo giorno”.
Quel giorno sarò la luce
di fianco in alto sopra e sotto,
la bambola di pezza e l’orsacchiotto bruno
di fianco in alto sopra e sotto,
le stelle il gallo il canarino,
sarò graniti e zolle
radici e fiori
sarò soltanto chiarore trasparente nel tuo sorriso.
Avrai venti anni e non vorrai più niente.
Avrai l’età di una sorgente.

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