La nostra isola… in Trentino

La nostra isola… in Trentino
comeicinesi
Informazione
del 12/08/2010 178 visite 0 voti

Evento culturale:
Martedì 10 agosto 2010 – ore 21.00
“CANT’AUTORANDO”
Serata di musica e poesia a cura di Roberta Panizza
Letture di Rinaldo Delpero
Intrattenimento musicale di Annamaria Bertuzzi
Presso la Piazza di Fraviano a Vermiglio
(In caso di maltempo presso il Teatro)

Programma della serata:
• Introduzione musicale:
– L’ISOLA CHE NON C’E’ (Bennato)
– IRIS (Antonacci)
• Apertura serata
• TERESA GIRARDI
– Breve presentazione
– 4 poesie
• Intermezzo musicale:
– TUTTO QUELLO CHE UN UOMO (Cammariere)
• NUNZIA BINETTI:
– Breve presentazione
– 2 poesie
• VIRGINIA MURRU
– Breve presentazione
– 2 poesie
• Intermezzo musicale:
– SOLO 3 MINUTI (Negramaro)
• DOMENICA LUISE
– Breve presentazione
– 2 poesie
• DAVIDE CASTIGLIONE
– Breve presentazione
– 2 poesie
• Intermezzo musicale:
– SOGNAMI (Antonacci)
• BRUNO MANCINI
– Breve presentazione
– 4 poesie
• Intermezzo musicale:
– GLI OSTACOLI DEL CUORE (Ligabue)
• GIANCARLO GRASSI
– Breve presentazione
– 2 poesie
• SERGIO COSTA
– Breve presentazione
– 2 poesie
• Intermezzo musicale:
– VIA CON ME (Conte)
• ROBERTA PANIZZA
– Breve presentazione
– 2 poesie
• ESTER MARGHERITA BARBATO
– Breve presentazione
– 2 poesie
• Intermezzo musicale:
– LA CANZONE DELL’AMORE PERDUTO (De Andrè)
• LIGA LAPINSKA
– Breve presentazione
– 2 POESIE
NADIA ANJIUMAN
– BREVE PRESENTAZIONE
– 1 poesia
• CHIUSURA SERATA
• Chiusura musicale:
– UN POESIA ANCHE PER TE (Elisa)

Martedì 10 agosto 2010 – ore 21.00
“CANT’AUTORANDO”
Serata di musica e poesia a cura di Roberta Panizza
Letture di Rinaldo Delpero
Intrattenimento musicale di Annamaria Bertuzzi

Martedì 10 agosto 2010 – ore 21.00
“CANT’AUTORANDO”
Serata di musica e poesia a cura di Roberta Panizza
Letture di Rinaldo Delpero
Intrattenimento musicale di Annamaria Bertuzzi

Martedì 10 agosto 2010 – ore 21.00
“CANT’AUTORANDO”
Serata di musica e poesia a cura di Roberta Panizza
Letture di Rinaldo Delpero
Intrattenimento musicale di Annamaria Bertuzzi

Martedì 10 agosto 2010 – ore 21.00
“CANT’AUTORANDO”
Serata di musica e poesia a cura di Roberta Panizza
Letture di Rinaldo Delpero
Intrattenimento musicale di Annamaria Bertuzzi

Martedì 10 agosto 2010 – ore 21.00
“CANT’AUTORANDO”
Serata di musica e poesia a cura di Roberta Panizza
Letture di Rinaldo Delpero
Intrattenimento musicale di Annamaria Bertuzzi

Martedì 10 agosto 2010 – ore 21.00
“CANT’AUTORANDO”
Serata di musica e poesia a cura di Roberta Panizza
Letture di Rinaldo Delpero
Intrattenimento musicale di Annamaria Bertuzzi

Martedì 10 agosto 2010 – ore 21.00
“CANT’AUTORANDO”
Serata di musica e poesia a cura di Roberta Panizza
Letture di Rinaldo Delpero
Intrattenimento musicale di Annamaria Bertuzzi

Martedì 10 agosto 2010 – ore 21.00
“CANT’AUTORANDO”
Serata di musica e poesia a cura di Roberta Panizza
Letture di Rinaldo Delpero
Intrattenimento musicale di Annamaria Bertuzzi

Martedì 10 agosto 2010 – ore 21.00
“CANT’AUTORANDO”
Serata di musica e poesia a cura di Roberta Panizza
Letture di Rinaldo Delpero
Intrattenimento musicale di Annamaria Bertuzzi

Martedì 10 agosto 2010 – ore 21.00
“CANT’AUTORANDO”
Serata di musica e poesia a cura di Roberta Panizza
Letture di Rinaldo Delpero
Intrattenimento musicale di Annamaria Bertuzzi

TERESA GIRARDI

ALL’INFINITO
Ci tengo a essere
molto umana.
E non rinnego nulla,
solo potenzio
in una visuale
che non ha confini
il fremito della fibra
limitata.
SCHIFILTOSA RELIGIONE
Corri al tempio come
il fariseo che porta
alte le insegne
del suo digiuno.
E non t’importa
che Cristo arranchi
ancora sulla via
della croce.
DONNA
Sei la donna
della scrittura
e da questa attingi
perennemente
la sapienza che t’ha formata.

Tessi
instancabile i fili d’oro
delle opere
e profondi
tacita
i tesori del cuore.
CASE DEL DUEMILA
Asettiche
case del duemila,
piene di automatici confort

con l’esiguo
nucleo familiare
che si destreggia
in un ordine paralizzante,
vi vedo chiuse
ai lontani
ed a chi vive a fronte.
Ronzio di calabroni
in voi i pensieri
ed i sentimenti
tesi alla felicità
impensabile
nella divisione
NUNZIA BINETTI
Aspergimi

Aspergimi di magnetiche risonanze
perché io non dimentichi
i nodi delle dita sulle tue mani grandi
l’attimo giusto
o la consueta incostanza
l’ansia indicibile
o la speranza
di qualche assenso- dono
e chi sei tu davvero
aritmia sconnessa in una roccia
che strinsi fra le braccia
credendo fosse soffio
d’infinito
a compiacermi.

Ultima ipotesi

Non voglio quel lampione dai vetri opachi
a darmi luce
se ho già di te pallidi ricordi illuni, per lanterne
Acufèni eccelsi
inganni
di quattro schizzi di gioia prestati al cuore.
Mi riconduco alle rive del tuo fiume
dove liquide lentezze, anestesie
risanano strapiombi di tristezze
ma mi seduci al campo delle rose fiorite
in dissolvenze di profumo e moniti di spine
Asprezze.
Uso la notte come le coperte
colgo quanto tepore serve a un sogno
– ad occhi aperti –
e lo consumo se ti ipotizzo un dio.
Sorreggo il falso o solo l’impossibile.
Sosto
in un canto verticale
tra crome avare e pause sconvolgenti
i quasi miei silenzi.
Abiuro l’alba.

VIRGINIA MURRU
Era sera d’ormeggi

Era sera d’ormeggi
vele immobili all’evento
ed io tremavo
in approdi di possibile sul porto.
Orde di ragioni non sapevano
di giardini pensili nel cuore
fioriti all’insaputa del rigore
e sull’acerbo andare solo pietre
a siglare il corso al nostro passo.
Si raccontava fiero – il giorno
e si spegneva in gloria
in barbagli felici d’essere.
Felicità? Circostanza suprema
con attitudine d’eterno.
Ho spinto quella sera
piano piano
come porta cigolante sul destino
e c’eri tu sull’orlo dell’istante
a rovesciare tempo su di noi.
Certi amori
son mitosi di cellula divina
replican l’eterno e non lo sanno.

La notte dell’Orsa Maggiore

Ombre lunghe sul molo
in angoli furtivi di periferia
dietro lampioni ciechi –
poi una presa ferrigna
sulla bocca distratta
d’una libertà qualunque –
e l’omertà della notte.
Che vergogna!
Il mare se n’è lamentato
con lunghe escrescenze bianche.
Vano è stato il dibattersi
nel respiro breve
soffio senza urlo.
Il rombo d’un motore – folle
e volti screziati -negati al sorriso
a discutere di silenzi
sui miei occhi in doppia oscurità
impediti a sapere.
Non c’era neppure un grillo
a dire che era tutto normale.
Infine il tonfo sordo
da allora il mondo
è caduto in una grotta buia
viaggiando in catene e frammenti
senza un fiammifero acceso
che giustificasse
quel reato di luce.
La vita è diventata una candela
e si vergogna davanti al sole.

DOMENICA LUISE
La seminatrice di pietre

La seminatrice di pietre
sparpagliate nella levità,
ombra alla luce, carne all’anima. E vado
in un canto stonato, ma bello
e strano, al di fuori
del rigo musicale, talvolta
sepolto dentro una scorza. Nasce
amore dal dolore e dolore d’amore
con felicità caduca, filo d’erba ventoso
dentro la libertà
del gioco. Ed è goccia
ed è mare, mattino e notte,
galassia e granello, vita,
vita, altra vita.
Ecco, sono arrivata,
adesso mi riposo sugli uncini
dei nuovi agganci
e letto della fachira
con ninna nanna di nacchere.
Dormendo, nutro al seno. Il ghiaccio
si accende di afflato
e di pinguini buffi.

Ninna nanna degli ubriachi d’amore

La quintessenza del canto
radioso. Rumori
di foglie che spaccano la corteccia
a sgranare vita.
Gli odori
e il volo della coccinella
cicciona in maschera , che osa spiccare
uguale a me. Vado
nel vuoto, ma dov’è
la forza di gravità? Galleggio
così, l’aria
è un sostegno al sonno, sì:
occhi chiusi
e la delizia interna dallo stelo
ruotante in fiori strani. Giostre
nuziali e getto il bouquet
alle fanciulle con la pelle d’asino
e l’anca usurata, la voce
arrochita dal fumo, il matrimonio
sfasciato, gli anni compiuti.
Siamo un gruppo fotografico
con sorrisi di carta o pietre pomici
avanzi di sale
in trasformazioni
dell’ululato, esseri umani
assetati
sempre.

DAVIDE CASTIGLIONE
Marginale

Sei lì, il corpicino di vetro,
a conca, ricevi
una vita – senza maiuscole
perché si avvera in voci, e mani
come ora, giù in strada. Ti riconosce
chi accetta la ferita che gli offri,
piccola
scheggia tra i distacchi
e i depositi di porto: spicca
ruvida, così, la tua grazia.
Prima o dopo qualcuno senz’altro
che se stesso
ti ha offeso con la scarpa,
ti ha detto marginale.

A Monreale

e altrove ed eccetera un mio stare,
uno stare e perciò essere
disancorato.
Potesse l’umore di un luogo,
il colore costante
che affaccia alle superfici, premendo
da una profondità di radice
toccarmi allo scoperto,
scoprirmi con la stessa
schiettezza di un altorilievo…
– e uno intanto l’ho trascorso
con dita piane e la mente
a quel colore mancato.
(Va-e-vieni sul sagrato, dicerie,
portone – inciso – di cattedrale:
eccola, eccovela qua vostro malgrado
la matrice
l’altra faccia
la materia cacciata).

BRUNO MANCINI
Apaches

Scriverò di te innocente – giovane Apaches –
dalla lunga chioma di grappoli
di grappoli d’uva rossigna,
tra le fiamme dei tronchi
dei tronchi ardenti sfavillanti
una notte di cielo deserto,
deserto, nel cuore del deserto.
Penserò alla tua malinconia – giovane Apaches –
d’attesa e di passioni con occhi memorie
memorie affastellate,
sopra i fumi dei tronchi
dei tronchi assopiti
nelle notti di cielo deserto,
deserto, come il cuore del deserto.
Amerò gli sguardi squillanti – giovane Apaches –
per la felice follia di silenziosi sorrisi
sorrisi all’ombra di tante chimere,
dentro profumi dei tronchi
dei tronchi spenti dalla mia ombra
ogni notte di cielo deserto,
deserta, più del cuore del deserto.

Nel buio, donna.

Stregone e mago
come nei giochi di me bambino
-di notte-
preparo ampolle
-con i ricordi-
di fogli strani
-abbandonati-.
Nel sole, donna:
sul filo un colpo
di telefono,
sul libro un velo
di colori,
al cuore un laccio.
Le bambole sul letto
le foto alle pareti
i ciondoli
non temono distacchi.
Nel buio, donna:
sul labbro un colpo
di rossetto,
sul corpo un velo
opaco,
ai piedi un laccio.
Le bambole sul letto
le foto alle pareti
i ciondoli
non vedono distacchi.
Uno scrigno per te,
profumo intenso di malizia.

DAVANTI AL TEMPO

Vanire in dolcezza di forma,
sospesa apparenza,
nel gorgo di volute fughe
è l’ultimo ponte.
E tutto si genera nuovo
sparso tra fossili addii.
Poi l’ombra assorbe.
“Ora che odi
lo schiudersi del labbro
stimoli palpiti inganni”.
Acuminata nullità
passione senza pensiero.
Dalla raccolta di poesie “Davanti al tempo” – M.G. 2004.

Quando sarò pensiero

Quando sarò pensiero
su cigli di visioni
dagli orizzonti nitidi
verso stele di mie antiche iscrizioni,
oppure anche
il tempo in cui sarò passione
nel buio ottuso
per lunghi sguardi amorosi
lasciati illanguidire dalle mie tristezze,
di certo o forse
il giorno che sarò ricordo
tra vociare arruffato
di vecchi amici alticci
sulle note matte delle mie sortite,
non posso, voglio,
quando sarò pensiero,
quando sarò pensiero
la docile coerenza
strappata a mani unite
dai cesti di delizie
per gli epigrammi delle tue certezze,
non posso, voglio,
il tempo in cui sarò passione,
il tempo in cui sarò passione
la mascherata tenerezza
oltre effimere apparenze
di abbracci mafiosi
interrata sotto il magna del tuo vulcano,
non posso, voglio,
il giorno che sarò ricordo,
il giorno che sarò ricordo
il giorno voglio
il nostro giorno voglio
intero
dal primo all’ultimo minuto
dal primo all’ultimo sorriso
dal primo all’ultimo tuo bacio.
Dalla raccolta di poesie “Non rubate la mia vita” – M.G. 2008.

GIANCARLO GRASSI
RITRATTO DI POETA

“Il tempo bugiardo nasconde le tracce e fugge;
…………………………………………….
E ti lamenti invano!”
(Li-Po)
Ha sul volto i passi stanchi
e sulle labbra graffi di parole
lo sguardo teso a confusi orizzonti
e da eterno viandante ripete il rituale:
nocche ritmate su antiche porte chiuse
e il suono attutito dall’inutile attesa.
Ora di nuovo teme la notte che incalza
e si aggrappa alle sue parole vane
come Li-Po alla luna riflessa sull’acqua.

QUADRO D’AUTORE

Si salva la cornice. Che dire del quadro?
Nel prato evanescente cavalli cancellati
un toro sbiadisce fra rose sfilacciate
e scialbe farfalle cadono senz’ali
Un sole stinto e inchiodato non tramonta
ancora non tramonta e cento lune attendono
dietro la tela un improbabile albeggiare
E in mezzo al quadro: lui
-primigenia magia- difettosa all’origine
Ignoto l’artista della bizzarra figura
ignoto il fine
non specchio o immagine a somiglianza
eppure di prolissi celebranti
è l’emblema divino

SERGIO COSTA

Deboli luci risommerse
dal sole: quasi castelli
di concrete illusioni, come
amplessi evasi al plenilunio
Con poche gocce di sale
i pescatori, sulla battigia
riaprono le reti ferite
sul petto di antichi riflussi
E il mare è tutto un naufragare
di conchiglie, di sugheri e voci
inghiottite, di cortei che cauti
rimandano a sbuffi il tuo nome

NAPOLI

Ti ho vista
sospesa sul golfo
tra visi confusi
di grigio. La tua storia
bianca sirena aspersa
di pianto, è quella del frutto di mare
che si serra al tuo fianco
arcuato, in bassa marea.
I tuoi occhi ossuti
verdi, sono quelli di uomini
in tensione guerresca
da ogni monumento equestre
Corpi sul naviglio, rossi
nel petto, ancora ti vorranno cullare
sotto il prossimo sole
Ti ho vista nell’aria
che odora di pioggia
parola scabra e fiera
donna aspra e cruda
Mareggiata di stelle
Volto pieno di vento

ROBERTA PANIZZA
SAN LORENZO

Desideri a spasso
senza Dio s’infrangono
in pulviscoli di sogni
dentro atmosfere
incandescenti di dolore.
Pareva innocuo cielo
questo caparbio sondare
cristalline orme di speranza
ma dopo la cavalcante scia,
di lontananze
s’adombra lo sguardo.

PROXIMA CENTAURI

E neppure saprò mai
chi ci vestì di questa assurda vicinanza
prossimo abisso del non sentire
del non vedere del non sapere chi
chi sono chi sei che senso ha il cielo
dal quale ci scrutiamo in fisse orbite-pensiero.
Mi giunge fioco un lamento della tua luce.
Il resto si perde coi miei, nel buio infinto.

ESTER MARGHERITA BARBATO
MENTRE SFUMANO I SOGNI NELL’ALBA

Respiro gli spazi odorosi
di menta e di rose
che precedono il giorno
e già festosi risvegli affollano
i rami d’intorno
nell’attesa di un nuovo mattino
che sia sollievo al cuore
Ma la rugiada ignora la sua sorte
e levita nelle mie mani vuote
prima di morire
nella pienezza del giorno

POESIA CHE NASCI

Sbocciata fra sorrisi di myosotis
ti perdi nel candore dell’elleboro
-ansia di luce fra isole di gelo-.
Poesia che lieve indugi sulla soglia
oggi non mi cercare: a mani nude
ho estirpato lacrime di pietra e intrecci
di capelli e spine. Ora
li guardo impallidire senza storia.
Fingerò che nulla sia accaduto,
che il vento fra gli stami
del fior di passiflora fosse altro
nel cielo terso fra i petali del pesco
ora che tra le dita stringo
solo miraggi d’aria.
Ignaro il calicanto sorride nell’inverno
mostrando appena il suo cuore vermiglio
che attraversa indenne questo giorno.
Non così il mio.

LIGA LAPINSKA (Poetessa lèttone)

Sono solo un attimo;
tu non pensare di cadere in me,
leggero come fiocco di neve,
su una strada di marzo.
Le colombe sono così simili stasera.
Qualcuno forse ha le ali,
altri hanno i cieli,
e sono fermi nel futuro
tra orizzonti e limiti.
Le città hanno volti luminosi.
Il volto della gente apre al futuro
e il tempo pulsa dentro un orologio.
E la luce degli anni
scorre nelle strade vuote.
Noi usciamo come uccelli la sera,
per osservarci – ascoltarci.
Tu non pensare – la vita è così.
Si può cadere
sulla prima erba dopo il gelo
come in un cielo terso di marzo.
(Libera interpretazione di Virginia Murru)

Ho dato a te le mie dolci stagioni
le mie ardenti serenità
forse per un soffio,
forse…
non so, forse non so, forse no,
ma so che sei passato accanto troppo in fretta.
Proseguo per la strada già tracciata
nel nuovo autunno
lasciando indietro le coccole ad un mito
ai minidei
nel tuo ricordo di foglia secca
comunque gigantesca.
Ero la vita, ero l’estate
la grande arteria soleggiata
un prato di ginestre,
morbida argilla fra le tue mani,
e nella sera,
non so, forse non so, forse no,
ero una rondine leggera.
Sui rami già caduti tra le nostre caviglie,
per sventolio di cenci
e improvvidi gravami di bandiere,
nelle foto, nella natura,
qualcuno ci sarà dopo di me
che ho dato a te le mie dolci stagioni.
(Libera interpretazione di Bruno Mancini)

NADIA ANJUMAN

Oh esiliati dell’anonima montagna,
Oh gioielli dai nomi soffocati nella palude del silenzio,
Oh voi, di cui il ricordo pallido si è smarrito
nell’acqua torbida del mare della dimenticanza,
dov’è finita la limpida origine dei vostri pensieri?
Quale mano devastante si è portata via i vostri volti aurei?
In questo vortice, artefice del buio,
dov’è finita la vostra calma lunare?
Se, dopo questo tormento, portatore di morte,
il mare si calmasse,
se le nuvole si svuotassero di sofferenza,
se la luna portasse affetto,
giungerebbe il sorriso?
Se il cuore della montagna si intenerisse,
crescerebbe l’erba e ci sarebbe l’abbondanza?
Sulle sue alte vette, uno dei vostri nomi diverrebbe il faro?
La comparsa dei vostri ricordi azzurro – chiari,
darebbe speranza agli occhi stanchi dei pesci spaventati
dal tumulto del torrente?
(traduzione dal farsi di Amir e Sashinka Gorguinpour)

C O N T A T T A C I [email protected]
Vermiglio
Nuovo amico del progetto culturale “La mia isola” ideato da Bruno Mancini

http://www.lulu.com/product/a-copertina-morbida/ischia-unisola-di/11280350?showPreview”>
http://www.lulu.com/product/a-copertina-morbida/ischia-unisola-di/11280350?showPreview
Note dell’autore

La nostra isola... in Trentino

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