Daniele Bartocci secondo premio sezione giornalismo nona edizione OTTO MILIONI 2020

Daniele Bartocci secondo premio sezione giornalismo nona edizione OTTO MILIONI 2020

Daniele Bartocci secondo premio sezione giornalismo nona edizione OTTO MILIONI 2020

DANIELE BARTOCCI

UN BAMBINO CHE SI TRASFORMA IN FUORICLASSE: L’EVOLUZIONE INCREDIBILE DEL CT ROBERTO MANCINI

Daniele Bartocci secondo premio sezione giornalismo nona edizione OTTO MILIONI 2020

Un fuoriclasse vero.

Un gentleman dentro e fuori dal campo.

Fuoriclasse incredibile.

Ricordi che sfociano in lacrime profonde.

Ebbene sì, lacrime firmate, lacrime preziose, lacrime di fuoriclasse.

Numerose perle di saggezza, retroscena, flashback e segreti di un campione chiamato Roberto Mancini, raccontati nella sua Jesi, nella sua terra, davanti al suo popolo che lo ho sempre amato fino in fondo.

Una miriade di ricordi che si intrecciano e si accavallano, fino a formare un fantastico canovaccio narrativo tanto caro al “Quartiere Prato”.

Lacrime, tante lacrime.

Nel maggio 2012 Roberto Mancini fece visita al campo sportivo “Boario” nel quale alcuni giovanissimi della scuola calcio della Junior Jesina a lui intitolata gli rivolsero alcune domande. “Studiate, divertitevi, allenatevi seriamente e credeteci fino in fondo – furono questi i consigli dell’attuale allenatore della nazionale azzurra ai giovani che ambiscono un giorno a palcoscenici di primo livello – Socializzate con i compagni, ascoltate e rispettate gli allenatori e i genitori in quanto l’educazione rappresenta una componente molto rilevante nel calcio di oggi. Insomma, non dovete mollare mai! Ricordatevi comunque di restare sempre con i piedi per terra in quanto arrivare ad alti livelli è una cosa particolarmente difficile”.

Il noto mister della Scuola Calcio della Junior Jesina, Alfredo Zepponi, ovvero colui che “addestrò” Mancini da bambino, in quel periodo lo descrisse così: “Roberto Mancini era sempre il primo a presentarsi alle sessioni di allenamento durante la settimana, era sempre il primo a iniziare la corsetta all’interno del rettangolo di gioco, era sempre il primo a fare gol, sia in settimana sia nel week-end.

Il nostro Roberto si mostrò sin dai primi anni dell’attività calcistica un leader indiscusso dentro e fuori dal campo, un capitano formidabile e un allenatore aggiunto sul terreno di gioco”.

Come per dire, campioni si nasce, non si diventa!

Un grazie particolare a mister Alfredo Zepponi – non lo nasconde l’allora tecnico del Manchester City – Credo di ricordarmi bene, ero anche il primo a dare il primo morso al panino.

Prosciutto e mortadella erano le mie specialità.

Tutto questo per dire: credete in voi stessi e in quello che fate.

Un giorno potrete diventare grandi”.

Anche nel 2010, ospite del Club Panathlon presso l’Hotel Federico II di Jesi, Roberto Mancini disse la sua riguardo ai giovani calciatori: “Nel calcio di oggi, a ragazzini italiani interessanti vengono preferiti giocatori stranieri, spesso di fama, sulla carta maggiormente affidabili; questo perché la cosa più importante, nel mondo calcistico odierno, è vincere sempre.

Gli allenatori tendono ad andare sull’usato sicuro, togliendo tanto spazio ai giovani.

è però opportuno aggiungere che questi ragazzini non hanno la stessa voglia e la stessa fame che si avevano alcuni decenni fa; in passato allenarsi anche una sola volta con la prima squadra era meraviglioso e si rimaneva con i piedi per terra, oggi invece si pensa di essere arrivati al top dopo un semplice allenamento. Ciò crea effetti tutt’altro che positivi sul calcio italiano e sul suo futuro”.

Lo jesino, bombardato dalle domande dei presenti, aveva anche cercato di spiegare le difficoltà evidenti del calcio italiano a differenza del pallone britannico.

Mancini evidenziò il fatto che in Italia si dà troppo peso ad ogni singolo episodio e situazione, anche arbitrali e a quelli più banali; ciò spesso crea attrito tra società, giocatori, staff tecnico e federale (il VAR oggi risolve questo problema?).

Al contrario, in Inghilterra ad esempio c’è meno pressione da parte della stampa e della televisione e i giocatori vivono la partita come un divertimento, quasi da dilettanti, senza drammi né troppe polemiche.

Il “Mancio” del quartiere Prato, sempre in occasione della cena del Panathlon 2010, concluse con una battuta e un apprezzamento per la nostra città: “In questo periodo sto a Jesi molto spesso, mentre nel passato venivo solamente un paio di volte all’anno.

Qui si vive sempre bene, c’è un clima tranquillo e me ne sto volentieri comodo a casa dove posso gustare i cappelletti di mia madre”.

Roberto Mancini tuttora ama la propria città e anche prima che divenisse allenatore dell’Inter si vedeva spesso nella città di Federico II, specialmente in piazza.

Magari pedalando una bici con le sue gambe e il suo stile da fenomeno.

 

Comunicazione ufficiale vincitori sezione giornalismo della nona edizione del premio “Otto milioni” 2020

Comunicazione ufficiale vincitori

Premio “Otto milioni” 2012 Prima edizione

Premio “Otto milioni” 2013 Seconda edizione

Premio “Otto milioni” 2014 Terza edizione

Premio “Otto milioni” 2015 Quarta edizione

Premio “Otto milioni” 2016 Quinta edizione

Premi “Otto milioni” 2017 Sesta edizione

Premi “Otto milioni” 2018 Settima edizione

Premi “Otto milioni” 2019 Ottava edizione

Premi “Otto milioni” 2020 Nona edizione

DILA

NUSIV

VIRUSISCHIA

Gio06 Articolo finalista Premio Giornalismo “Otto milioni” 2020

Gio06 Articolo finalista Premio Giornalismo “Otto milioni” 2020

Gio06 Articolo finalista Premio Giornalismo “Otto milioni” 2020

Gio06 Articolo finalista

Daniele Bartocci

Le realtà virtual e augmented: lo scenario sportivo del futuro

Il settore del digitale offre ogni giorno nuove opportunità di business.
Ebbene, le espressioni di Virtual Reality (VR) e Augmented Reality (AR) sono sempre più destinate ad entrare nel vocabolario comune delle nuove generazioni.
Se la realtà virtuale può essere definita come una tecnologia che consente di interagire con un mondo nuovo e per così dire immaginario, la realtà aumentata esprime a tutti gli effetti un fenomeno che va ad integrare o meglio arricchire l’esperienza dell’essere umano con i più svariati fattori visivi e informativi, assolutamente non percepibili tramite i tradizionali cinque sensi di un individuo.
Negli anni ’90 si erano già intravisti i primi passi del fenomeno VR, pur se con risultati poco tangibili.
Erano comunque sorte delle basi in prospettiva che avrebbero condotto, prima nel 2015 con apparecchi quali Samsung Gear VR, poi, nel 2016, con il gioco Pokémon Go, a quella che viene considerata un’autentica rivoluzione digitale, mai vista in precedenza, sfruttabile efficacemente in ambito sportivo.
Fino a pochi anni fa era impossibile pensare ad esempio a una “semplice”App in grado di enfatizzare le potenzialità dei nuovi strumenti digitali (non solo smartphone) e la forza pubblicitaria di colossi come Facebook ed Apple pronti a addossarsi sulle spalle un budget consistente da investire nei nuovi software di Augmented Reality.
L’AR, concetto odierno molto in voga, continua a far registrare trend impressionanti e si appresta a crescere a dismisura a livello di performance globale.
Secondo recenti stime targate Super Data, l’Augmented Reality arriverà nel 2021 ad abbattere la soglia dei 20 miliardi di dollari e superare in maniera massiccia i 19 miliardi che avrà in proiezione la Virtual Reality nel medesimo anno.
Entro la fine del 2018 la Realtà Aumentata non farà difficoltà ad avvicinarsi a circa 3,5 miliardi di dollari, andando perfino oltre le più rosee aspettative dei recenti sondaggi economici.
Insomma, quello dell’AR è un settore in continua espansione che è bene analizzare di pari passo con il VR.
Concetti di cui sentiremo sempre più spesso parlare nel prossimo futuro.
Benvenuta innovazione!

Gio06 Articolo finalista Daniele Bartocci Le realtà virtual e augmented: lo scenario sportivo del futuro

Gio06 Articolo finalista Premio Giornalismo “Otto milioni” 2020

VOTAZIONE WEB

Gio01

Gio02

Gio03

Gio04

Gio05

Gio06

Gio07

Gio08

Gio09

Gio10

Premio internazionale di Poesia “Otto milioni” – 2020

Premio Poesia Otto milioni 2020 Bando completo pdf

Premio Poesia “Otto milioni” 2020 – Poesie finaliste

Premio internazionale di Arti grafiche “Otto milioni” – 2020

Premio internazionale di Arti grafiche “Otto milioni” – 2020

Premio Arti grafiche Otto milioni 2020 Bando completo OK

Premio Arti grafiche “Otto milioni” 2020 – Opere Arti grafiche finaliste

Premio internazionale di Musica “Otto milioni” – 2020 Premio Musica

Premio internazionale di Musica “Otto milioni” – 2020

Premio Musica Otto milioni 2020 Bando completo pdf

Premio Musica “Otto milioni” 2020 – Brani finalisti

Premio internazionale di Giornalismo “Otto milioni” – 2020

Premio internazionale di Giornalismo “Otto milioni” – 2020

Premio Giornalismo Otto milioni 2020 Bando completo pdf

Premio Giornalismo “Otto milioni” 2020 – Articoli finalisti

Premio internazionale di Narrativa “Otto milioni” – 2020

Premio internazionale di Narrativa “Otto milioni” – 2020

Premio Narrativa Otto milioni 2020 Bando completo pdf

Premio Narrativa “Otto milioni” 2020 – Brani finalisti

Premio internazionale di Recitazione “Otto milioni” – 2020

Premio internazionale di Recitazione “Otto milioni” – 2020

Premio Recitazione Otto milioni 2020 Bando completo pdf

Premio Recitazione “Otto milioni” 2020 – Brani finalisti

Associazione culturale "Da Ischia L'Arte - DILA"

Premio “Otto milioni” 2012 Prima edizione

Premio “Otto milioni” 2013 Seconda edizione

Premio “Otto milioni” 2014 Terza edizione

Premio “Otto milioni” 2015 Quarta edizione

Premio “Otto milioni” 2016 Quinta edizione

Premio “Otto milioni” 2017 Sesta edizione

Premio “Otto milioni” 2018 Settima edizione

Premio “Otto milioni” 2019 Ottava edizione

Premio “Otto milioni” 2020 Nona edizione

DILA

Premi Otto milioni

Bruno Mancini

Gio05 Articolo finalista Premio Giornalismo “Otto milioni” 2020

Gio05 Articolo finalista Premio Giornalismo “Otto milioni” 2020

Gio05 Articolo finalista Premio Giornalismo “Otto milioni” 2020

Gio05 Articolo finalista

Daniele Bartocci

Un bambino che si trasforma in fuoriclasse: l’evoluzione incredibile del CT Roberto Mancini 

Un fuoriclasse vero.
Un gentleman dentro e fuori dal campo.
Fuoriclasse incredibile.
Ricordi che sfociano in lacrime profonde.
Ebbene sì, lacrime firmate, lacrime preziose, lacrime di fuoriclasse.
Numerose perle di saggezza, retroscena, flashback e segreti di un campione chiamato Roberto Mancini, raccontati nella sua Jesi, nella sua terra, davanti al suo popolo che lo ho sempre amato fino in fondo.
Una miriade di ricordi che si intrecciano e si accavallano, fino a formare un fantastico canovaccio narrativo tanto caro al “Quartiere Prato”.
Lacrime, tante lacrime.
Nel maggio 2012 Roberto Mancini fece visita al campo sportivo “Boario” nel quale alcuni giovanissimi della scuola calcio della Junior Jesina a lui intitolata gli rivolsero alcune domande. “Studiate, divertitevi, allenatevi seriamente e credeteci fino in fondo – furono questi i consigli dell’attuale allenatore della nazionale azzurra ai giovani che ambiscono un giorno a palcoscenici di primo livello – Socializzate con i compagni, ascoltate e rispettate gli allenatori e i genitori in quanto l’educazione rappresenta una componente molto rilevante nel calcio di oggi. Insomma, non dovete mollare mai! Ricordatevi comunque di restare sempre con i piedi per terra in quanto arrivare ad alti livelli è una cosa particolarmente difficile”.
Il noto mister della Scuola Calcio della Junior Jesina, Alfredo Zepponi, ovvero colui che “addestrò” Mancini da bambino, in quel periodo lo descrisse così: “Roberto Mancini era sempre il primo a presentarsi alle sessioni di allenamento durante la settimana, era sempre il primo a iniziare la corsetta all’interno del rettangolo di gioco, era sempre il primo a fare gol, sia in settimana sia nel week-end.
Il nostro Roberto si mostrò sin dai primi anni dell’attività calcistica un leader indiscusso dentro e fuori dal campo, un capitano formidabile e un allenatore aggiunto sul terreno di gioco”.
Come per dire, campioni si nasce, non si diventa!
“Un grazie particolare a mister Alfredo Zepponi – non lo nasconde l’allora tecnico del Manchester City – Credo di ricordarmi bene, ero anche il primo a dare il primo morso al panino.
Prosciutto e mortadella erano le mie specialità.
Tutto questo per dire: credete in voi stessi e in quello che fate.
Un giorno potrete diventare grandi”.
Anche nel 2010, ospite del Club Panathlon presso l’Hotel Federico II di Jesi, Roberto Mancini disse la sua riguardo ai giovani calciatori: “Nel calcio di oggi, a ragazzini italiani interessanti vengono preferiti giocatori stranieri, spesso di fama, sulla carta maggiormente affidabili; questo perché la cosa più importante, nel mondo calcistico odierno, è vincere sempre.
Gli allenatori tendono ad andare sull’usato sicuro, togliendo tanto spazio ai giovani.
È però opportuno aggiungere che questi ragazzini non hanno la stessa voglia e la stessa fame che si avevano alcuni decenni fa; in passato allenarsi anche una sola volta con la prima squadra era meraviglioso e si rimaneva con i piedi per terra, oggi invece si pensa di essere arrivati al top dopo un semplice allenamento. Ciò crea effetti tutt’altro che positivi sul calcio italiano e sul suo futuro”.
Lo jesino, bombardato dalle domande dei presenti, aveva anche cercato di spiegare le difficoltà evidenti del calcio italiano a differenza del pallone britannico.
Mancini evidenziò il fatto che in Italia si dà troppo peso ad ogni singolo episodio e situazione, anche arbitrali e a quelli più banali; ciò spesso crea attrito tra società, giocatori, staff tecnico e federale (il VAR oggi risolve questo problema?).
Al contrario, in Inghilterra ad esempio c’è meno pressione da parte della stampa e della televisione e i giocatori vivono la partita come un divertimento, quasi da dilettanti, senza drammi né troppe polemiche.
Il “Mancio” del quartiere Prato, sempre in occasione della cena del Panathlon 2010, concluse con una battuta e un apprezzamento per la nostra città: “In questo periodo sto a Jesi molto spesso, mentre nel passato venivo solamente un paio di volte all’anno.
Qui si vive sempre bene, c’è un clima tranquillo e me ne sto volentieri comodo a casa dove posso gustare i cappelletti di mia madre”.
Roberto Mancini tuttora ama la propria città e anche prima che divenisse allenatore dell’Inter si vedeva spesso nella città di Federico II, specialmente in piazza.
Magari pedalando una bici con le sue gambe e il suo stile da fenomeno.

Gio05 Articolo finalista Daniele Bartocci Un bambino che si trasforma in fuoriclasse: l’evoluzione incredibile del CT Roberto Mancini 

Gio05 Articolo finalista Premio Giornalismo “Otto milioni” 2020

VOTAZIONE WEB

Gio01

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Premio internazionale di Arti grafiche “Otto milioni” – 2020

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Premio internazionale di Musica “Otto milioni” – 2020 Premio Musica

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Premio internazionale di Giornalismo “Otto milioni” – 2020

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Premio internazionale di Narrativa “Otto milioni” – 2020

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Premio internazionale di Recitazione “Otto milioni” – 2020

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Premio “Otto milioni” 2012 Prima edizione

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Bruno Mancini