Quando vivere è men che morire – Davanti al tempo-133
Davanti al tempo 133
Quando vivere è men che morire
Frastornati:
dal buio,
dal silenzio,
dal dolore,
ci abbracciamo;
perché siamo entrambi naufraghi
in un mare di relitti.
Quando vivere è men che morire – Davanti al tempo-133
Frastornati:
dal buio,
dal silenzio,
dal dolore,
ci abbracciamo;
perché siamo entrambi naufraghi
in un mare di relitti.
Nel buio
interrotto da un raggio di
luce posato su un angolo
nudo
nel tempio
dei miei pensieri
muto
su un letto supino
su un sogno viaggiando
nell’ora che più della vita io
sento l’angustia
che più sollievo ti rende
compagna
di questo soffrire
sola nella mia solitudine
riodo
d’un puro sassofono il suono.
Spira nell’aria
pacato, leggero,
vibrando un vento di swing.
Si infiamma
accettando di innumeri trombe la voce.
Diviene continuo.
Cresce assillante.
Insofferente
nervoso bestiale, mi rende.
Sussulti, sussurri
mi passan dinanzi.
Tumulti di vita passata,
incubi d’ore future,
s’inseguono veloci.
Un impeto d’ira mi vince
mi scuoto;
percuoto furente ogni cosa che vedo paurosa.
Fin quando non cessa;
fin quando prostrato,
giacente affannante
nel prostilo scuro
non sento
dello stimolo primo la fine,
e m’appari nel nulla.
Visione.
Realtà d’un amore.
Necessità d’una vita.
E continuo l’attesa.
Riacquisto fiducia.
Sospiro sorrido.
Mi beo del gelo del marmo,
del suono del fiato
di quest’insetto che aspira
all’eterno, di questo continuo
presagio di morte sconfitto
da un volto lucente,
di questo soffrire più degno d’un reo
d’un animo turpe
meschino reietto
che non di due cuori
d’un unico amore,
mistero calore,
invasi, scaldati.
Ma l’ombre dell’aere schiude alla
vista dorati pianeti,
e tremule fiamme d’amore
da terra dischiude il dolore.
Come l’onda che l’urto frantuma
in chiarore di colore tramuta
ciò che più del futuro era scuro
e, terribile
cheta diviene,
nel suo infrangersi
nel suo dolersi,
e il terrore in dolcezza,
la furia in placida calma,
cozzando nel sasso si cangia,
così pure troncò i miei furori
quell’averti veduta
adorata.
In un pomeriggio- Davanti al tempo-131
Milano-Napoli – Davanti al tempo-130
Vorrei star fra due treni
di notte
saettanti ad un’unica meta
e tenendomi ad essi avvinghiato
gridar forte alla vita “sei rea”
disprezzarla
e tacere per sempre.
Quante volte ho vinto – Davanti al tempo-129
Rivedo lo smalto dei prati improvvisi
quel ritmo ossessione è qui nei miei orecchi.
La fuga, l’orrore
di tutti, da tutti;
una prece, velata
paurosa, di vivido oblio.
Poi molti pensieri,
poi molte contese estenuanti
e lenta
la purificazione.
Salvezza dei miseri uomini di
quei numi colpiti nel cuore
è la mente rasserenatrice;
più divina più possente
più perfetta di quelli a cui è serva.
Così come svanisce nell’aria una
macchia pur grande di acqua per
la forza del lume del mondo,
quella sola d’Olimpo padrona
di miracoli effettuatrice
farà pregni lontani paesi
dei vapori del mio oceano di pena.
– Davanti al tempo-128
Io
volevo morire.
L’ho aspettata,
l’ho voluta,
l’ho amata,
quasi fosse la dea della gioia.
Ora,
muffa e polvere lorda
mi stordiscono.
Quando il silenzio è terrore – Davanti al tempo-127
Quando il silenzio è
terrore
Un inferno di fuori.
Qua con me la Noia.
Nella macchina muta
come il vento privo d’impacci
tra metalli e motori numerosi
quante le mie colpe solo con esse
in lamento
desidero il sonno.
Un torpore
mentre il fiato riscalda
l’aria chiusa di questa caverna mi rigetta
nelle fauci del dio della morte.
E di nuovo:
incosciente.
Come sempre:
vivo.
Quando i suoni son note – Davanti al tempo-126
È notte
o davvero qualcuno mi chiama dalle nubi lassù? E’ notte
o reali le note di arpa
che si aggiungono al suono del flauto?
È notte
o questi angeli
lucciole immense,
veramente mi girano intorno?
Sono morto
o di notte
sognando il passato
o vivendo nei ricordi d’amore
è aperto per me il paradiso.
Un ultimo lamento – Davanti al tempo-125
Soffermato
ai piedi del mare
io l’imploro di vincere lo spazio e carpire
questo cumulo d’ossa vigliacche! Rotolare continuo di onde metamorfosi di colori
suoni noti variamente sfumati.
Palpita in cielo,
preludio di tempesta,
un respiro;
e l’agonia comincia. Quiete splendida apparente illusione fradicia di lutto
voce di buio di morte di banchetto.
Ed i gabbiani
sull’onda grigia.
Alba – Davanti al tempo-124
Il sole all’inizio,
un bimbo lambito da onde
silenti mormoranti preghiere d’assistenza; difeso
da un guardo vigile;
immerso nell’acre profumo del mare che,
a lui vicino,
sprigiona colori di perpetua purezza di inutile speranza.
Conforto – Davanti al tempo-123
Posso dirti “Sei bella” “e più del bocciolo di rosa
che ho rubato stanotte per te.”
Tu mi credi se dico “Io t’amo
quanto la stessa bellezza.”
Così
nell’ore d’immenso sconforto
nei momenti di turbolenta ansia
quando di giorni giulivi
e quand’anche di opprimenti tenebre
si veste quest’esistere, sempre
silente e confortante,
ti mostri a quest’anima
che è solo ciò per te.
Presso Formia- Davanti al tempo-122
Quando viaggi in un treno
l’orizzonte a cui tendi lontano
giace immobile
quasi aspettando;
ma le siepi vicine e le plaghe
allietate da greggi
d’armenti e felici
pei vivaci splendidi manti
per le sparse bionde criniere di puledri
e indomiti cavalli
queste immagini
queste pure bellezze
non ti danno alcun conforto
e non l’ami né ti fermi a capirle.
Come un viaggio compiuto in un treno
è alla vita votata ad un fine.
La speranza di giungere presto
rende vano il fuggente presente.
Ma chi sa se può essere all’uomo
una meta che sia nella vita.
Similitudine – Davanti al tempo-121
Uccello perché non ti soffermi?
Su guardami nel viso.
Ascoltami un momento.
Sei chiuso in una gabbia
e consumi il tuo amore cantando.
Sei come me,
un animale,
provvisto di voce e d’amore.
Vivo- Davanti al tempo-120
È buia
e gelida l’aria d’intorno.
È notte.
Opaca inutile notte.
Pur
nella pace d’un mondo d’oblio vivono stelle
simili a viole in un mare uniforme.
Ed io penso e gioisco
e m’innalzo.
Potessi raggiungere le stelle!
Vagolando
vado rivivendo pensieri già pensati
e cerco di volere
momenti di abbandono.
Desidero
sereno
d’olimpica pace dotato
volare fra le stelle
appendermi alle code
di quelle che gli abeti
recano in cima i giorni
che son giorni d’amore.
Saltare tra i pianeti
unire in un sol gruppo
gli astri di tutto l’immenso.
Cantare gridare inneggiare
perché non son mortale.
Invidia – Davanti al tempo-119
Vedo lunghe sigarette
consumarsi
fra le tue avide labbra;
fortunate;
come il gin che tu bevi
l’aria dei tuoi polmoni
il sangue delle tue vene.
Musica – Davanti al tempo-117
Musica (rapsodia in blue)
Soave melodia
di note palpitanti
s’innalza su nel cielo
s’eleva su di noi
ignari dell’amore che genera bellezza.
Unione sconcertante
per chi non la capisce
di note disuguali
di suoni graduati
fino al supremo giubilo
che invoca
che merita la morte.
T’ascolto
t’ascolto e mi trasporti
nei prati variopinti
nei campi
che purificano l’essenza della
vita che liberando librano perché
li crea la musica
perché sono prodotti
di un puro sentimento
perché simili a rondini
rifiutano catene
e liberi respirano
un’atmosfera pura
di fetide passioni.
Sulle gocce del mare – Davanti al tempo-117
Cristalli
svolazzanti
ora densi ‘orarari’.
lungo una parte di cielo
lucente
la luna:
non so se sul mare o nel vuoto
se una luce
o un pianeta.
Una forma
meravigliosa e varia
e più avanti
un ondoso rotolare di nero.
Lievemente
colossi di
improvvise visioni,
spiccanti,
su la luce sfocata dei fratelli
di marmo nella nullità viva della notte
s’immergono.
E pur essi spariscono.
Solo una forma
ignota
mi è compagna.
Siamo in tanti
ma la pace silente. Silenzioso
il fuggire del mare il motore
la natura la gente.
Quella forma
crudele paurosa
pure tace.
E gradita mi giunge una voce.
Ho paura
forse
d’essere solo.
In una notte d’agosto – Davanti al tempo-116
Lungamente
ho fissato il cielo stellato
ed ho visto stelle cadenti.
Ogni volta ho chiesto qualcosa.
Sempre:
Te:
Sulle gocce del mare presso i sassi di monti
sotto l’erma luna lontana nel silenzio incompleto…
Cristalli
svolazzanti
ora densi ‘orarari’
lungo una parte di cielo
lucente
la luna:
non so se sul mare o nel vuoto
se una luce
o un pianeta.
Una forma
meravigliosa e varia
e più avanti
un ondoso rotolare di nero.
Lievemente
colossi di
improvvise visioni,
su la luce sfocata dei fratelli di marmo
nella nullità viva della notte
s’immergono.
E pur essi spariscono.
Solo una forma
ignota
mi è compagna.
Siamo in tanti
ma la pace silente.
Silenzioso il fuggire del mare
il motore
la natura la gente.
Quella forma
crudele paurosa
pure tace.
E gradita mi giunge una voce.
Ho paura
forse
d’essere solo.
Uomini – Davanti al tempo-115
Soldati di argento
con elmi di latta
su la testa ripiena di stoppa.
Cavalli da corsa
recinti negli occhi
col guardo guizzante innanzi.
Uccelli rapaci
veloci cadenti al suolo
su la preda agognata.
Uomini
Animali ingordi.
Razza superba:
preziosi all’aspetto
e all’aspetto felici.
Mentre il sole è al nathir- Davanti al tempo-114
Mentre il sole è al nathir
la sabbia di una piccola
spiaggia bagnata dal mare
Tirreno geme per i nostri due pesi
Contemplando quell’umida bocca
mi rinasce un istinto di bene,
ma rinunzio a seguir quella via
che noi deboli tanto temiamo.
Nudo- Davanti al tempo-113
Nudo
prostrato sull’arse
cocenti maioliche
accetto il tepore
del sole “purinos”.
Birra, penna, pensieri?
È tutto.
Visione – Davanti al tempo-112
Ho visto una capra stamattina
mangiava in una selva
sommersa in un’onda di luce.
Sul balcone assolato – Davanti al tempo-111
Sul balcone assolato
solo
col desiderio di vederti
Insieme a te
il più invitto impero del mondo
vale quanto una mano di fumo
e di fumo
si rendon le travi
dei minuti
dell’ore dei giorni.
Sei una dea:
la più bella
più vera fra tutte.
E di te mi nutro.
“Oh scimmione felice felice
fin da quando sei meno d’un bruto?”
Era di giovedì venticinque
quando aprii i miei occhi novelli
quando nacqui
quando risorsi.”
Se sorridi e dici: “Su muori!”
Io mi annullo
o meglio “Obbedisco!”
Oh vagando tra alti cipressi
del tuo spiro sentissi il calore!
Come bello se già fossi morto!
Se vedendo volare uccelli
e sentendo cantare usignoli
con parole imitassi il lor canto
inseguendoli, sempre abbracciati!
Non promette sì tanto la vita.
E non mi spinge a credere al nulla.
E non cerco un regno per morti.
Non considero certo quel sogno.
Nei deserti dell’arso equatore,
sui ghiacciai nel bianco sommersi,
lungo l’inesplorato Rio,
nel silente regno dei muti,
sulle vette più alte più ignote,
dove il tempo è meno che niente,
ed inconscio dell’uomo è lo spazio,
e dov’anche le stelle son nuove,
sempre,
fino a quando vivrà l’universo,
fino a che l’infinito consente,
solitari,
negherem l’esistenza del cosmo
delle cose delle ricchezze
degli onori, degli uomini tutti.
Sotto travi legate con corde,
su le piume di splendidi uccelli,
nella notte,
che i suoni più vari distingue,
che i rumori più belli presenta
in un’aria priva di nebbia,
aspettiamo che il tempo infinito
lentamente trasporti lontano
ogni immagine, ogni ricordo,
e il mistero di questa esistenza,
la realtà,
la morte e l’amore
si riveli subita e viva
come luce da specchio riflessa.
Son solo – Davanti al tempo-110
Son solo
sono solo su una spiaggia
di giorno sconcertante
pel chiasso che emana.
È tutto mio dominio.
Potrei fare ciò che voglio.
E non grido neanche.
Ascolto rilassato
il divenir del mare
da buio uniforme
ad ovattata luce.
Mi incanta d’un barcone
il suono sbuffeggiante
che si tramuta in quello
d’un treno: scoppiettante.
Poi crepita. È lontano.
Ma piango!?
Sul mare Tirreno – Davanti al tempo-109
Due piedi
protesi nell’aria
nell’azzurro infinito
nella notte pungente
immobili
nell’estasi del ricordo
di affetti diversi.
Due anime
sole sul mare
vive
ed entrambe serve d’amore.
Sassi strappati nel salto di frana- Davanti al tempo-108
Gioia gentile un grumo
sulla pelle.
Perplessità passata
mi consola.
Libero.
Nell’aria vedo fumi di colori
e in terra sono laghi di dolori.
Volare Volare Volare.
Battito breve
ingiusto singhiozzo di pietra caduta soffoca.
Sull’onda camminano bagliori,
dall’imo si innalzano
e numerosi
s’inseguono.
Fradicio di pensieri
mi essicco
al vento voluttuoso di virili volontà.
E ti perdono.
Posso mai tanto?!
Mentre embrioni di ruvidi silenzi
circondano
la primitiva stasi,
così debellata
la vespa muore,
terrore furtivo
circola in mezzo alla gente.
Sarà mai signore
di ciò che possiede?
E dal fiato esala disprezzo.
Estate – Davanti al tempo-107
Lo svolgersi eterno di ardenti giornate
trapunto da eterni momenti di effimere gioie.
Il canto del gallo,
d’una cicala;
d’un grillo il saluto al sole calante.
Oh mare beato!
Oh vita serena.
Riappare l’incanto d’un mondo obliato,
rifulge la vita
si scopre l’amore.
Dall’ombra calante sul cielo
si svelan miriadi di mondi
che mentre le labbra
più ardenti
del sole d’estate,
nel grigio chiarore lunare
ricreano il mito d’amore,
s’inseguono serene
e inondano di luce
un regno addormentato.
Quell’estasi suprema
inutilmente aspiro
mentre me stesso incolpo
e mentre mi compiango.
“Perché volli baciarti?”
“Perché riuscii ad amarti?”
“Cosa ti sussurravo”
Ci abbandonammo entrambi
in un sincero abbraccio,
mentre la notte
e l’universo
e il mondo
godevano con noi,
godevano e vivevano;
anche se lontani più dell’infinità.
Tu poi dicesti parto
e mi svegliai da solo
nell’isola affollata.
Gli eterni momenti
le gioie i dolori
fuggenti con l’ore notturne
cercai di rivivere nell’ansia del sonno.
Invano.
Alla carezza gelida – Davanti al tempo-106
Rive odorose d’alghe;
sabbia,
costrutta forma di castello
dalla fantasia fanciulla,
pregna di sole
e di sapore di pesce;
vento compagno
di lunghe solitudini;
soffio della mia vela
quand’era suo dominio il mare,
quando sognavo nella tua ebbrezza regni;
acque
da assiduo moto
risospinte a riva
sui miei piedi
docili
alla carezza gelida;
acque,
insensate,
indomite,
voraci,
gracili giganti deformati
dalla fantasia del tempo:
necessità di sonno
al ritorno.
Sulla sabbia vergine – Davanti al tempo-105
Una nube bianca
alta sull’isole
del vicino orizzonte:
Napoli
getta luce tutt’intorno.
Poco lontano
un cane
sulla sabbia vergine.
Gocce d’anima – Davanti al tempo-104
Bagnami, o cielo,
le labbra arse d’attesa
gli occhi socchiusi
e le narici.
Compro in silenzio
l’ultime castagne
mentre a me intorno
si spande “La novia”.
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