Buio in sala si accende la cultura di destra

30 Giugno 2012

 di

Sabina Ambrogi

A Roma fa il bis l’occupazione degli spazi abbandonati dai bottegai dell’industria artistica. A poca distanza dal Teatro Valle, l’ex Popolo di Roma, ora movimento degli Attivisti, fa del cinema Augustus la rampa di lancio per contrastare l’egemonia culturale della sinistra.

Nella grande galassia di spazi pubblici e privati abbandonati e poi occupati da cittadinanza attiva affinché vengano restituiti alla cultura e all’uso collettivo, si aggiunge, da qualche giorno, anche il Cinema Augustus in corso Rinascimento a Roma. Lo specifico dell’Augustus è che a differenza di tutti gli altri spazi occupati da “lavoratori della conoscenza” come si definiscono, ad esempio, quelli del Valle, l’occupazione è stata fatta da militanti di un movimento politico denominato “Attivisti”. Nato dal partito de il Popolo di Roma che ha sostenuto fino a qualche tempo fa il sindaco Alemanno e poi confluito nella nuova sigla, questo movimento, contenente diverse anime di estrema destra, mantiene lo stesso leader, Giuliano Castellino, che è anche dirigente nazionale di La Destra di Storace, anche se ama definirsi come figura diversa quando occupa e quando è dirigente del partito.

L’altra prerogativa dell’ Augustus è l’obiettivo che, per ora, non ha nulla a che vedere con la gestione del “bene comune” così come viene quotidianamente studiata e “agita” dagli occupanti del Valle, in rete con tutti gli altri teatri e spazi culturali occupati in Italia e all’estero. Una gestione che avviene su regole ferree di democrazia e di scelta “ dal basso”, con una distribuzione di ruoli in base alle competenze di ciascuno, con delle scelte risultato di sfinenti assemblee per decidere le rappresentazioni (“permanenze”) di artisti che di continuo si propongono per dare il loro contribuito gratuito alla creazione della Fondazione Valle Bene Comune. Infatti, se il leader del movimento Attivisti è Giuliano Castellino, anche il leader dell’occupazione dell’Augustus, per ora, risulta essere lui. Si tratta di una cinquantina di militanti, di cui solo una decina donne (a differenza del Valle con una prevalenza di donne), di un età che va dai 20 ai 40, nessuno dei quali è operatore in nessun genere di cultura. Si proclamano militanti che “fanno politica dalla mattina alla sera”. Alessandro, 24 anni, studia sociologia: “I nostri obiettivi sono la lotta al sistema, contro la BCE e contro questo governo che non è stato votato dai cittadini”. E come fare a lottare? “portando avanti le istanze che ho appena detto. Ma comunque è meglio parlare di queste cose con Giuliano”. Poi c’è Lorenzo di 25 che fa solo politica nella vita: “avevo iniziato l’università ma ho avuto l’onestà di ammettere che non mi piaceva studiare. E siccome l’università costa preferisco fare politica che perdere tempo”. Ma come?: “occupare questo spazio è politica”. Giustissimo. Ma con quali obiettivi ? “ Fare la rivoluzione”. Partendo da quali principi? “La ribellione al sistema ”.
Il tratto comune che emerge e che viene di continuo ribadito dagli occupanti è quello di “ribellarsi all’egemonia culturale della sinistra” identificata, non sempre a torto soprattutto se si pensa a Veltroni o D’Alema, per non dire Costanzo e De Filippi, con il “sistema” o con buona parte di questo.L’occupazione dello spazio privato dell’Augustus di cui ad oggi gli stessi occupanti ignorano le generalità della proprietà, è avvenuta, perché hanno trovato “la porta aperta” (rimasta aperta a quanto pare dal 2006). Uno spazio che ha tutta l’aria di essergli capitato per caso per le mani, e “che deve essere sottratto alla speculazione”. Come sostiene Giuliano Castellino: “Ormai sono passate le 48 ore della flagranza. Noi vogliamo parlare apertamente con la proprietà e chiedere di gestire questo spazio, che stiamo ristrutturando, e dove vogliamo pagare un canone con un prezzo sociale, per farne un polo di cultura”. Giuliano ce l’ha a morte con quelli del Valle: “tristi e sfigati” perché, dice, avrebbero chiesto con un comunicato lo sgombero di questo spazio “mentre invece loro sono tollerati da tutti, nessuno va a dirgli niente”. In realtà dal comunicato del Valle non risulta nessuna richiesta di sgombero dell’Augustus.

Insomma, riesce difficile capire “quale cultura” propongono per non parlare di “quale identità” se si continua a guardare il vicino e non ci si definisce mai autonomamente. Però ci provano con impegno, e questo è bene. Giuliano è convinto   che esiste una cultura di destra sommersa e che merita di emergere. Per questo ha delle idee : “faremo un direttore artistico, e qui può venire chi vuole. Si farà cinema, teatro, e si darà spazio a chi non ne ha avuto. Compresi quelli che non sono stati accettati dal Valle perché non si sono schierati a sinistra”. Anche se ha un fascio littorio e un teschio con una spada tatuati sull’avambraccio, e la data 1918 che sarebbe “ la guerra che abbiamo vinto”, sostiene che il fascismo non c’entra e che la cultura deve essere di tutti, pensando anche di far venire Proietti o Montesano, i quali però, sempre sperando che vadano gratis, difficilmente sembrano alternativi a qualsiasi sistema.
L’ occupazione dell’Augustus – dal nome perfetto per evocare i fasti di Roma antica – ha avuto l’appoggio e l’approvazione di Storace, animato dal comune proposito di contrastare l’egemonia culturale di sinistra: “penso a intellettuali come Veneziani, Buttafuoco, Ferrara e Squitieri” ha detto esponendo un suo piano sul cinema occupato. Quindi c’è un leader di un partito politico che “pensa” a come fare cultura in uno spazio occupato da un suo dirigente con dei militanti di un movimento politicamente schierato, e ha anche in mente dei nomi (ben inseriti dentro il sistema) e dei contenuti. Anche questa, per ora, è la grande differenza col teatro Valle che ha fatto appunto del ventaglio di proposte, dell’impegno spontaneo e gratuito degli artisti da tutto il mondo la chiave del suo successo e l’opportunità di costituirsi come Fondazione grazie al contribuito libero degli spettatori. Ovviamente facendo ben attenzione a non “ accollarsi” pesi morti politici.

L’ “egemonia culturale di sinistra” veramente sembra innervare ogni azione dei militanti alle prese con le difficoltà pratiche di tutte le occupazioni. La questione si apre però quando bisogna definirla. Quale egemonia di sinistra dopo trent’anni di sottocultura televisiva del berlusconismo che ha permesso alla destra di governare? (anche alla fantasmagorica Santanché di esistere politicamente nella Destra di Storace, ad esempio, passando dal Billionaire al governo..).
Quale egemonia se la maggior parte dell’industria culturale è di proprietà della destra?
Semmai è la fruizione culturale che è di sinistra, e di rado a destra, e pertanto è questo che determina e continua a determinare contenuti e a produrre intellettuali. E fa anche sì che imprenditori come Berlusconi riescano a fare soldi, ad esempio, con i diritti di autore di Roberto Saviano e che la Endemol di Bassetti finanzi egualmente “Che tempo che fa” e nazi format allucinati come Uman take control (scritto da una finta intellettuale di sinistra come Simona Ercolani) o Il Grande Fratello (scritto da un finto intellettuale di sinistra con Fabrizio Rondolino), tutti da far confluire nella stessa melassa di sottoculture.
E precisamente questo meccanismo di connivenze sotterranee è stato spezzato e viene continuamente spezzato dalla rete di occupazioni in Italia che sta intercettando un nuovo pubblico, nuovi spettatori che sono poi nuovi cittadini di una nuova polis e non più solo consumatori – elettori di una sorta di fallimentare partito unico.

Solo però una destra romana con scarsa dimestichezza con la cultura poteva avere come prima reazione al Valle occupato quella di nominare direttore artistico Barbareschi, già senatore PDL poi FLI e poi ancora PDL e contemporaneamente produttore cinetv con soldi pubblici, ma anche direttore del teatro Sistina, che ha fatto fallire,   sempre con soldi pubblici mettendoci produzioni sue. E dopo queste idee il sindaco continua a ripetere che il Valle è come un “centro sociale”. Forse non lo dice e basta. Ne deve essere assolutamente convinto. E anche se non riesce a spiegarsi come sia possibile che tutta la stampa del mondo, ad esempio, presti così tanta attenzione a un “centro sociale”, continua a proporre ciò che ha appunto originato le occupazioni: scelte clientelari, direzioni artistiche che finiscono per favorire le stesse compagnie e quindi gli stessi contenuti e così via. E soprattutto promette il fallimento. Questa miopia lo ha portato, dopo il buco nell’acqua con Barbareschi, a presentarsi di nuovo con un’idea per la direzione artistica del Valle: il novagenario Giorgio Albertazzi il quale, una volta ascoltate le ragioni degli occupanti ha finito per appoggiarli.

Ad oggi dunque una qualsiasi azione diretta del sindaco sul Valle risulterebbe ridicola, impopolare e inefficace.

In mezzo a tanta incapacità l’occupazione dell’Augustus è da essere salutata come benvenuta e utile per rafforzare gli obiettivi di gestione del “bene comune” fatta dai cittadini, così come si configurano le reti di occupazione in Italia. Anche se molti hanno obiettato: “come si fa a parlare di cultura se quella destra è intollerante?”. Per Giuliano invece sono intolleranti gli occupanti del Valle. Ma anche lui un po’ lo è, in fondo : “qui dentro non entreranno mai né Dario Fo né Franca Rame. Perché è vietato l’ingressi agli idioti”.

Distinguo a parte è solo auspicabile che si coagulino – apertamente – dei nuovi contenuti a destra, che si faccia ricerca e si lancino nuove idee, anche perché escano loro per primi dal refrain sull’ “egemonia culturale di sinistra” e dal complesso del “ torto subito” che poi finisce per coincidere con la sola   accusa del capitolo mancante sulle Foibe nei libri di storia.   Questa visione delle cose non fa crescere nessuno.

Ben vengano quindi nuove occupazioni. Tutte. E questo è anche il volere di Giuliano Castellino:
“quando i compagni (i cittadini del quartiere romano San Lorenzo ndr) hanno occupato il cinema Palazzo che era stato dato in gestione a quelli che ci volevano fare il casinò (permesso concesso illegalmente dalla giunta Alemanno ndr), quelli sono venuti da me a chiedermi di mettere in piedi uno scontro. Invece io li ho cacciati in malo modo, perché sono a favore di tutte le occupazioni”.

Anche se non è rassicurante sapere che certi ceffi che vogliono fare un casinò nel cuore della città, d’accordo con il comune che agisce illegalmente, vadano a cercare i militanti della base perché menino le mani e cerchino lo scontro con la cittadinanza che si ribella, è rassicurante sapere però che Giuliano Castellino, leader degli occupanti militanti dell’Augustus, è a favore di ogni occupazione e ben lontano dalle logiche di ogni intolleranza, concentrato su obiettivi di crescita, ricerca e cultura, e speriamo anche “ bene comune” pratica che trova, per fortuna, tutti d’accordo.