Il Dispari 20230814 – Redazione culturale DILA APS

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Il Dispari 20230814

Il Dispari 20230814 – Redazione culturale DILA APS

BRUNO MANCINI – VASCO E MEDEA

Seconda puntata

Questo racconto “Vasco e Medea”, che abbiamo iniziato a pubblicare lo scorso lunedì 7 agosto e che continueremo a pubblicare con cadenza settimanale nei prossimi lunedì, fa parte del primo volume della serie “Per Aurora” che ho scritto a partire dagli anni ’80 e che continuo a scrivere seppure con molte lunghe pause.
Dettagli: data di pubblicazione della terza edizione 22 agosto 2022, ISBN 9781471081149, pagine 93, rilegatura copertina morbida, dimensioni A5 (148 x 210 mm), prezzo 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Scrivendo un commento a questo articolo (di almeno 1000 battute), e inviandolo in formato word entro il prossimo 18 agosto a [email protected] (completo di nome, cognome e indirizzo postale) l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS” regalerà una copia del libro ai primi dieci autori dei commenti ricevuti.
Buona lettura

Il Dispari 20230814 – Redazione culturale DILA APS


VASCO E MEDEA

PARTE PRIMA

Capitolo settimo

 
«[…] Ho pianto molto in quei giorni.
La crisi.
Vasco spesso di notte usciva da casa per farvi ritorno quasi all’alba.
Assenze sempre più frequenti.
Tornava a volte macchiato, con strani odori sul corpo e sui vestiti.
Neppure attento a non farsene accorgere.
Non usava precauzioni, non nascondeva, ma non diceva. Almeno la curiosità di verificare se Medea lo stesse aspettando… se fosse ancora in casa, niente neanche questo. Un automa.
Un muto.
Un automa muto.
E certo lei soffriva.
Lina aiutami. Che devo fare?” diceva le prime volte.
Dopo qualche giorno smise di piangere.
Al mio paese dicevano “Prima della luna nuova”.
Prima della luna nuova ho visto che usciva anche lei.»

Udite le accorate parole di Lina (Carmela, la ragazza di casa), che presentano senza fronzoli le fasi iniziali di questa vicenda, mi accingo ad effettuare la ricostruzione di un momento successivo, mettendo insieme diverse fonti tra cui le confidenze dei marinai imbarcati sulla nave crociera che la nostra coppia aveva scelto per tentare di superare il periodo travagliato provocato dal ritrovamento del biglietto.
è molto verosimile, quasi perfetta.
 
Capitolo ottavo

Il tavolo era ricoperto da una tovaglia orlata da arabeschi di un giallo molto simile ai fili di paglia che usavano, una volta l’anno, in primavera, porre ai margini della gabbia, per consentire alla coppia di canarini la formazione del nido su cui deporre le uova.
Cip e Ciop erano di un giallo molto intenso tanto che, specialmente la femmina, si potrebbe definire colore dell’oro vecchio.
Medea: «Speriamo che Carmela non dimentichi di cambiare l’acqua nella vaschetta. Domani, quando ci fermiamo, le telefono, ti pare? Vieni anche tu così la saluti.»
«Credi sia il caso?»
« Perché no.»
«Sai penso che in questi ultimi tempi non sia stata neutrale, cioè… »
«No guarda lei non è in causa, se tu qualche volta mi avessi avvisato che uscivi… »
«Uscivo, uscivo… »
«… dove andavi… »
«Così, andavo, ora lo sai, che cambia?»
«… perché… »
«Guarda, dammi una spiegazione, una risposta, mi trovi cambiato?
Vuoi ancora del vino?
A volte preferirei una bettola per non sentire il rumore di tante posate contemporaneamente.
In cosa sono diverso?
Uguale.
Dillo che sono uguale anche se sai qualcosa di nuovo.
Nella taverna si urla, qui il brusio è più invadente, avviluppante, è bello avviluppante, rende l’idea, l’idea che ho della gente ma… »
«La notte preferisci le taverne.»
«La notte, che c’entra la notte, parlo di locali per pranzare, cenare, trascorrere un’ora in compagnia di una bella donna come te, mi sembra che… »
«Che voglio sapere, sapere!
Niente più di quanto non vuoi dirmi, è giusto anche per me, anche per me, è giusto, non sei cambiato, una persona non deve essere considerata… »
«Una persona?
Io sono una persona?
Credevo qualcosa di più!»
«Sì certo, non volevo banalizzare… la persona amata non deve essere vista in maniera diversa se si viene a conoscenza di una parte della sua vita prima ignorata, non devo farlo con te, è così, bravo, anche per me… sì voglio ancora del vino, e un dolce di mandorle.»

-«Signore e Signori, buona sera, è il Capitano che vi parla.
Tra circa quattro ore getteremo l’ancora in una stupenda baia dell’isola d’Ischia.
Famosa in tutto il mondo.
Meglio conosciuta come, “L’isola della eterna giovinezza” per le sue miracolose acque minerali, ed anche “L’isola verde” per la rigogliosità della sua vegetazione.
Avrete l’opportunità di visitare questo splendido gioiello del Mediterraneo per circa due giorni.
Infatti, come sapete, salperemo dopodomani alle ore 10 per il prosieguo della nostra crociera.
Un  ufficiale di  turno è a Vostra disposizione per organizzare escursioni, visite guidate, ingressi a tutti i tipi di locali, by night, piscine, teatri ed altro, e… se vorrete… anche romantici pernottamenti… »

«Andiamo, prendiamo il dolce sul ponte.» Medea si alzò, poggiò il tovagliolo, guardò in direzione dell’altoparlante e disse «Non si fa così, non si fa.»

Il Dispari 20230814 – Redazione culturale DILA APS

Capitolo nono

Quantunque la traversata fosse stata allietata da un mare piatto a perdita d’occhio, neanche una casa, un promontorio, un albero,
Un albero a mare!
e, tra sole e luna una brezza venticello, in parte fenomeno naturale in parte dovuta al movimento del bianco natante, avesse appiattito anche la temperatura dell’angolo tra le scialuppe ove erano soliti appartarsi, al primo impatto con i lastroni di lava vulcanica che pavimentavano il bordo terminale della banchina di ormeggio, entrambi barcollarono come due birilli con il fondo appesantito per un giocattolo infantile.
Medea «Oh!»
Vasco «Appoggiati!»
Medea «Fermiamoci un attimo.»
Vasco «Gira anche a te?»
«Mi manca la terra.»
«Proprio ora che sei atterrata.»
«Atterrata?»
«Posata sulla terra.»
«Oh!»
«Ancora?»
«Di nuovo.»
«Sta bene, appoggiati.»
«Fai tutto prima di me!»

I grossi lastroni di lava grigia levigati dai passi di migliaia di persone, contornavano un tratto minimo dello spiazzo destinato alle manovre di attracco; subito accanto, una macchia bruttura di asfalto sconnesso adduceva a diverse stradine, queste sì, già dal primo impatto, coreografiche, quasi personalizzate dagli abitanti e dalle attività annesse.
Scelsero, per me era facile intuirne il motivo, il viottolo a tratti in leggera pendenza incassato tra pareti di tufo verde chiazzate da prepotenti arbusti di gialle ginestre (ginestra, fiore amato dalla mia donna).
Su in cima, oltre filari di limoni ed oleandri carichi di frutti e di fiori, giunsero ad un gruppo di vecchie costruzioni tinteggiate con impasti di calce dai colori pastello, chiari, luminosi; prive di un ordine apparente e senza segni esterni identificativi che non fossero gerani rosso fuoco ai balconi, glicini appiccicati alle pareti.
Due pini e due palme tutti ultra centenari, quasi cingevano come baluardi il più vecchio palazzo, al cui ingresso un alto cancello di ferro battuto adornato da volute arabesche, mostrava in fondo ad un viale polveroso, tratti sconnessi di un muro di cinta in parte crollato, formato da pietre grigie semplicemente sovrapposte, che ostruiva, spezzava, limitava, la fitta boscaglia e le piante di alto fusto subito accanto predominanti.
Una strada di recente costruzione, sgradevole, sgraziata, stonata, si immetteva in quella minima piazzola dal lato opposto rispetto alla direzione del loro arrivo, a sinistra del cancello, completando il suo percorso in una specie di slargo appositamente adibito a deposito di rifiuti.
Assurdo.
Criminali.
La vecchia villa sfregiata.
Pazzi.
Stronzi.
L’incanto accecato.

Rimasero confusi tra ginestre (ginestra, fiore amato dalla mia donna) e pattume, entrambi fissi, con i sentimenti oltraggiati, tentando di capire se profanare è una vendetta o una maledizione, se il male sopravvive a se stesso per debolezza del suo antagonista oppure per sciocchi abbagli di clemenza.
Mai un silenzio li aveva visti così uniti, insieme indifesi, cruenti, aggressivi.
«Maledetti.
Siate maledetti.»
Da Vasco e Medea lo stesso grido.

Fu lì che lo rividero.

Un barbuto (custode?) con la camicia rossa, uscendo dal cancello, si diresse ad aggiungere, spingendolo su una carriola da muratore, un vecchio apparecchio radiofonico ai rifiuti del cumulo di immondizia.

Il Dispari 20230814 – Redazione culturale DILA APS

Il Dispari 20230807

Il Dispari 20230807

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BRUNO MANCINI – VASCO E MEDEA

Prima puntata

Questo racconto “Vasco e Medea”, che pubblicheremo a cadenza settimanale nei prossimi lunedì, fa parte del primo volume della serie “Per Aurora” che ho scritto a partire dagli anni ’80 e che continuo a scrivere seppure con molte lunghe pause.

Dettagli: data di pubblicazione della terza edizione 22 agosto 2022, ISBN 9781471081149, pagine 93, rilegatura copertina morbida, dimensioni A5 (148 x 210 mm), prezzo 14.00 €, acquistabile all’url:

 https://www.lulu.com/it/shop/bruno-mancini/per-aurora-volume-primo/paperback/product-29772m.html

Scrivendo un commento a questo articolo (di almeno 1000 battute), e inviandolo in formato word entro il prossimo 12 agosto a [email protected]  (completo di nome, cognome e indirizzo postale) l’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte DILA APS” regalerà una copia del libro ai primi dieci autori dei commenti ricevuti.

Buona lettura

Il Dispari 20230807

Il Dispari 20230807

VASCO E MEDEA

PARTE PRIMA

 Capitolo primo

Non so da dove cominciare.

 

Capitolo secondo

Non è vero!

 

Capitolo terzo

Quale è la verità?

D’onde (da onde = da dove) ha inizio lo sberleffo a quanto intenzionalmente si intende insabbiare affinché possa, scheggiando la patina di cinica manipolazione lessicale,

Voglio ronzare intorno a “finzione e realtà“:

Vasco e Medea sono accumulabili se, guardando al di là delle azioni che ne hanno caratterizzato i rispettivi percorsi, si dà rilievo alla forza il cui condizionamento ermetico ed invasivo ha estremizzate aspirazioni, desideri, e contrasti iniziali.

LA VOGLIA DI STUPIRE (determinante nel seguito del racconto).

Molti, i normali, tendono a piacere, ad essere considerati, ad agire in modo da ricevere favorevole accettazione. Hanno ambizione di essere riconosciuti abili, se non onesti, spiritosi, affidabili, oppure intraprendenti, finanche cinici e prudenti, nella maniera più normale (semplice) possibile.

Sanno che pochi risparmiano una buona  azione nei confronti di persone tranquille o bisognose, e che ancora meno sono coloro i quali prendono le distanze da furbi travestiti da umili.

Vasco no.

Medea no.

Loro vogliono catturare la preda viva di fronte alla sfida.

Loro come Ignazio.

Un toro accecato dallo stupore.

Vorrei abituarvi a leggere come pensate.

«Cialtrone.»

In maniera disarticolata arruffona ripetitiva.

Non ho scritto: “come parlate”, non voglio, ripeto, abituarvi (dovrei scrivere “che vi abituaste”)… «Cacata ciclopica.»

… abituarvi a leggere non come parlate che è tutta un’altra cosa, ma come pensate.

Il primo periodo del capitolo terzo è rimasto sospeso.

«Rimasto?»

Sì l’ho lasciato privo di conclusione poiché…

«Perché?»

  • sì perché sì…
  • sì…
  • si avvicinava…
  • si proponeva…
  • diventava…
  • stava diventando…
  • ormai era un periodo scritto.

E mi occorrono periodi pensati, per farvi abituare a leggere i pensieri.

Ancora liberi di uscire, voi e loro.

Ultima fermata inferno… paradiso…

Signori si scende.

Totò diceva signori si nasce.

 

Scorrono nelle case
i volti
falsate riprese
sul palco rosso
del tiranno.

Capitolo quarto

Nel 1970 aveva circa quindici anni, ma era stato sfruttato…

  • preso in giro…
  • usato graffiato…
  • dalla sola che ne conosceva ogni spigolo, tutti i difetti, le rugosità dell’ultimo giorno e quelle affiorate più indietro nel tempo.

L’unica a poterlo far vibrare in a soli maledetti e privi di rassegnazione.

Come una piccola stella in una sala ovattata, certo brillava ogni volta, da sempre ogni volta, per sempre sembrava potesse, brillava avvicinandosi alla sua pelle scura.

Ancora non si placa
l’eco
maledetta
del suo urlo
tra le braccia
rosse
bastardo.
Capitolo quinto

E non ditemi di non aver mai ascoltato un vecchio polveroso disco di Vasco Rossi suonato da uno scolorito apparecchio della vostra gioventù eroica.

L’apparecchio non è un aeroplano ed in questo caso funziona poggiando una piccola puntina di acciaio luminoso sullo strato nero di vinile ruotante. Cioè è un giradischi.

Dovete abituarvi a leggere i pensieri.

Le ragazzine aspettano l’uomo pigro.

Ti invito.

Scortami.

Ancora non è sopita l’eco
indecente volteggio
sul letto acciottolato di Medea.

Le pozzanghere la rana.

Vasco senza capelli cinquantenne.

Vasco digiunatore di sesso immaginifico.

Vasco sotto la doccia abbandonato.

Uh Uh Uh.

Vasco.

Vasco che scanna le sue creature.

Ancora non è fermo
il disco
uhh uhh uhh
la notte non è più
sicura
bambina.

Capitolo sesto

Qualcuno ricorda la descrizione della mia prima avventura in questa realtà?

Venne intitolata “L’appuntamento” con una essenzialità in qualche modo tendente ad accontentare i semplici ed i novizi.

Io, infatti, avrei optato per “L’ultimo appuntamento”, certamente più preciso e lineare con la vicenda, ma anche meno invitante, se si fosse considerato il sottile sottinteso catastrofismo.

Bene, mai vista sentita conosciuta immaginata costruita, non presenza e non essenza, nulla, lei, la donna guascona, era assolutamente fuori dalle mie cellule intuitive e cerebrali.

Naturalmente, con lei inamovibile riferimento essenziale, queste osservazioni investono tutto il contesto nel quale mi trovo a ruotare, non solo le presenze fisiche delle entità che lo compongono.

Mi aspetto che molti ricordino la parte finale dell’incontro con la dama di cui non conoscevo il nome, Aurora, e che chiamavo la donna guascona, comunque devo dirlo per non essere additato come la fucina delle allusioni, sottintesi, astrazioni, comodi equivoci, ricercati controluce, dei vorrei ma non posso.

Il nostro primo incontro, tanto casuale e per me tanto determinante, terminò con Aurora, chiamata da tutti “La Signora”, che, prendendomi sottobraccio, mi chiedeva di trovare una nuova bella storia d’amore.

È vero?

È vero.

Eccomi.

Vasco non diceva verità.

Per amore.

Medea non ascoltava pensieri.

Per amore.

Lo dico io.

Capitolo settimo

«Cosa potrebbe rappresentare un biglietto di auguri, datato e firmato con il nome del festeggiato ed il motivo dell’invio o consegna, per una persona abituata a gestire uomini e soldi in grande quantità?

Medea si chiedeva perché.

Poiché lui poche ore prima all’alba, ne era sicura per motivi che non vale spiegare, aveva furtivamente inserito, in un volume dello scaffale più alto, un cartoncino rappresentante una bottiglia, quattro fiori e foglie.

Nulla consentiva di credere che fosse stato preparato da lui per altri.

Non sapeva disegnare neppure a ricalco.

Da ragazzo, ero io a tenergli la mano per evitare che facesse sgorbi nei compiti di disegno.

Non aveva mai avuta alcuna cognizione di colori e tinte, mentre quel disegno evidenziava dei mezzi espressivi di qualità, buona tecnica, ed anche una delicatezza di tratti palesemente femminile.

Da altri per lui?

Perché avrebbero, avrebbe, usato un nome ed una data a lei completamente sconosciuti, per frasi non certo compromettenti?

Inoltre, perché lui l’aveva inserito in quel volume?

Ovvio, per toglierlo dalla disponibilità di chi frequentava la casa, e cioè solo mia e di Medea.

Lei mi confidò che già solo questo ultimo comportamento le sembrava sufficiente per indagare, dicendomi anche che doveva approfondire, senza scoprire la sua… scoperta.

Sì, chiese la mia complicità, pur essendo consapevole che non potevo promettergliela.

Sapeva bene che il suo (di lui) dolore sarebbe stato il mio dolore, come quando giovincello piangeva ascoltando dalla radio che i russi avevano invaso l’Ungheria.

Lina, Lina aiutami!” diceva.

Medea ripeteva il testo come una litania lo ricordo ancora “Ti mando un fiorellino sull’unico pezzetto di carta che mi è rimasto! Auguri. Vera”.

E via con mille domande, a se stessa più che a me “Chi sarà? Perché un fiorellino?

Che significa ultimo pezzo di carta?

Vera è un nome o uno pseudonimo?

Ho pianto molto quei giorni.

La crisi.

Vasco spesso di notte usciva da casa per farvi ritorno quasi all’alba.

Assenze sempre più frequenti.

Tornava a volte macchiato, con strani odori sul corpo e sui vestiti.

Neppure attento a non farsene accorgere.

Non usava precauzioni, non nascondeva, ma non diceva. Almeno la curiosità di verificare se Medea lo stesse aspettando… se fosse ancora in casa, niente neanche questo. Un automa.

Un muto.

Un automa muto.

E certo lei soffriva.

Lina aiutami. Che devo fare?” diceva le prime volte.

Dopo qualche giorno smise di piangere.

Il Dispari 20230807

Il Dispari 20230807

Il Dispari 20230807

Il Dispari 20230807

Il Dispari 202307131

Il Dispari 20230731 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20230731 – Redazione culturale DILA

 

EROS CIOTTI

Eros Ciotti ricercatore storico e scrittore ci dona un testo misterioso in risposta alla domanda: “Chi era la madre del Genio?”

La risposta la trova nei manoscritti di quel periodo.

Nella trascrizione della nascita di Leonardo nei ricordi di famiglia.

Il 15 aprile 1452 alle 3 di notte nella casa di Anchiano (restaurata come Museo Leonardiano) vide la prima luce il Genio.

Lo studioso prussiano E. Moller scoprì nel 1931 che Leonardo era figlio di Piero, figlio di Antonio “notaro”.

Leonardo era un figlio illegittimo di Ser Piero da Vinci, proveniente da familiari notai,  e fu affidato alla bottega dell’amico Andrea di Michele di Francesco di Cione detto il Verrocchio.

Alla madre Chaterina fu data una dote e si sposò con Piero di Andrea di Giovanni Buti, detto del Vacha cioè “Achattabriga”, in quanto si suppone che Ser Piero fosse sposato o in procinto di sposarsi.

L’autore fa supporre che Chaterina, donna senza documentate origini, fosse una donna dell’oriente, una delle tante schiave portate a Firenze nei secoli XIV e XV come domestiche, in sostituzione delle contadine morte a causa della peste del 1348.

L’origine della madre di Leonardo resta ancora un mistero da scoprire sia per la ricerca scientifica e sia per la Storia dell’Arte.

Per l’Autore, architetto, ed esperto prevalentemente nel restauro monumentale, impegnato nella salvaguardia dell’ambiente naturale, storico, archeologico e antropologico le fonti di ricerca sono molteplici.

Eros Ciotti, attualmente ricopre la carica di Presidente dell’Associazione Culturale Metropoli’s fondata nel 1988.

Il suo stile letterario è caratterizzato nell’amore verso il Genio Leonardo e ha scritto numerosi volumi storici come “Le palude Pontine del ‘500“, “La Gioconda di Leonardo“, “Paesaggi di Leonardo.

Ha scritto 12 copioni teatrali, tra cui “Leon’Arte 500” per i 500 anni della morte di Leonardo.

Auguriamo tanto buon lavoro all’arch. Eros Ciotti per donarci tante risposte alla storia leonardiana e dell’Agro Pontino.

Angela Maria Tiberi

CHATERINA la schiava che partorì il Genio (Edizioni Metropoli’s)

Il Dispari 20230731 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20230731 – Redazione culturale DILA

Si parva licet componere magnis

Tra Gaetano Di Meglio, Patron e Direttore della testata giornalistica Il Dispari, e Bruno Mancini nella qualità di Presidente dell’Associazione di Promozione Sociale “Da Ischia L’Arte – DILA APS”, si è stabilito quanto segue:

 CS IL DISPARI & DILA APS

Il Dispari affida ad una Redazione organizzata da DILA APS una rubrica giornaliera dal martedì al venerdì  i cui contenuti, a firma di Soci e/o Collaboratori dell’Associazione, dovranno riguardare aspetti generali relativi a varie Professioni.

Gli articoli non potranno eccedere le 3000 battute, spazi compresi e dovranno essere inviati in formato word almeno tre giorni prima della data prevista per la pubblicazione.

Resta inteso che né DILA APS, né i firmatari degli articoli percepiranno compensi di alcun tipo e che DILA APS attiverà a suo carico un servizio di spedizione dei giornali verso le zone non coperte dal distributore ufficiale.

A seguito di questo accordo, Bruno Mancini ha nominato la Vice Presidente DILA APS, Angela Maria Tiberi (che ha accettato), Capo Redattrice della rubrica, la quale, da subito, prende il titolo di “Professionisti DILA APS“.

Come sempre, anche questo progetto DILA APS è aperto a tutte le vostre collaborazioni e, come sempre, DILA APS resta a vostra disposizione per qualsiasi chiarimento.

INFO:
[email protected]
[email protected]

Cell.
Angela Maria Tiberi 4305584216 (tutti i giorni dalle 10 alle 20)
Bruno Mancini 3914830355 (tutti i giorni dalle 15 alle 23)

Il Dispari 20230731 – Redazione culturale DILA

Il Dispari 20230731 – Redazione culturale DILA

BRUNO MANCINI:  Si parva licet componere magnis

«La rubrica “Professionisti DILA APS“, con la pubblicazione in quattro giorni settimanali, avrà una rotazione mensile di contenuti che, quando saremo a regime proporranno argomenti trattati da Avvocati, Ingegneri, Architetti, Dottori, Professori, Commercialisti, Tecnici informatici, Agronomi, Dirigenti scolastici, Editori, Funzionari Pubblici, Sindacalisti, Scienziati, Climatologi, Assistenti disabili, Professionisti alimentazione, Addetti alla ricezione turistica, Marittimi, Giornalisti, Magistrati, Specialisti in Adozioni, ecc.

Quindi, con un po’ di presunzione vorremmo attivare lo stesso percorso virtuoso che abbiamo realizzato in campo artistico.

Provare a mandare messaggi educativi del vivere civilmente nella realtà attuale (Si parva licet componere magnis).

In tutte le professioni cercheremo… e troveremo persone splendide capaci di esporsi in prima persona senza paure e senza condizionamenti.

Fino al momento in cui scrivo questa presentazione, oltre al sottoscritto, Responsabile della Rubrica, e ad Angela Maria Tiberi Capo Redattrice hanno confermata la loro ufficiale adesione il Prof. Fabio Ricci Direttore Chirurgia Senologica, Direttore Clinico Breast Unit, Ospedale “S.M. Goretti di Latina; il Dott. Andrea Del Buono Medico Chirurgo – Immunoallergologo, Specialista in Medicina Preventiva e del Lavoro, Vicepresidente Fondazione “DD Clinic Reseach Institute Onlrus”; il Bio – Architetto Alfonso Gurreri; il Maestro Massimo Abbate, Regista, Attore, Cantante, Musicista, Autore, Patron Festival della Canzone Napoletana; la Traduttrice Liga Sarah Lapinska (Lettonia), Scrittrice, Pittrice, Poetessa; la Scrittrice Luciana Capece, Poetessa, Saggista, Aforista, Prefatrice, Critico Letterario, Critico Teatrale, Recensora; l’Avvocato Davide Felice Scrittore, Consigliere comunale Castegnato; l’Industriale Demo Martelli Scrittore, Albergatore; la Professoressa Milena Petrarca Pittrice, Poetessa.

L’inizio è previsto per la prima settimana di settembre.»

Il Dispari 20230731 – Redazione culturale DILA

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