Per Aurora – volume quarto – Undicesimo giorno

Per Aurora – volume quarto – Undicesimo giorno

Undicesimo giorno

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Undicesimo giorno

Edoardo: -«Domenica15 Agosto…
Il telegiornale della sera ha mandato in onda le interviste raccolte subito dopo il fatto.
Alcune di esse hanno rasentato, anzi sono sprofondate nel ridicolo, altre mi sono apparse come residui di comportamenti para mafiosi, tutte, tutte indistintamente sono risultate serve dell’inutilità, della banalità (le quali ormai sono caratteristiche considerate per niente offensive dagli assuefatti cortigiani telespettatori).
Il vicino che per primo è giunto nella stanza… »
Edith: -«Come tutte le notti, alle quattro sono salito a chiamarlo per andare a pescare…»
Edoardo: -«L’intervistato, amichevolmente dice pescare, io penso rubare».
Edith: -«… la porta era aperta, ma non rispondeva. Eppure teneva aperti gli occhi, ma lui non parlava. La faccia era una maschera rossa.
Era bravo.
Perché l’ha fatto?
Perché?»
Edoardo: -«Il giornalista, senza molti preamboli gli ha chiesto…»
Una voce dall’alto: -«Ha visto la foto di Maradona sul tavolo?
Era rubata.
Lo sapeva?»
Edoardo: -«L’amico compare ha risposto, con la stessa sfacciataggine e mancanza di pudore… »
Edith: -«Adda murì mamma, mai na cosa e chesta.
È vero, lo sapete, ho qualche precedente, ma non ho mai rubato nelle chiese.
Maradona non si tocca. Forse sbaglio, ma penso così.»
Edoardo: -«Poi è stato intervistato il medico legale, o ufficiale
sanitario non ho capito bene… »
Edith: -«Un colpo tra gli occhi. L’arma della offesa gli è rimasta tra le dita, imbrattata di un rosso sangue. Autolesionista.
Senza dubbio.
Ha fatto tutto da solo.
La foto di Maradona?
Un miracolo!
Neppure una goccia l’ha sporcata.
Eppure era a breve distanza.
La faccia del cadavere, poveretto, era una maschera rossa. Tutto intorno schizzi, ma la foto pulita, senza una goccia! Un miracolo.
Non credo di sbagliare.
Questo è il mio pensiero.
Un miracolo.»
Edoardo: -«A chiarire le modalità dell’atto mortale è stato un personaggio di enorme spessore: il Magg. Sott. Cap. del Nuc. Invest. Insud. Inest. Ossequiato nel suo Ufficio presso l’Alto Comando Terrestre Navale Aeronautico Satellitare Sottomarino Supervulcanico Antiterremoti Competente per Territorio… »
Edith:-«Constatata la fine avvenuta mediante colpo da se stesso inferto nella parte centrale della parete frontale.
Sopralluogato il locale di cui l’azione suddetta.
Dato ascolto ad eventuali testimoni. Ricevuta conferma negativa a quanto prima, e prima di quanto.
Abbiamo,
io abbiamo al giudice ed al Piemme notiziato la negatività criminosa dell’attività prodotta da improbabile seconda terza quarta e quinta soggettività di individui sottoposti a verifiche investigative aventi per oggetto il suddetto fatto inoppugnabile e di certa natura lesivatoria.
La foto di Maradona?
Dettaglio inqualificabile.
Era rubata?
Sarà la superiore giustizia suprema a deciderlo sopra tutto.
Noi, io abbiamo il compito di investigatore.
I giusti giudicano, cioè giudiziano, cioè giustiziano, cioè giudificano, i militari indagano.
Noi, io non siamo i giusti.
Ho detto qualcosa di sbagliato?
Io penso così.
Per noi, io, questa è la legge.»
Edoardo: -«L’ultimo intervento è stato realizzato tra la gente comune… »
Una voce dall’alto: -«Salve lei è l’edicolante di Piazza Delle Vittime?
Lo conosceva il suicida?»
Edith: -«E chi non lo conosce.
Ogni mattina compra… »
La voce dall’alto: -«Comprava!»
Edith: -«…il corriere dello sport e mi parla… »
La voce: -«Parlava!»
Edith: -«… dei programmi televisivi a pagamento che ha visto la notte.
Lo conosco, lo conosco.
Solo TV ed a spasso per i bar.
Mai altro.
Brava persona.
Un poco…
Ma è vero?
La fotografia, il maleficio, il castigo universale…
Non so più cosa pensare, è tutto sbagliato.»
Edoardo: -«In una comunità microscopica come la nostra, il morso di una cagnetta rappresenta la notizia dell’anno per Mimì, l’intrepido temerario super fascistone gigante, proprietario direttore redattore telefonista autista delle sei pagine “IL GOLFINO” di cronaca sport politica chiesa costume moralismo arte previdenza assistenza sanità viabilità abusivismo clientelismo bla-bla-bla-ismi.
Così come fa pagare tariffe astronomiche per pubblicizzare qualsiasi schifezza… -tutto-, nonostante la tiratura non stratosferica, egli sarebbe capace nella stessa maniera di pagare compensi irrisori… – nulla- al promotore di un simile evento!
L’edizione straordinaria uscita nella tarda mattinata mostra in prima pagina il corpo.
Si vede poco e di lato, benché la foto sia molto ravvicinata.
Ciò che si nota è una folta capigliatura, una maglietta striminzita a larghe strisce verticali, la mancanza di scarpe, ed il pantalone estivo a mezza coscia -scuro con una tasca dalla fodera rivoltata anche essa a larghe strisce verticali-.
Il titolo ad otto colonne con caratteri cubitali dice…»
Edith: -«Ancora una vittima innocente».
Edoardo: -«Più sotto l’occhiello…»
Edith: -«La nostra società crea solo emarginati».
Edoardo: -«Io avrei scritto: “Eliminato un altro colpevole”. “La nostra società non ammette emarginati”.
Il testo (firmato Biagino) tanto piagnucolante quanto pregno di populistiche ribellioni sociali, svolazza tra luoghi comuni ed incoerenza…»
Edith: -«La nostra attuale amministrazione, demo… pluto… comunist… social… dittatoral… anarch… globalist… padana minimalist… con a capo la Sindachessa, di poche pretese ma oggetto di molte caricature, democristiana, ex democristiana, felice sorridente, convinta assertrice dei principi fondamentali ed inalienabili del matrimonio, del divorzio, della natura, della caccia e della pesca, delle zanzare e delle zoccole (topi, ratti, pantegane) gigantesche e ben nutrite, delle razze marocchine e padane, della civiltà napoletana e padana, dell’Italia e della padania, della patria unita, della patria in pezzi regionali, della patria in pezzettini provinciali, della sua minuscola patria comunale, essa, eletta dal popolo pecorone vigliacco, non è stata in grado di creare un parcheggio in Via Delle Ginestre, per dare una speranza di vita civile ai poveri emarginati.
Così nascono i ladri, e così si muore uccisi dal rimorso.»
Edoardo: -«Io avrei scritto “Anche chi è nato ladro sa che Maradona non si tocca.”
Essere mariuolo è una professione non adatta ai fessi.
Dalle pagine con foto che tutta la stampa locale ha dedicato questo pomeriggio al suicidio, desumo i particolari della scena del tragico evento.»
Edith: -«Su un foglio di carta, strappato da un quaderno a quadretti, l’addio alla vita del parcheggiatore abusivo di Via Delle Ginestre abbracciava la foto del grande Diego.»
Edoardo: -«L’immagine del Pibe, in una posa da austero condottiero con indosso la maglia azzurra, era poggiata sul tavolo della stanza cucina soggiorno pranzo antibagno lavanderia e stireria, proprio accanto al corpo abbandonato nella stagnante aria pregna d’odori di
sughi bruciacchiati, di saponi marsigliesi, di panni sporchi e di piatti da lavare.
Il manoscritto dalla grafia di difficile comprensione è stato riprodotto in fotocopia e, di lato, integrato da questa più semplice trascrizione a caratteri di stampa… »
Tom: -«Dal giorno in cui ho rubato la foto di Maradona non ho più avuto pace, e non ne avrò di certo in seguito, né distruggendola né restituendola.
Il mio peccato di non averlo amato e neppure rispettato è stato enorme, finanche maggiore della mia sfrontata e baldanzosa azione. Non chiedo scusa e non mi pento, poiché capisco che ogni tentativo in tal senso sarebbe inutile.
Chi troppo ama non sa perdonare.
Abbiate cura dei miei figli.
Loro non c’entrano.
Ignazio.»
Edoardo: -«Ignazio, il mio fratello gemello!»

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica

Il furto della foto

PARTE PRIMA

Agosto

PARTE SECONDA

Primo giorno

Secondo giorno

Terzo giorno

Quarto giorno

Quinto giorno

Sesto giorno

Settimo giorno

Ottavo giorno

Nono giorno

Decimo giorno

Undicesimo giorno

PARTE TERZA

CAPITOLO PRIMO

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Poesie dei sogni

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Per Aurora volume quarto di Bruno Mancini

seconda edizione

ID 4wwn72

ISBN 9781471072789


Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-7278-9
Versione 2 | ID 4wwn72
Creato: 28 ago 2022
Modificato: 29 ago 2022
Libro, 89 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00


Informazioni sul copyright
Revisiona le informazioni sul copyright
Titolo Il furto della foto di Maradona
Sottotitolo Per Aurora volume quarto
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-7278-9
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Originale digitale
Seconda edizione
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

Descrizione
Fatti e misfatti realmente accaduti, ma un po’ romanzati
Note sui collaboratori (1454 / 2500)
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.”
“… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

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Racconti
Il furto della foto.
Poesie dei sogni

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Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 23
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Per Aurora – volume quarto – Decimo giorno

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Decimo giorno

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Decimo giorno

Edoardo: -«Sabato 14 Agosto … ore 23.54.
Ho telefonato al cellulare ricevuto da Cristina ed alla sua risposta… “Pronto”, senza presentarmi né chiedere chi fosse, non dandogli il tempo di interloquire, con molta calma, evitando qualsiasi interruzioni, suadente, deciso, gli ho detto…
Edith: -«Quando avevi venti anni potevi ancora fuggire alla tua coscienza.
Da giovani tutti ci siamo lusingati di essere simili a Dio.
Indistruttibili mortali.
Ora è tardi.
Non hai fiato per continuare la corsa.
Cessala, e sarai finalmente un distruttibile immortale. Sei braccato, emarginato, confinato finanche dai veri ladroni.
Puoi solo scegliere tra volare dalla finestra per dodici metri fino alla strada, pendolare al gancio di un lampadario, bere sette litri di acido muriatico, oppure, e basta, esploderti una cartuccia sulla fronte.
Fossi in te scegliere quest’ultima ipotesi, ma non intendo influenzarti.
Pensa che bello, non sei stato nessuno neppure rubando la foto di Maradona, invece diventi prima pagina liberandoci dai tuoi blasfemi inganni.
I giornali, i rotocalchi, le televisioni direbbero di te: “Con gli occhi vitrei su una maschera rossa.
Distruttibile mortale, diviene indistruttibile immortale!” Prova.
Un colpo solo.
Bum.
Non chiudere il telefono.
Bum.
Voglio sentire il colpo.
Attento alla foto.
Che non si macchi.
Dai, stronzo dai.
Bum.»

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Il furto della foto

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Modificato: 29 ago 2022
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“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.”
“… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
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Per Aurora – volume quarto – Nono giorno

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Nono giorno

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Nono giorno

Edoardo: -«Venerdi13 Agosto…
Venerdì tredici per alcuni è considerato un giorno sfortunato!
Non esistono precise statistiche che analizzino quante volte “alcuni” abbiano ragione, e quante volte viceversa “tutti gli altri” siano nel giusto.
Dalle mie parti le superstizioni, i simbolismi, le scaramanzie, riceverebbero certamente, in un ipotetico palio cittadino, un numero di decorazioni superiori ad ogni altra aggregazione di “modus vivendi”.
Il raro gentiluomo che si appresta a lasciare il posto a sedere, nel bus stracolmo -ad una donna incinta con un bambino in braccio-, si blocca, irrimediabilmente, annullando il suo slancio umanitario se quella signora ha un colore viola nell’abbigliamento.
Va peggio se un lieve difetto fisico deturpa la linea delle spalle della donna in evidente difficoltà.
Viola è il colore delle onoranze funebri, i gobbi portano sfortuna.
Oggi è venerdì tredici e per l’abusivo di Via Delle Ginestre è stato un giorno particolarmente sfigato.
Avrebbe fatto meglio a non uscire da casa.
Si vede che non è superstizioso, o non ha fatto caso alla concomitanza di tredici e venerdì.
Stamattina l’abusivo di Via Ginestre, mentre era intento ad una semplice manovra di parcheggio, è stato distratto da due suoi compari che chiacchieravano ad alta voce della vicenda del furto ed il più anziano diceva, sputando con sfregio per terra… »
Edith: -«Chi ha arrubbato ‘a foto fa schifo ai mariuoli.»
Edoardo: -«L’altro, capelli biondi, sigarette americane, occhiali scuri linea e marchio Ferrari, incalzava… »
Una voce dal fondo: -«Ai mariuoli? Colui fa schifo all’umanità.»
Edoardo: -«Altri due sputi per terra.
Il nostro, per guardare la scena, si è distratto dalla guida, ha perso il controllo dell’auto e in un colpo solo ne ha sfasciate altre tre.
Fanalini, parafanghi, lunotti, cofani, marmitte, non si capiva niente, una serie di botti e crac e crrr e shchhh…
Edith: -«Gesù ma comm ha fatt…»
Una voce roca: -«Colui forse ha avuto un colpo di sonno.»
Una seconda voce, bisbigliando: -«Suonno?
Ma chill ha nguaiat pure o Porsce do ricuttaro de biliardi.»
Una terza voce dall’alto: -«Il ricottaro?
Vuoi dire lo spacciatore.»
Edith: -«Chehhe e chelle.
E mo sient a mugliera Margherita!»
La terza voce: -«Certo sono cazzi acidi per colui.»
La prima voce: -«Essa già ‘o vatte quando iss porta e sord, figurammece mo che non bastarrà ‘n anno e fatica.”
Edith: -«Certo.
Il biliardiere quando deve dare è stronzo, e tu lo sai bene come me, ma quando deve avere è proprio fetente, il più fetente di tutta l’Isola.»
La seconda voce: -«Fnnesce c’abbusca da i figl drocati do’ biliardiere e dalla stoppola della moglie.»
La prima voce: -«Per un colpo di sonno.»
La terza voce: -«Suonn, chill avrà visto ‘o riavuto» Edith: -«Andiamo Sasà, se no finisce che ci chiamano a testimone.
Comunque chi ha toccato a Maradona fa schifo all’umanità, è un figlio di puttana, pù pù, gli sputerei in faccia.»
Le tre voci insieme: -«’N faccia, ‘n culo.»
Edoardo: -«Poco fa, prima di concedermi qualche ora di sonno notturno, la curiosità di verificare i nuovi contatti, ed in special modo l’eventuale prosieguo della corrispondenza proveniente da [email protected], mi ha indotto ad aprire la casella di posta elettronica.
Vi ho trovato l’e-mail promessa da [email protected] con: il numero di un cellulare, la pagina odierna del Corriere riportante il nuovo articolo del furto e la foto della maglia in bacheca, e poi poche righe… »
Edith: -«Questo è il numero di cellulare della persona che cerchi.
Non chiedermi come l’ho ottenuto.
Fidati.
So tante altre cose su di lui.
Se vuoi, puoi, con immaginazione, contattarmi.
Non farti scrupoli.
È un bastardo.
Forza Napoli.
Forza Diego.
Forza noi.
Cristina.”
Mia nonna si chiamava Cristina.
La mamma di mia madre.
Ho chiuso gli occhi ed ho aspettato.»

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Ottavo giorno

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Ottavo giorno

Edoardo: -«Giovedì 12 Agosto.
Ogni parete delle vie principali è tappezzata da manifesti murali di scherno.
Lo scempio ambientale è stato feroce, catastrofico.
Trenta anni di un abusivismo edilizio da record mondiale, il primo posto nella hit parade cosmica delle costruzioni abusive, l’illegalità diffusa su ognuna delle particelle catastali relative a tutti i comuni dell’isola, le scarpate rese carrabili (!) dai Tizio per accessi a manufatti privi di qualsivoglia autorizzazione, i sottoboschi di felci e mirtilli promossi (!) dai Caio in prati verdi rasati e piscine artificiali (richiamo ipocrita alle bellezze della natura) per contorno e complemento di aberranti edificazioni prive di qualsiasi licenza, gli androni cinti da pietre scalpellate e picchettate a mano ristrutturati(!) dai Sempronio in mini appartamenti con aria condizionata, l’albergo costruito sul Canneto del Lido, l’altro albergo nella Pineta dell’Arso, l’altro albergo sugli Scogli di Punta Molino, l’altro albergo sulla Vecchia Bocca del Porto, l’altro albergo sugli indifesi cespugli di ginestre (ginestra, fiore amato dalla mia donna), l’altro alberg… l’altra strada… l’altro campo di calcio… l’altra villa (!) villetta (!), palazzo (!) palazzina (!), appartamento (!) quartino (!), ammezzato (!), terrazzino (!), tettoia (!) tettoietta (!), supermercato (!) negozietto (!), garage (!) parcheggino (!), capannone (!) capannuccia (!)… l’altro album fotografico di un territorio devastato da trenta anni di sequestri sigilli sentenze assoluzioni condoni connivenze… tutto ciò ed altro ancora, è stato niente a confronto della sfrenata apocalisse schiaffeggiata sui muri, sugli alberi, sugli asfalti delle strade e dei terrazzi, su tutto… dalla ribellione del popolo di Maradona.

Ho visto la torre campanaria di Piazza Crocetta sovrastata da una enorme bandiera con l’effige di Diego nelle sembianze di Ernesto “Che” Guevara.
Una gigantografia di Diego sui merli della cosiddettaTorre di Michelangelo.
Ho contato quattrocento cinquantasette “DIEGO” scritti con spray azzurro sulla parete della Galleria “I Nostri Ambasciatori”.
Nessun manifesto ha resistito, tutti ricoperti.
Non abbiamo più avuto notizie di detersivi, telefoni, morti, mutande, reggi zizze, dentifrici, computer, sagre, fiere, spettacoli, onoranze, proteste: sono state come cancellate da un uragano tifone tornado.
Nessun manifesto nemmeno politico (!) ha resistito alla furia incollante della protesta spontanea e totalizzante zampillata dai cuori napoletani… ».
Una voce: -«Diego è grande»
Un’altra voce: -«Diego è grande per tutti»
Una terza voce: -«Diego è grande per tutti i napoletani»
Edoardo: -«Diego in ogni angolo.
Il mariuolo è isolato.
Povero stronzo.»
Edith: -«Stronzo sicuro, povero vedremo.»
Edoardo: -«Ieri non ho avuto voglia di leggere la posta, stanotte l’ho aperta, solo per controllare l’eventuale arrivo di un altro messaggio spedito da [email protected].
C’è.
In effetti, sono solo tre parole… »
Edith: -«Piccirì, aspetta domani.»

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Dedica

Il furto della foto

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“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.”
“… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Per Aurora volume quarto

seconda edizione

Racconti
Il furto della foto.
Poesie dei sogni

Per Aurora – volume quarto – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora volume quarto

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 23
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Per Aurora – volume quarto – Settimo giorno

Per Aurora – volume quarto – Settimo giorno

Settimo giorno

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Settimo giorno

Edoardo: -«Mercoledì 11 Agosto.
Questa mattina ancora prima di arrivare all’edicola di Piazzetta Gelsomino, avevo già saputo quasi tutto.
Il secondo quotidiano in classifica per tiratura nazionale ha dato notizia della vicenda.
Il popolare giornale locale, ed una delle più antiche pubblicazioni italiane sono entrambi usciti con un articolo, su sei colonne, e con due nitide foto raffiguranti la maglia nella vetrina.
Mimì mi aveva accennato qualcosa, ma non credevo che avesse tanto potere ed esibisse tanta solidarietà alla mia causa.»
Edith: -«Ed io ripeto l’operazione di conservare una copia dei giornali, prima che vengano barbaramente sgualciti dagli assatanati predatori di notizie che frequentano il locale.»

Edoardo: -«Giuseppina la Cicciona mi ha aspettato nella strettoia tra il fotografo ed il barbiere.
Non riuscendo a passare, per la ristrettezza dello spazio che la sua mole lasciava a disposizione, sono educatamente sceso dalla bicicletta. Sbagliando perché lei… »
Edith: -«Dottò, Dottò come site bello!
Aveto fatte buono.
L’avite misso a figure ‘e merda!
Io non parlo italiano e manco napulitano.
Comme a tutte, parliamo ischiaiolo.
Voi capite è vero?
Chillo adda murì schiattato ‘n cuorpo!»
Edoardo: -«Le ho detto “Va bene ma permettimi di passare”, e lei….»
Edith: -«Dottò, Dottò, ‘a pozzo tuccà a maglietta? Nu poc poc.
Non vi preoccupate, mi vado a lavare prima le mani col sapone.»
Edoardo: -«Non avevo ancora cessato di stringerle un polso pronunziando “Va bene, va bene, dopo, ma mi lasci passare?” ed ecco che Pasquale il microtassista , avendomi visto da lontano, ha preso il giornale che aveva poggiato in bella vista sul sedile dei passeggeri, e l’ha sventolato al mio indirizzo, urlando con una mano ad imbuto sulla bocca… »

Edith: -«Vai, vai, distruggilo, massacralo, uccidilo, non sei solo.
Tutti con te.
Forza Diego.»
Edoardo: -«Per un attimo ho temuto che mi avrebbe inseguito gettandomi un secchio d’acqua gelata sul collo, quasi fossi il suo ciclista preferito in testa all’ultimo strappo sulla scalata della Cima Coppi.
Nemmeno tre pedalate dopo, ventuno metri, approfittando del mio forzato rallentamento dovuto all’ovazione inaspettata di quattro ragazzi e tre palloni, lei Concetta Concettina Ina, la fotoreporter inviata speciale redattrice direttrice dei servizi serali d’informazione trasmessi dalla televisione locale, lei Ina la Vespa, la summa artefice, l’espressione, lo charme, l’intelligenza, la signorilità, l’educazione, la simpatia, la damina ovattata, l’idolo, l’invidiata, lei Ina la bionda, la fidanzata del figlio di Marco, mi ha bloccato con una mano sul manubrio -senza ritegno-, ha scudisciato il microfono a pochi centimetri dal mio muso, e, spudoratamente disconoscendo la palese ritrosia espressa dai gesti che compivo, con prepotenza… »
Edith: -«Ecco a voi, gentili telespettatori, l’uomo che ha sfidato la delinquenza più spietata.
Gli hanno rubata la foto dell’Idolo, e lui ha avuto il coraggio di riempire il vuoto, mettendo in esposizione nello stesso luogo addirittura la maglia, sì, la maglia del favoloso numero 10.
La maglia di Maradona.
La maglia mai lavata di Maradona.
La maglia mai lavata di Maradona, indossata dal Pibe in una partita di Coppa.
Ma ormai quest’uomo intrepido che osa sfidare la peggiore delinquenza per un ideale, non è più solo.
La sua battaglia è diventata una bandiera per la voglia di riscatto di tutto il popolo onesto del nostro golfo.»
Edoardo: -«Ina, Inuccia, posso passare?»
Edith: -«Il “Golfino”, nell’articolo di oggi, dice che tu, mediante l’ironia, hai proposto un nuovo sistema per sfidare la delinquenza.
Un po’ come le classiche pernacchie di Totò e di Eduardo De Filippo.
Cioè provocando l’emarginazione attraverso la beffa ed il ridicolo.
Proponendo, in un primo momento, la sfacciata provocazione del cartello con la notizia del furto, poi non accettando il cavallo di ritorno, infine esponendo la maglia del Pibe al posto della foto rubata, hai coinvolto una intera popolazione, accorsa compatta al tuo fianco nella sfida inimmaginabile prima del blasfemo affronto.
Dimmi, racconta ai nostri telespettatori, è vero che quattro, (quattro!) della Curva B, quattro, (quattro!) armadi umani, quattro, (quattro!) diciamo “ragazzacci” si sono auto nominati “CONTROLLORI DELLA SITUAZIONE MARADONA” sfoggiando ghigni terrorizzanti ed urlando slogan di chiaro contenuto minaccioso?»
Una voce: -«Maradona non si tocca».
Una seconda voce: -«Chi vo’ bene a Maradona è frat a me».
Tre voci insieme: -«Omme ‘e merda, mariuolo, vieni, vieni.»
Edith: -« E poi…»
Edoardo: -«Ina, Inuccia, Inetta, mi fai passare?»
Edith: -«Forza Napoli.
Forza Diego.
Felicino, fallo passare.»

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica

Il furto della foto

PARTE PRIMA

Agosto

PARTE SECONDA

Primo giorno

Secondo giorno

Terzo giorno

Quarto giorno

Quinto giorno

Sesto giorno

Settimo giorno

Ottavo giorno

Nono giorno

Decimo giorno

Undicesimo giorno

PARTE TERZA

CAPITOLO PRIMO

CAPITOLO SECONDO

CAPITOLO TERZO

CAPITOLO QUARTO

PARTE QUARTA

Poesie dei sogni

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Per Aurora – volume quarto – Vetrina LULU

Per Aurora volume quarto di Bruno Mancini

seconda edizione

ID 4wwn72

ISBN 9781471072789


Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-7278-9
Versione 2 | ID 4wwn72
Creato: 28 ago 2022
Modificato: 29 ago 2022
Libro, 89 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00


Informazioni sul copyright
Revisiona le informazioni sul copyright
Titolo Il furto della foto di Maradona
Sottotitolo Per Aurora volume quarto
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-7278-9
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Originale digitale
Seconda edizione
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

Descrizione
Fatti e misfatti realmente accaduti, ma un po’ romanzati
Note sui collaboratori (1454 / 2500)
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.”
“… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

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Per Aurora – volume quarto – Sesto giorno

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Sesto giorno

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Sesto giorno

Edoardo: -«Martedì 10 Agosto…
Caro diario, con intraprendenza via-via più marcata ed evidente, piano-piano, il silenzioso composto flusso di visitatori si è trasformato prima in singoli capannelli vocianti, poi in folto raggruppamento di smaniosi protestatori, fino a sfociare nelle innumerevoli manifestazioni popolari entro cui io sono rimasto coinvolto quale essenziale punto di riferimento.
Ho incontrato un’infinità di persone.
Non ho mai parlato tanto in un solo giorno.
Non avevo mai parlato tanto in un solo giorno!
Il bello è che adesso sono già le tre di notte e quindi tu sei un diario “sfasato” come me.
Quando gli altri, i normali, gli educati, i similia similibus, i tele-dipendenti metodici abitudinari borghesi familiarizzati annusano il profumo del caffè per svegliarsi, io, scodinzolando come un serpente tra le sedie della cucina, apro il frigo, e bevo una super ultima birra popolare per addormentarmi.
Oggi (ieri!) per me è stata una giornata Bla Bla Bla parlata in un napoletano ischiota che non riesco a scrivere.
Tradurrò tutto in italiano, anche se l’originale fascinosa affabulazione dialettica perderà specifici connotati acustici di virulenza e passionalità.
Però più tardi, poiché voglio iniziare dalla telefonata che ho ricevuto prima delle nove, nove del mattino, quasi l’alba per me…»
Edith: -«Ciaoooo!
Come staiiiii?
È ver o o o o?»
Edoardo: -«Chi sei?»
Edith: -«Tanto è inutile, non mi riconosceresti per il nome.
Sono la milanese del Fernet e caffè freddo all’una di notte.»
Edoardo: -«Da Milano? Forse la bella statuina ventenne di striminzite origini nostrane? La bionda… »
Edith: -«Lei, sì.
È ver o o o o?
Possibiiiile?
Sono giunti a tanto?
Da noi il misero polacco lavavetri non commetterebbe mai una simile sciocchezza.»
Edoardo: -«Milano non è il golfo di Napoli.»
Edith: -«Guarda te, neppure in Africa.
Scommetto una fortuna.
Non lo trovi un pirla, voi dite fesso, che si condanna con tanta incoscienza.»
Edoardo: -«Come hai saputo?»
Edith: -«La “Corriera delle Otto” ne ha data notizia di buonora.
Per me, guarda te lo dice una ex terrone, lui, il mariuolo, è morto.
A Napoli non lo perdoneranno.»
Edoardo: -«Esagerata.
Napoli.
Morto.
I tempi sono cambiati.»
Edith: -«Per te forse, non per i Maradoneti.
Io ne sono un esempio. Infatti, la ragione della mia telefonata è per dirti che ho già spedito in posta celere assicurata, al tuo indirizzo, quindici fotografie esclusive di me bambina tra le braccia ed i piedi di Diego.
Te le regalo.
Fanne l’uso che vuoi.
Salutami Ischia.
Forza Napoli.
Forza Diego.»
Edoardo: -«Tu-tu-tu. Ha interrotto la linea.
Con molti sforzi, sono infine riuscito ad aprire gli occhi ed ho notato sul davanzale accanto alla finestra la striscia arcobaleno della luce filtrata attraverso il vetro socchiuso.
Era in una posizione di gran lunga distante dall’usuale.
Il sospetto che fosse presto, molto presto, prestissimo, molto prestissimo, moltissimo prestissimo, moltissimo prestissimissimo, molto moltissimo prestissimissimo per svegliarmi, è diventato dolorosa conferma alla vista del display, verde, inserito nel frontalino del decoder satellitare: ore 8.47.
Purtroppo.
Poche altre volte ho avuta la sfortuna di scrivere nel diario memorie di mie azioni avvenute tra le sette e le undici del mattino.
Le rare occasioni che mi vengono in mente sono state determinate o da avvenimenti luttuosi, o da partenze per lontane destinazioni.
Solo un particolare giorno lieto ha avuto il privilegio di tanta esclusività.
Ricordo bene.
Mi sposai alle undici, ma alle nove ero già sveglio. Comunque, stamattina (ieri?) ho recitato una lunga serie di imprecazioni italiane turche rumene latine inglesi francesi tedesche greche libiche spagnole polacche ed ucraine, napoletane romane veneziane siciliane, milanesi e bolognesi; ho bestemmiato tutti gli dei possibili ed immaginabili; sono andato nel bagno, e mentre urinavo più fuori che dentro il vaso mi sono sputato in faccia nello specchio, mortificandomi e giurandomi di non dimenticare mai più aperto il telefonino all’ora del sonno. Il sonno è sacro oltre qualsiasi notizia.
Dormendo sono finalmente solo con me stesso.
Il sonno è più sacro delle notizie e delle altrui esigenze. Quando dormo, c’è spazio esclusivamente per me e per i miei pensieri.
Pochi minuti dopo, ho infilato i calzoni chiari i sandali e la maglietta azzurra, il cappello da pescatore -azzurro-, gli occhiali da sole ultrascuri azzurrati, ho sbattuto la porta, chiudendola, con un fracasso da terremoto casamicciolese, ed ho iniziato il cammino verso il necessario caffè doppio senza zucchero.
Non riesco a bere la prima birra della giornata se non ho già masticato un grano di caffè che chiedo di aggiungere nella tazzina.
Mancavano pochi metri per giungere all’angolo rifugio che avevo scelto, accanto alla vasca dei pesci rossi, per indorare il forzato esilio (almeno fino alle undici nessuno avrebbe dovuto vedermi pena lo sconquasso di ogni relazione futura: amici, conoscenti, gente comune e nemici si sarebbero potuti avvalere di quel fortuito incontro per chiedermene altri simili in altre occasioni).
No, no, nessuno doveva notare la mia presenza in quelle ore), ed ecco, implacabile, la triste mannaia della FAMA abbattere le mie difese di riservatezza».
Edith: -«Ho letto della disgrazia e sono venuto personalmente a portare la mia solidarietà.»
Edoardo: -«Grazie, ma non è il caso di farne un dramma.»
Edith: -«Non è il caso? Dramma? Peggio, qui si arriverà alla tragedia.
Un giorno, cioè una notte (faccio l’autotrasportatore, nel piccolo, il furgone è mio, carico e scarico, prelevo e consegno, Ischia Napoli Pozzuoli, sono stato pure a Bagnoli una volta), una notte, mentre imbarcavo da Ischia per Pozzuoli, alle due, tre, quattro non ricordo, Bix, il mio cane da caccia, mezzo bastardo e mezzo combinato con un vero campione afragolese, non riuscì a saltare in tempo sul portellone del traghetto (era il ferry boat di Carluccio). Rimase a terra.»
Edoardo: -«Cose che capitano, che bevi?»
Edith: -«Niente.
Non sono venuto per bere.
Per Diego.
Sto qua per Diego.
Non dovevano farlo.
A me mi telefonarono sul cellulare a Pozzuoli e mi dissero che Bix era in loro possesso e se lo volevo riavere dovevo portare un milione di lire in contanti alle sei davanti al cinema Puteolum.»
Edoardo: -«Hai chiamato i carabinieri?»
Edith: -«Sei pazzo, gli ho portato i soldi e loro mi hanno dato Bix con pure un guinzaglio nuovo.
Io sì che ti capisco.»
Edoardo: -«Che bevi?»
Edith: -«Offri tu?»
Edoardo: -«No.»
Edith: -«Forza Napoli.
Forza Diego.
Ciao.»
Edoardo: -«La posta elettronica oggi trasborda di incitamenti e complimenti vergati con ogni tipologia di espressività, dalle frasi dialettali, alle figure ormai entrate nell’uso comune della internet comunicatività.
Ne ho lette alcune, non molte.
Non ho dato alcuna risposta.
Ho copiato sul desktop la nuova e-mail inviatami da [email protected]… »
Edith: -«Essa dice “Caro Bruno, credo che siamo quasi giunti alla meta.
Domani probabilmente… massimo dopodomani.
Ti abbraccio.»
Edoardo: -«E tre, sono tre e-mail anonime, sempre più confidenzialined intriganti.
Aspetterò domani!»
Edith: -«O forse dopodomani!»

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Quinto giorno

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“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.”
“… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
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PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Quinto giorno

Edoardo: -«Lunedì 9 Agosto…
Tanta, tanta gente si è soffermata incredula in silenzio davanti alla vetrina della porta principale. Quasi nessuno, forse per pudore, è entrato a chiedermi spiegazioni.
Non mi era capitato mai, ad agosto, di avere tempo per spulciare gli appunti di futili curiosità accadute durante le ore di lavoro e custodite -abbandonate- disordinatamente nei cassetti.
Oggi, durante la pausa pomeridiana, tra un gelato alla spagnola innaffiato di grappa alla ruta ed una grappa alla ruta corretta con gelato alla spagnola, ho avuto sottomano alcuni bigliettini che avevo accantonato nei mesi scorsi per utilizzarli in un racconto da titolare “Il chioccolo del fringuello”.
Il 13/07… alle ore 22.30 un piccolo bambino mi tira i pantaloni…»
Edith: -«Voglio una coca cola.»
Edoardo: -«Un euro.»
Edith: -«Non ne ho»
Edoardo: -«Vai da tuo padre e te lo fai dare.»
Edith: – «Lui si incazza.»
Edoardo: -«E che fa.»
Edith: -«Mi molla un buffettone.»
Edoardo: -«Grande?»
Edith: -«Ha una mano grandissima»
Edoardo: -«E ti da gli schiaffi?»
Edith: -«Buffettoni, e pure scoregge fortissime, e pure io le so fare a comando e puzzano pure e vuoi sentire e…»
Edoardo: -«Guagliò vattenne.
Il 13/07… ore 23.30 un uomo elegante e profumato, di circa quaranta anni… »
Edith: -«Mi dia tre Magnum Bianchi.»
Edoardo: -«Gli dico “Prego, tre euro e novanta centesimi. Batto lo scontrino, lui paga, ritira il resto, si avvia verso la porta, ritorna…»
Edith: -«Non mi dica niente.
Mi cambia un Bianco in un Gola?»
Edoardo: -«Certo.» Edith: -«Quanto?»
Edoardo: -«Gli dico “venti centesimi”, lui paga e si dirige verso l’uscita, torna… »
Edith: -«Non mi dica niente.
Mi farebbe lo scontrino per la differenza?»
Edoardo: -«venti centesimi?»
Edith: -«Sa è una cena, non vorrei non essere creduto, poiché dobbiamo dividere.»
Edoardo: -«Venti centesimi? Diviso quanti?»
Edith: -«Cinque.»
Edoardo: -«Sa che faccio?
Le emetto uno scontrino maggiorato di cinquanta centesimi, così lei recupera qualcosa per il disturbo del trasporto.»
Edith: -«Grazie, grazie molte.»
Edoardo: -«Il 24/07… ore 13, una trentenne, occhiali scuri, borsa da mare, magra, capelli aderenti al viso truccato in modo eclatante, forse romana, legge il menù…»
Edith: -«Gnocchi prego.»
Edoardo: -«Va bene.»
Edith: -«Non ci metta formaggio su.»
Edoardo: -«Non lo mettiamo mai. Solo pezzettini di mozzarella.»
Edith: -«No niente mozzarella.»
Edoardo: -«Mi spiace, non posso, è già nel sugo.»
Edith: -«Allora niente… vediamo… mi porti un panino.»
Edoardo: -«Come lo vuole?»
Edith: -«Come c’è?»
Edoardo: -«Pomodoro e tonno.
Salumi e formaggi.
Mozzarella e pomodori…»
Edith: -«Ecco, mi porti un panino solo mozzarella.»
Edoardo: -«Il 10/07… alle ore 1.30, un uomo di gradevole aspetto, abbronzato, alto, collana d’oro vistosa.»
Edith: -«Avrebbe della colla per topi?»
Edoardo: -«Perché se n’è fuggita?»
Edith: -«Chi?!»
Edoardo: -«La zoccola!»
Edoardo: -«Il 14/07… alle ore 19.30, un ricco con una ricca… lui, l’uomo… »
Edith: -«Un prosecco ed un caffé.»
Edoardo: -«La donna, rivolta dalla mia parte… »
Edith: -«Lei è sempre Don Franco?»
Edoardo: -«Mai stato. Credo!»
Una voce dalla strada: -«Coccooo… cocco belloooo… coo… ccoo…»
Edoardo: -«Il 4/07… ore 23.30, un tipo alla Franco de Angelo (il mio amico internazionale, amico quando non era internazionale)…»
Edith: -«A mia moglie è venuta voglia di un cioccolatino.»
Edoardo: -«Sfusi non ne abbiamo. Ci sono queste barrette da un euro.»
Edith: -«Ed io spendo un euro per una voglia di mia moglie?»
Edoardo: -«Il 24/07… ore 1.45, la signorina extra acchitata, pantaloni bianchi aderenti da far notare le vene pulsanti sui glutei e sul ventre, corpetto trasparente da mostrare le costole ed i polmoni, due labbra, due, rosse entrambe e gonfie una più dell’altra, sugli occhi tutte le schifezze immaginabili compresi i brillantini i luccichii ed i faretti miniaturizzati, ogni scarpa con punta di trenta centimetri, ogni dito con anello di mezzo chilo, ogni orecchio con catenacci dorati, al naso un chiodo nella narice sinistra ed un pipistrello nella narice destra… »
Edith: -«C…e… l’ha… un t…e…le…fo…no?»
Edoardo: -«No.»
Edith: -«Gli…e…la… pa… go… .E’…urge… n… te.»
Edoardo: -«Nessun tipo di telefono.»
La voce di un marocchino: -«Se urgen tu us mio cellul. Prend uest.»
Edith: -«G…r…a…zie. E’ acceso?»
La voce: -«Sì sì. Sì.»
Edith: -«Wé, amò, so’ pronta.»
Edoardo: -«Il 14/07 alle ore 1.30 è tornato quel cliente dei venti centesimi.
Ha comprato gelati, è venuto alla cassa… »
Edith: -«Quanto pago?»
Edoardo: -«Quando gli ho chiesto ad alta voce “Le faccio lo scontrino maggiorato come ieri?” ha cambiato colore e non ha risposto.
Come ho fatto a non capire subito che la persona accanto a lui era uno degli amici della cena precedente?»
Edith: -«Bugiardo.
Carogna!!!
L’avevi capito!»
Edoardo: -« Nel mio primitivo intento “Il Chioccolo del fringuello” avrebbe dovuto essere una specie di lavoro ruotante intorno agli sdoppiamenti di personalità della gente comune (i vip, di per sé, sono esclusi da ogni confronto).
Non era stata un’intuizione fallace.
Ne trovo la conferma riconoscendo attori, nel variopinto e folcloristico aggregato di folla incredula per la notizia del furto, gli stessi soggetti descritti nei foglietti che ho appena finito di copiare.
Tutti, tutti i commossi visitatori della teca ove era stata sostituita la foto rubata con la speciale reliquia, tutti gli adoranti sbalorditi ammiratori della mitica numero 10, tutti, di qualsiasi età sesso ed estrazione sociale, tutti potevano essere associati in una stessa collettività, una specie di setta segreta… »
Edith: -«I MARADONETI.»
Edoardo: -«Nella casella della posta in arrivo, l’unica significativa nuova e-mail che non sia pubblicità, proviene da [email protected]… »
Edith: -«Piccirì, abbiamo formato una squadra investigativa per identificare il colpevole ed affidarlo alla giustizia popolare.
Le nostre anime ti sono vicine.»
Edoardo: -«Un’altra e-mail anonima! “Piccirì” mi è molto familiare!
“Giustizia popolare” è un retaggio di altre epoche!
“Le nostre anime”, mah!»

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PARTE PRIMA

Agosto

PARTE SECONDA

Primo giorno

Secondo giorno

Terzo giorno

Quarto giorno

Quinto giorno

Sesto giorno

Settimo giorno

Ottavo giorno

Nono giorno

Decimo giorno

Undicesimo giorno

PARTE TERZA

CAPITOLO PRIMO

CAPITOLO SECONDO

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CAPITOLO QUARTO

PARTE QUARTA

Poesie dei sogni

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Creato: 28 ago 2022
Modificato: 29 ago 2022
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Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00


Informazioni sul copyright
Revisiona le informazioni sul copyright
Titolo Il furto della foto di Maradona
Sottotitolo Per Aurora volume quarto
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-7278-9
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Originale digitale
Seconda edizione
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

Descrizione
Fatti e misfatti realmente accaduti, ma un po’ romanzati
Note sui collaboratori (1454 / 2500)
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.”
“… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Per Aurora volume quarto

seconda edizione

Racconti
Il furto della foto.
Poesie dei sogni

Per Aurora – volume quarto – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora volume quarto

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 23
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Per Aurora – volume quarto – Quarto giorno

Per Aurora – volume quarto – Quarto giorno

Quarto giorno

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Quarto giorno

Edoardo: -«Domenica 8 Agosto…»
Edith: -«AT – TEN – TI.»
Edoardo: -«Il colonnello comandante la commissione medica preposta alla visita di leva, entrò scortato da due militari in pieno assetto di battaglia.
Con passi decisi e rumorosi, dalle nostre spalle si diresse verso la scrivania che avevamo di fronte, sommersa da alcune decine di fascicoli sgualciti e disomogenei.
Allineati e coperti.
Li avevo fissati a lungo durante i venti minuti di attesa -fermo in posizione di riposo-, e praticamente mi ero immaginato una storia per ciascuno di essi.
Il mio, di maggiore corposità -considerato il lungo percorso di uffici ed ufficietti attraverso i quali era transitato-, e che ricordavo essere di colore blu chiaro, lo identificavo, quasi con certezza, nel terzo in alto della seconda fila partendo dall’angolo sinistro.
Il colonnello, nel superarci, ricambiò il saluto militare al picchetto, e prese posto al centro della pedana approntata per l’occasione.
Non era sudato, il nove agosto di quarantadue anni fa, il colonnello bardato con camicia giacca e cravatta, decorazioni multiple, cappello con visiera, calzini e scarpe di cuoio pesante (forse anche maglia della salute e brache di lana lunghe fino ai ginocchi).

Non era sudato.
Nonostante il caldo torrido che stagnava sul disalberato cortile adiacente, e che penetrava nel locale in cui ci avevano ordinato di restare in fila allineati.
Neppure un ventilatore, alle due pomeridiane del nove agosto di quarantadue anni fa, trentotto gradi all’ombra, fermi immobili ormai da due ore, senza cibo, senza acqua, senza piscia, noi trenta ragazzi in attesa di visita medica per la leva obbligatoria.»
Edith: -«RI’ – PO’ – SO’.»
Edoardo: -«I nostri giovanili sbatacchianti pendulacchi dondolarono dal centro a destra e poi a sinistra ed ancora a destra ed al centro.»
Edith: -«Signor Colonnello, ecco i…».
Edoardo: -«Di quella esperienza mi è rimasto il senso di una intesa sotterranea, collettiva, non esplicitata, ma forte come può essere, in alcuni momenti storici una suggestione di potere che determina travolgenti rivolte popolari, una complicità spesso silente che oggi ho creduto di rivivere.
Per quale altro motivo, Giulio, il ragazzo scrittore musicista di padre importante, stamattina avrebbe deciso di attendere il mio arrivo allo Snack, confuso tra i tanti consumatori di sfizioserie e gli altrettanto numerosi curiosi di notizie e di pettegolezzi?
Sono arrivato in bicicletta, senza fretta, ben attento a non farmi cogliere alla sprovvista dall’agguato nel quale il bastardo cane stronzo (lasciato sempre libero dal padrone più animale, più bastardo e più stronzo di lui) di tanto in tanto riesce a sorprendermi. Portavo con me i giornali di cui sono abbonato e che ritiro all’edicola dell’amico Franco.
Questa mattina, da poche ore erano usciti, non uno solo, ma due quotidiani riportanti la notizia del furto e della successiva richiesta di riscatto.
Mimì è stato insuperabile. Ha coinvolto finanche una delle maggiori testate nazionali!
Due articoli per molti versi simili.
Precisi, incisivi, quasi sconvolgenti per la semplicità dell’esposizione e lo sdegno che provocano nel lettore (è il mio caso, naturalmente).
Mimì è stato il solito demoniaco trombatore di giovani notizie abbandonate e disperse.
Mimì è stato il solito guascone.
Si fosse limitato ad esporre l’accaduto riportandolo nel settore riservato alla cronaca -anche soltanto con un trafiletto monotono ed insignificante-, avrebbe, comunque, adempiuto al suo dovere di Direttore Proprietario Cronista.
Anche agendo in maniera meno sensazionalista e più sparagnina avrebbe ugualmente riservato, con suo pieno merito, una sufficiente soddisfazione a me questuante storico abbonato.
Invece, il grosso furetto bramoso epicureo di svolazzanti “Si dice”, bipede autoctono del sottobosco in cui alimenta le sue esclusive fonti informative, il Director Maximo ha applicato la metafora giornalistica dell’uomo che morde il cane -notizia di certo più eclatante dell’inverso-.
Ed io sono diventato l’Intrepido.
Il famelico giustiziere che addenta l’infame alla radice della sua formazione ombelicale.
Un uomo solo alla riscossa.
Un eroe contro l’ignoto.
Per Maradona.
Per un Simbolo.
Un Mito.
Un Popolo.»
Edith: -«Ecco una copia dei giornali da conservare prima che vengano barbaramente sgualciti dagli assatanati predatori di notizie che frequentano il locale.»


Edoardo: -«Ecco la ragione per la quale il discreto Giulio si è accostato ponendomi quasi di nascosto una mano sulla spalla, mi ha chiesto di seguirlo nell’angolo meno trafficato accanto al deposito bibite, si è aperto con voluttà la camicia a fiori hawaiani, e mi ha invitato a toccare… »
Edith: -«Toccala!»
Edoardo: -«Toccare? Io non metto la mano sotto la camicia di nessun uomo, giovane o vecchio che sia!»
Edith: -«Coraggio! Non è mai stata lavata! Toccala!»
Edoardo: -«Ma che… »
Edith: -«E’ la maglia che Diego indossava nella partita di Coppa Uefa contro il Werder Bremen nell’edizione 1989-1990.
Ancora impregnata del suo sudore!»
Edoardo: -«La maglia?»
Edith: -«L’ho portata per te.
Te l’affido.
Sei troppo forte.»
Edoardo: -«Non ci posso credere… tu… »
Edith: -«Sì, ti presto la maglia originale di Diego. Esatto.
Per darti la possibilità di scornacchiare quel fetente mariuolo.
Fanne ciò che vuoi.
Quando credi, mi telefoni e me la restituisci.
Dove posso posarla senza farmi notare dalla gente?»
Edoardo: -«Evito, perché sarebbe troppo lungo e noioso, di riportare tutti i pensieri che si sono accavallati ingarbugliati attorcigliati annodati e strozzati nel breve tempo trascorso tra l’arrivederci (un abbraccio appena accennato) con Giulio complice ed ammiccante, e la temeraria scelta di sistemare la mitica numero 10 nella vetrina dell’ingresso centrale.
Solo un folle come me può correre un così grosso rischio lanciando una sfida tanto palese quanto incosciente, tanto pubblica da non poter essere ignorata, ma dalla tanto fragile difesa.
Lo saprà nel giro di pochi minuti.
L’isola è piccola.
Al massimo in qualche ora.
È certo.
Il mariuolo non potrà non venirne a conoscenza.
Subito, al massimo in qualche ora.
Sarà come introdurgli un dito in un occhio.
Non potrà non agire.
Il problema è capire come e quando.
Con la forza, con l’inganno, attendendo la notte?
Vedremo.
La maglia numero 10 nella vetrina dell’ingresso centrale incorniciata dalla scritta più beffarda possibile…»
Edith: -«Mariuolo, nun si nisciuno.
Questa è la maglia di Diego. Provaci!»
Edoardo: -«P.S. Avevo già chiuso questa pagina di diario, ma prima di stendermi a letto avevo ancora una mezza birra semifredda da bere.
Mi sono accostato al computer, ho aperto la casella di posta e vi ho trovato un messaggio proveniente da [email protected].
Il contenuto mi ha stupito ed inquietato… »
Edith: -«Abbiamo lanciato per te un “Passa Parola” universale.»
Edoardo: -«Perché anonima?
Dicendo “per te” ha voluto puntualizzare una conoscenza, un’amicizia, una familiarità?
Come ha fatto a conoscere il mio indirizzo?
Con quali mezzi “Passa Parola”?
Perché “universale”?
Tutte domande con innumerevoli ipotetiche risposte.
Nessuna certezza.
Come una presenza indecifrabile, soprannaturale che va oltre il pur
indefinito popolo d’internet.
Mah!
La birra è finita…»
Edith: -«Buona notte.»

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica

Il furto della foto

PARTE PRIMA

Agosto

PARTE SECONDA

Primo giorno

Secondo giorno

Terzo giorno

Quarto giorno

Quinto giorno

Sesto giorno

Settimo giorno

Ottavo giorno

Nono giorno

Decimo giorno

Undicesimo giorno

PARTE TERZA

CAPITOLO PRIMO

CAPITOLO SECONDO

CAPITOLO TERZO

CAPITOLO QUARTO

PARTE QUARTA

Poesie dei sogni

Per Aurora – volume quarto – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

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Per Aurora – volume quarto – Vetrina LULU

Per Aurora volume quarto di Bruno Mancini

seconda edizione

ID 4wwn72

ISBN 9781471072789


Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-7278-9
Versione 2 | ID 4wwn72
Creato: 28 ago 2022
Modificato: 29 ago 2022
Libro, 89 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
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Titolo Il furto della foto di Maradona
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ISBN 978-1-4710-7278-9
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Fatti e misfatti realmente accaduti, ma un po’ romanzati
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“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.”
“… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
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Per Aurora – volume quarto – Terzo giorno

Per Aurora – volume quarto – Terzo giorno

Terzo giorno

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Terzo giorno

Edoardo: -«Sabato 7 Agosto…
I miei primi pensieri stamattina sono stati dedicati alla richiesta di riscatto.
Avrò dormito sui chiodi tanto mi sono sentito in fibrillazione.
I pori schizzavano sangue bollente, non sudore.
Cosa fare?
Avrei voluto affrontarli.
Magari fingendo un cedimento alle loro richieste.
La vocina della vecchia saggezza popolare mi ha stoppato sottovoce, ricordandomi che i vigliacchi sono sempre vigliacchi. Ed allora? Cosa fare?
Ho, per un attimo, pensato di rivolgermi ai gendarmi.
La Patria paga un Servizio Difesa Cittadini (SEDICE).
Io sono italiano, cittadino, contribuente ed usufruttuario della severa struttura gerarchica predisposta a tale scopo.
E’ tutto semplice: mi presento allo sportello, declino le mie
generalità, espongo il crimine di cui sono stato vittima e l’ulteriore successivo tentativo d’estorsione, saluto deferentemente, mi allontano dall’ufficio e confido che loro risolvano il caso senza crearmi ulteriori disagi.
Semplice?
Dovrebbe.
Potrebbe.
Ma non è.
Nella realtà, a tale successione di propositi possono seguire questi accadimenti:
MI PRESENTO ALLO SPORTELLO…»
Edith: -«L’orario di apertura al pubblico dell’ufficio SEDICE addetto alle pratiche di:
AGGRESSIONI
FURTI
SCIPPI
STUPRI
VIOLENZE
MINACCE
RICATTI
SEQUESTRI
TRENTATI OMICIDI
OMICIDI
STRAGI
è dalle ore NOVE alle ore NOVE E TRENTA di tutti i lunedì dispari dei mesi pari degli anni bisestili.
La Sede Operativa d’ogni relativo previsto Sportello sarà comunicata, a mezzo organi d’informazione, almeno venticinque giorni prima.»
Edoardo: -«Vuol dire dover leggere tutti i giornali e guardare in contemporanea le trasmissioni televisive di tutte le emittenti operanti nell’etere nazionale, per ventiquattro ore il giorno. A partire da un lunedì dispari di un mese pari di un anno bisestile, fino al venticinquesimo giorno precedente il successivo lunedì dispari di un mese pari di un anno bisestile.
DECLINO LE MIE GENERALITA’… »
Edith: -« Lei è?…
Di?…
E di?…
Nato a?…
Il?…
Residente a?…
Dal?…
Domicilio?…
Dal?…
Titolo di studio?…
Conseguito il?…
Presso l’Istituto?…
Con voto finale?…
Professione?…
Iscritto al?…
Sesso?…
Dal?…
Situazione familiare?…

Figli?…
Figlie?…
Figliastri?…
Documento di riconoscimento?…
Numero?…
Rilasciato da?…
In data?…
Codice fiscale?…
Rilasciato da?…
Il?…
Segno zodiacale?…
Ascendente?…
Autocertificazione di esistenza in vita alla data?…
Di?…
Rilasciata da?…
Il?… »
Una voce -«N.B. Tutte le caselle devono essere riempite espressamente alla presenza del nostro funzionario.
Non sono permessi né lettura di appunti, né tanto meno telefonate di conferma od informazione.»
Edith: -«Fra tutti i questionari perfettamente rispondenti ai dati posseduti presso il nostro Archivio Noti e Notizie (ARNONO) verranno estratte a sorte alla presenza di un Funzionario Alto Profilo Notarile (FAPRONO), di un Rappresentante della Comunità Difesa Popolare (CODIPO) e di sette Delegati Partiti Parlamentari (DEPAPI), DUE profili di generalità che saranno ammesse alla successiva Sessione Informazione Criminale (SEICRI) che si terrà (se sarà possibile) a Parlamento riunito in sessione plenaria, da
quarantacinque a centocinquanta giorni dopo che saranno stati giudicati gli eventuali ricorsi alla graduatoria da presentare entro sette anni sette mesi sette giorni e sette ore dalla data di affissione all’Albo Pretorio della Comunità Europea Criminologia (CEP).
Si ricorda altresì che la Commissione ad hoc verrà nominata per sette quindicesimi dai ricorrenti, per sei quindicesimi da FAPRONO e per un quindicesimo dai provvisori assegnatari dell’ammissione al SEICRI.

Per completezza d’informazione si ribadisce in giorni illimitati la scadenza di cui prima, durante e dopo l’informativa passata presente futuribile postuma ed estinta.»
Una voce: -«N.B. Le tasse d’iscrizione sono forfetariamente determinate in un euro al giorno, sette euro alla settimana, trenta euro al mese, trecentosessantacinque euro e venti centesimi all’anno (Secondo la tradizione di Pulcinella), da versare anticipatamente con vaglia postale scortato da almeno due guardie giurate armate e provviste di giubbotti antiproiettili, intestato a NOI PER VOI Casella postale 61FE SCALOGNA SCALO ITALIA.»
Edoardo: -«ESPONGO IL CRIMINE DI CUI SONO STATO VITTIMA E L’ULTERIORE SUCCESSIVO TENTATIVO D’ESTORSIONE… »
Edith: -« Mi dica.»
Edoardo: -«Sono stato derubato di…»
Edith: -«Come fa ad affermarlo?»
Edoardo: -«Ho poggiato la foto sul cavalletto… »
Edith: -«Sia preciso, pony, da tiro, da corsa? Specifichi meglio. Trotto o galoppo?»
Edoardo: -«Cavalletto di pino siberiano incardinato…»
Edith: -«Struttura ecclesiastica cattolica?
Cardinale Russo?
Chiarisca.»
Edoardo: -«Con chiavarde… »
Edith: -«Moderi i termini se non vuole assaporare lo stringente abbraccio delle mie manette.
È fortunato.
Oggi sono stato premiato con medaglia, assegno e licenza mensile, per aver superato il record d’efficienza consistente in venticinque giorni di lavoro consecutivo.
I profani non possono comprendere quanto ciò sia difficile per il nostro equilibrio fisico mentale.
Non divaghiamo.
Lei dov’era all’ora del delitto?
Ha un alibi?
Confessa?»
Edoardo: -«SALUTO DEFERENTEMENTE… »
Edith: -«Le comunico che da questo momento lei è sottoposto ad indagine giudiziaria tesa ad appurare fatti misfatti e contraffatti di cui quando.
Può usare lo strumento telefonico per contattare persona atta a ricevere formulazione completa dei suoi attuali problemi giuridici.
Trenta secondi a partire da ora.
Via.
Trenta secondi trascorsi.
Lei non vuole o non può addivenire ad una soluzione compromissoria, pertanto… »
Edoardo: -«MI ALLONTANO DALL’UFFICIO… »
Edith: -«Formalmente, ufficialmente, gerarchicamente, mi corre veloce, espresso, rapido, il compito di informarla, obbligarla, costringerla a non lasciare il suolo nazionale, non allontanarsi dal territorio regionale, presenziare dall’alba al tramonto e dal tramonto all’alba nei limiti geografici del comune di residenza, non uscire dall’abitazione ad hoc, ad acta, ad limitum, delineata dai nostri hic haec hoc.»
Edoardo: -«CONFIDO CHE LORO RISOLVANO IL CASO SENZA CREARMI ULTERIORI DISAGI.
Non sarei sopravvissuto alla delusione del triste inganno.
Quindi?
Ed allora?
Cosa fare?
Ho preso pesantemente posto sulla poltrona accanto al telefono, ho sbirciato oltre il balcone per rassicurarmi d’essere solo, ho aperto il quaderno -con in copertina un epitaffio per Vasco- che funge da agenda, sgualcito, lacerato, abraso, schizzato di birra, pomodoro, insetticida, bruciacchiato da mozziconi di sigarette e residui di zampironi, scarabocchiato con disegni prevalentemente a spirali e losanghe, con gli angoli palesemente umettati e riumettati, insalivati, sputacchiati: l’agenda rubrica telefonica.
Tra i nomi, le sigle, le abbreviazioni, i soprannomi, i doppioni, le notazioni estemporanee, le cancellature, i rimandi, nessun altro all’infuori di me è mai stato in grado di decifrare il codice atto ad abbinare un numero telefonico ad una persona. Per me è banale.
L’utilizzo come se fosse un album di fotografie.
Ad ogni pagina corrisponde l’immagine di un ricordo di gruppo: A/B/C, 1961, la posa canonica fatta scattare dall’Istituto Scolastico qualche giorno prima dell’esame di maturità a ricordo della classe terza A.
Il secondo in alto a sinistra, dietro il Preside, non saprei più dire come si chiami, ma di lui non mi sfuggono né le sembianze, né le caratteristiche intellettuali.
Il recapito telefonico che cercavo era al centro della parte inferiore destra, scritto in rosso, nella pagina D/E/F. Già, infatti, si chiama Domenico.
Le assurdità dei nostri genitori a proposito dei nomi imposti – affibbiati- agli indifesi bambini, non hanno mai finito di stupirmi.
Non che oggi la situazione generale sia priva di critiche ed obiezioni, ma loro, negli anni trenta, quaranta e cinquanta, brillavano per conformismo, ipocrisia, assuefazione…
La Domenica è femminile.
Domenico è maschile.
Benito chiamava il figlio Bruno, e loro imponevano il nome Bruno ai loro figli.
A Napoli tutti Gennaro, a Bari tutti Nicola.
Gli ho telefonato…»
Edith: -«Domenico, mi è accaduto questo, questo, questo e quest’altro.»
Un uomo: -«’Overo! Tu che dici!
Ti mando subito un giornalista.
Arò stai?
Vabbuo, vabbuo, aspetta nu quart d’ora.
Tienimi informato se ci sono sviluppi.
Salutami a … a coso… sì a Tonino.
T’abbraccio.»

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica

Il furto della foto

PARTE PRIMA

Agosto

PARTE SECONDA

Primo giorno

Secondo giorno

Terzo giorno

Quarto giorno

Quinto giorno

Sesto giorno

Settimo giorno

Ottavo giorno

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Decimo giorno

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Poesie dei sogni

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ISBN 9781471072789


Bruno Mancini
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Creato: 28 ago 2022
Modificato: 29 ago 2022
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Per Aurora – volume quarto – Secondo giorno

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Secondo giorno

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Secondo giorno

Edoardo: -«Venerdì 6 Agosto… Circa mezzanotte, squilla il telefono. Un’ora insolita per tutto.
Nessuno chiama al Bar a quest’ora per ordinare un caffè.
Gilda dorme da due ore. I figli non mi telefonano mai, poiché i soldi sarebbero l’unico motivo, e, quelli, li possono prendere solo venendo personalmente. Gli sbadati che confondono il mio numero con l’altro simile della rivendita di bombole gas, non hanno mai chiamato dopo le undici di sera.
Carabinieri, Polizia, Vigili Urbani, Commercialista, Avvocati, Banche, Fornitori, Cafi, Evi, Sip, Telecom, Tim, Wind, chi più chi meno non mi sembrano…
Al mio solito ho risposto dicendo: chi è?»
Edith: -«Siamo la banda del Torchio.
Maradona sta con noi.
Sta bene… »
Edoardo: -«Ah, voi siete gli stronzi che hanno rubato la fotografia.
Figli di puttane e nipoti di puttanone… »
Edith: -«Se lo vuoi devi pagare.
Mille euro… »
Edoardo: -«Stronzo, merda umana, figlio di zoccola e nipote di zoccolona, con la fotografia sai che ci fai?
La metti nel cesso e la guardi quando ti pulisci il culo, rotto di stronzo ricchione figlio e nipote di puttana che sei.»
Edith: -«Come?
La fotografia di Maradona nel cesso?»
Edoardo: -«In mano a te o nel cesso è la stessa cosa, stronzo.»

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“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.”
“… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Per Aurora volume quarto

seconda edizione

Racconti
Il furto della foto.
Poesie dei sogni

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Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 23
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Per Aurora – volume quarto – Primo giorno

Per Aurora – volume quarto – Primo giorno

Primo giorno

PARTE SECONDA

Il diario di Bruno

Primo giorno

Edoardo: -«Giovedì 5 Agosto…
Alle dodici, come tutte le mattine, ho posizionato, tra la nuova insegna del locale “Da Gilda Snack Bar”, ed il bordo del marciapiede, il solito cavalletto con… ».
Edith: -« Gli inviti pubblicitari del giorno:
“Oggi ravioli con caciotta di pecore cilentane.
“La mia pizza è migliore della tua.”
“Solo un pazzo non beve il nostro Vinazzo.”
“Vinazzo, il vino del… ”
“Maradona è meglio e Pelé, venite a bevere un tè.”
In bella vista una maxi foto, 40X60.»
Edoardo: -«Mostra Il Pibe mentre si accinge a tirare un calcio di punizione.
Barriera superata.
Incrocio dei pali.
Portiere incredulo.
Palla nel sacco.
Cinquantaseimila urli.
Goooool.
Centododicimila mani applaudenti.
Goooool. Goooool.
Sei milioni di cuori in subbuglio.
Pum pum pum
Goooool. Goooool. Goooool.
Una sola canzone: “Maradona è meglio e Pelé”
Goool
Goool
Goool.
10 Maggio 1987, chi c’era non potrà dimenticare.

Io c’ero.

Messe in disparte, accantonate, dimenticate tutte le vergogne della nostra atavica inciviltà, ogni mortificazione della nostra servile accondiscendenza, gli slanci eroici dei nostri falliti assalti ai criminali soprusi, il vilipendio continuo delle nostre tradizioni, il nostro essere un popolo cittadino con tutti capi e nessun padrone -tutti compari e nessun amico-, la miseria del nostro dolore incompreso, la mortificazione permanente della gente senza diritti e senza rispetto per le leggi, gool, Diego è grande, noi siamo campioni, il Pibe è il meglio, noi usciamo tutti dai ghetti dai vasci dai fossi. Il 10 Maggio 1987, all’invasione pacifica, alla festa della festa, c’eravamo tutti da tutti i vicoli e da ogni quartiere.
Sfilarono i contrabbandieri di Santa Lucia, i femminielli dei Gradoni di Chiaia, i mariuoli dei Cagnazi, gli avvocati dei Quattro Palazzi, i politici di Piazza Municipio, i cozzicari di Mergellina, i pescivendoli, i medici, gli ambulanti, bambini e mamme ciascuno per proprio conto.
Mancavano soltanto le Frecce Tricolori, il Presidente della Repubblica, il Papa e Bin Laden, ognuno per un valido motivo.
10 Maggio 1987.
La foto di Diego mentre calcia una punizione dal limite dell’area di rigore, con la maglia azzurra che non si fregia ancora dello scudetto sul petto.
La sfera, accarezzata dal superbo piede di un mito, si alza da terra insieme ad un unico filo d’erba, si dirige verso gli avversari che, saltando, tentano di intercettarla, li sfiora superandoli, si allontana dalla nutrita barriera posta a protezione dell’angolo indifeso della rete. Il portiere rimane immobile, esterrefatto, intanto che la palla senza fretta, rotolando dolcemente su se stessa come una perchia tra le alghe smosse dall’onda di marea, telecomandata, s’insacca baciando beffarda l’incrocio dei pali.
Goool.
Goool:
Alle dodici, come tutti i giorni da un mese circa, l’ho sistemata sul cavalletto leggio. Due ore dopo, esattamente alle13,45 la foto non era più al suo posto.
Rubata.
Ho scelto, in un primo momento, di continuare ad agire fingendo di non essermene accorto: fare buon viso a cattivo gioco, al fine di superare nel miglior modo possibile la rabbia che mi opprimeva per l’impotenza verso la loscaggine inaudita ormai in pieno sviluppo finanche nei nostri luoghi a carattere ludico. Ho privilegiato, in maniera concreta, la necessità di superare con un breve stallo l’attesa di una improbabile favorevole soluzione.
Forse il palo era stato quel giovane, circa venticinque anni e spiccato accento foriano, quasi panzese, il cui gomito sinistro si mostrava completamente ricoperto da un tatuaggio a forma di ragnatela gigante.
Può darsi che sia entrato nel bar per distogliere la mia eventuale attenzione dal luogo del misfatto… »
Edith: -«Un caffé.»
Edoardo: -«Per costringermi in una zona del locale dalla quale non sarei stato in grado di controllare il leggio con la foto.
Quindi, a cosa fatta, un cenno d’intesa con il compare, e tutto è filato liscio.
Il fesso sono stato io.
Tuttavia mio nonno diceva sempre che “Alla fine della guerra si contano i morti.”
Oggi e stata la mia Pearl Harbour.
Il mio giorno 5/08… e l’americano 6/01/1941 sono fratelli gemelli.
Mariuolo fetente, ti schiatterò la testa.
Ti farò fare la fine dei Kamikaze giapponesi… BONSAI, e giù in picchiata nell’aria che luccica.
Nel primo pomeriggio, in contrapposizione alla finzione precedente per la sterile acquiescenza all’azione inqualificabile della truce canaglia, ho riempito, platealmente, lo spazio lasciato vuoto dal furto con la scritta:
QUI C’ERA LA FOTO DI MARADONA
RUBATA IL 5/08… ALLE ORE 13.
Da quel preciso momento, oltre ogni mia aspettativa, in poche ore, centinaia di persone si sono fermate a leggere e commentare.
Incredibile.
Una processione che non pregava “Pace” ma che voleva ordinare “Vendetta”.
Tanta, tanta gente si è fermata a leggere!
Più guardavo la scena della incredibile fila, lunga come all’ufficio postale nei giorni programmati per i pagamenti delle tasse (quasi sempre), e più mi assillavano precisi particolari di un ragazzotto tatuato.
Era circa l’una, il giovane dall’accento panzese, con una ragnatela scura tatuata sul gomito sinistro, aveva bevuto un caffè, aveva pagato senza fretta, e, uscendo, si era soffermato un battito di ciglia, niente di più, a guardare l’altra foto di Maradona che giganteggiava tra i liquori e gli sciroppi.
Un caso?
I casi sono due, o era un complice del ladro, oppure era stato il suo inconsapevole grimaldello.
Però, lo ricordo nitidamente, una volta giunto sul marciapiede, vicino all’insegna, ha alzato il braccio ed ha salutato ad alta voce una persona in movimento sull’altra parte della strada.
Un conoscente?
Un caso?
I casi sono due, o il conoscente era il mariuolo, oppure non lo era.
Ed allora?
Se il conoscente che lui salutava con ostentazione fosse stato il mariuolo, presumibilmente egli non ne era il complice, poiché, nell’ipotesi di correità avrebbe senza dubbio evitato il gesto che li accomunava.
Ugualmente, nel caso in cui mariuolo non fosse stato il conoscente, il suo saluto non lo indiziava di complicità nel furto.
Quindi i casi non sono due, ma uno: il giovane tatuato non è stato il complice del conoscente mariuolo.
Perché è chiaro che il ladrone non è stato l’uomo salutato. Mariuolo fetente, ti schiaccerò le tonsille passandoti un braccio dal culo.
Ti farò fare: BONSAIIIII settantuno volte con la testa di cazzo contro una corazzata americana nell’oceano Pacifico.
05/08… inizia la mia guerra al vigliacco furfante cornuto.»

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica

Il furto della foto

PARTE PRIMA

Agosto

PARTE SECONDA

Primo giorno

Secondo giorno

Terzo giorno

Quarto giorno

Quinto giorno

Sesto giorno

Settimo giorno

Ottavo giorno

Nono giorno

Decimo giorno

Undicesimo giorno

PARTE TERZA

CAPITOLO PRIMO

CAPITOLO SECONDO

CAPITOLO TERZO

CAPITOLO QUARTO

PARTE QUARTA

Poesie dei sogni

Per Aurora – volume quarto – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

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Per Aurora – volume quarto – Vetrina LULU

Per Aurora volume quarto di Bruno Mancini

seconda edizione

ID 4wwn72

ISBN 9781471072789


Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-7278-9
Versione 2 | ID 4wwn72
Creato: 28 ago 2022
Modificato: 29 ago 2022
Libro, 89 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm)
Standard Bianco e nero, 60# Bianco
Libro a copertina morbida
Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00


Informazioni sul copyright
Revisiona le informazioni sul copyright
Titolo Il furto della foto di Maradona
Sottotitolo Per Aurora volume quarto
Collaboratori Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-7278-9
Marchio editoriale Lulu.com
Edizione Originale digitale
Seconda edizione
Licenza Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini
Anno del copyright 2022

Descrizione
Fatti e misfatti realmente accaduti, ma un po’ romanzati
Note sui collaboratori (1454 / 2500)
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
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“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
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“Una prosa lacerata e sfuggente…”
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Per Aurora – volume quarto – Agosto

Per Aurora – volume quarto – Agosto

Agosto

Agosto…

PARTE PRIMA

Bruno: -«Mia cara Aurora, Petrus, amici, oggi tenterò, una volta ancora, di convincervi che alcune situazioni apparentemente “normali” covano invece, prorompenti,

“Le belle storie d’amore”.

In questo luogo, ove nessuna falsità ottiene ascolto, in questo vostro regno di giustizia ed uguaglianza, alla presenza della mia amica Signora Aurora, Donna Guascona eterna dispensatrice d’imparziali decisioni, qui, come in alcun altro lembo dell’esistente, si dissolve la miopia dei semplici per quanto essa attenda ad annettere in ciascun catalogo compartimentale solo elementi rispondenti a criteri di scelta elencati nei relativi rigidi formulari.
Con ciò mi riferisco, tra l’altro, alla moltitudine di qualificazioni riconducibili, sia nell’ambito della moralità sociale, e sia alla sfera dei sentimenti universali.
Sei onesto se:
1) non rubi le caramelle ai bambini
2) non rubi le caramelle
3) non rubi.
1) non butti i soldi dalla finestra
2) non butti i soldi
3) non butti.
Io credo che non tutti coloro che non rubano le caramelle ai bambini siano onesti, né, tanto meno, sia piacevole essere giudicati avari per il solo fatto di non buttare i soldi dalla finestra.
Ci vorranno ancora millenni per capire se Adamo abbia amato Eva, e viceversa.

“Le belle storie d’amore”.

Come i temporali estivi: tuoni fulmini venti onde frane annegamenti dispersi, trombe d’aria, nuvole nere, ombrelloni volanti, tende strappate, antenne divelte, luci spente, strade allagate, auto in panne, pescatori allarmati, il buon odore di terra bagnata, l’arcobaleno immenso tra Punta Caruso e Piano Liguori, il pulito dell’aria rinfrescata, la luna rossa come mai prima.

“Le belle storie d’amore”.

Come un giorno di sole a gennaio: Bologna imbiancata, gli spala neve, le auto brillanti come cristalli di ghiaccio, pedoni all’angolo del Pavalione, piadine, pizzette, ripieni di carne e ricotta, Venezia, un’ombretta di rosso rubino a mezzogiorno, le calle allagate, gli scafi fermi alle banchine, i colombi in voli brevi e beccate interminabili.
Ci vorranno ancora tempi indefiniti per capire se gli zingari amino una terra e se una terra ami gli zingari.

“Le belle storie d’amore”.

Appaiono tutte somiglianti, ma solo se vengono prese in considerazione per la rispondenza ai canoni catalogati.

“Le belle storie d’amore”.

In vero, nessuna è, non dico identica, ma neppure simile ad un’altra.
Esse sono tra di loro uguali, così come lo sono, fisicamente, i cinesi:
“Miliardi d’individui dai tratti identici: stessi occhi, stessa statura, stesso modo di porgere, stesso incedere.
Eppure gestiscono, con comportamenti del tutto analoghi ai nostri, i rapporti e le individualità.
Si riconoscono.
Le storie d’amore sono tutte uguali.
Io non sono né Gino né Lelio, e tu non sei Clara e neppure Antonella. Da Elena a Giulietta, dal Principe Azzurro a Dante, le vicende degli innamorati s’identificano, nel tema comune dell’irrinunciabile, perfino con la infinita determinazione Per me non conta altro della gente comune.
Ed allora io sono Gino, divento Lelio sono… tu sei….
La passione universale ed eterna del mito Medea è identica alla testarda ostinazione che in ogni attimo rende moltitudini di persone anonime, protagoniste di trombe d’aria tanto brevi, impercettibili e disattese, da smuovere a stento l’atmosfera sopita come quella delle loro famiglie, o quella delle piccole comunità nelle quali articolano l’intimità della loro vita, e, solo eccezionalmente, nei casi brutali più eclatanti, i venti delle loro vicende divengono elementi di curiose pruderie e pettegolezzi per le cronache da fondo pagina di giornali locali.
Le storie d’amore sono tutte fotocopie nel linguaggio e nella gestualità -come i cinesi-, eppure ciascuno di noi ripete e riconosce le proprie.
Io sono Clara, sono te, sono Antonella, tu sei me e Gino e Lelio.”

Forse in un’altra parte delle mie scorribande letterarie avevo già detto qualcosa di simile, forse sono ancora convinto di questa idea, forse vorrei avervi alleati nel superamento di ogni barriera convenzionale, borghese, indiscutibile, dogmatica.
La libertà di decidere con proprie convinzioni quando, come, se e perché, ammiccare riconoscendo

“Le belle storie d’amore”.
Certo il mio tentativo non sarà agevole, però conto almeno sulla vostra attenzione.
Vi ringrazio anticipatamente, e prego il buon Petrus di stappare per noi l’Aglianico migliore.
A volontà per un brindisi augurale.
Prima di introdurre la gentile partecipazione di Edoardo, Edith, Tom (ed alcune altre voci anonime) a voi ben noti, ed ai quali porgo un sentito sentimento di profondo affetto… grazie per l’applauso, credo sia determinante ed opportuno spiegare che, per dare precisa concretezza e specifica visibilità alle azioni successive al furto della foto di Maradona (questo infatti sarà alla base dell’argomento trattato), ho effettuato alcuni stralci dalle pagine del diario in cui avevo annotato le mie personali considerazioni sull’argomento. Esatto.
Vi verranno proposti i giorni nella loro naturale successione, e, per rendere incisiva la rappresentazione anche dei valori morali espressi, tralascerò, sbiadendoli ed accantonandoli, tutti gli elementi che non abbiano un nesso con i tempi ed i fatti in narrazione o che non ne siano stati diretta conseguenza.
Un grande sforzo di immedesimazione, alla fine, spero, premierà la vostra disponibilità.
Voglio aggiungere che ho inteso compiere una trascrizione in formato teatrale degli appunti inseriti nelle pagine dell’agenda-diario per non appesantire una lettura, la quale, altrimenti, avrebbe avuto necessità di molteplici interruzioni, sia per spiegazioni relative alle fonti, e sia per chiarimenti in ordine alla successione cronologica degli eventi.
Ascolterete, dalle voci dei nostri amici, le annotazioni che avevo scritto nella foga degli incalzanti episodi. Integrali, disarticolate, senza censure né aggiunte.
Nei termini esatti con i quali descrivevo, a me stesso, i fatti e le sensazioni di quei giorni.
Mi sono concesso una civetteria?
Non credo.
Anzi, voglio sperare che in conclusione sarà chiaro l’intento di spersonalizzare gli eventi per ricondurli ad una oggettività che ne qualifichi i significati.

Edoardo sarà la mia voce. La voce dell’autore del diario.

Tom effettuerà un unico intervento, nel finale, ma non sarà di poca importanza.

Edith… la mia cara Edith saltellerà tra note di diverso timbro, con la sua incredibile bravura, proponendoci differenti figure inserite nel contesto del racconto: uomini e donne, di dialetti e culture, oserei dire, variegate.

Ho avuto necessità di distinguere alcuni interventi, ed a tale scopo mi sono avvalso di voci anonime, che non compariranno fisicamente.

Per il momento è tutto.
Buon ascolto.
A dopo.
Grazie.»

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Dello stesso autore nel catalogo DILA
Poesie
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Davanti al tempo
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La Sagra del peccato
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Erotismo, sì!
Tutte le poesie
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“Come i cinesi”:
L’estate con la parrucca
Il Libro di Sonia
Ambiguità
Il Nodo.
“Per Aurora”:
L’Appuntamento
Vasco e Medea
Anche questa volta
La Notizia virgola – La Condanna punto
Così o come
La sesta firma
Il furto della foto
La menopausa di mia sorella
Così fu
Per Aurora – Tutti i racconti

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A Rosalba

… il dolce silenzio dei nostri sogni.

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“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Per Aurora volume quarto

seconda edizione

Racconti
Il furto della foto.
Poesie dei sogni

Per Aurora – volume quarto – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora volume quarto

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 tutti i giorni dalle 14 alle 23
[email protected]

 

Per Aurora – volume terzo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora – volume terzo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Dedica – Brevi commenti amichevoli

Only you

Only you

Così o come

Parte Prima

CAPITOLO PRIMO

CAPITOLO SECONDO

CAPITOLO TERZO

CAPITOLO QUARTO

CAPITOLO QUINTO

CAPITOLO SESTO

Così o come

Parte seconda

CAPITOLO PRIMO

CAPITOLO SECONDO

Parte Terza

CAPITOLO PRIMO

CAPITOLO SECONDO

CAPITOLO FINALE

Only you 2

Only you 2

La sesta firma

CAPITOLO PRIMO

CAPITOLO SECONDO

CAPITOLO TERZO

CAPITOLO QUARTO

CAPITOLO QUINTO

CAPITOLO SESTO

CAPITOLO FINALE

Poesia sporca

Poesia sporca

Per Aurora – volume terzo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora – volume terzo di Bruno Mancini

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Per Aurora – volume terzo – Vetrina LULU

Per Aurora volume terzo di Bruno Mancini

seconda edizione

ID 29y6wr

ISBN 9781471074813


Bruno Mancini
ISBN 978-1-4710-7481-3
Versione 2 | ID 29y6wr
Creato: 26 ago 2022
Modificato: 27 ago 2022
Libro, 135 Pagine
Libro stampato: A5 (148 x 210 mm), Standard Bianco e nero, 60# Bianco, Libro a copertina morbida, Lucido Copertina
Prezzo di vendita: EUR 14.00

Informazioni sul copyright
Revisiona le informazioni sul copyright
Titolo
PER AURORA volume terzo
Sottotitolo
Alla ricerca di belle storie d’amore
Collaboratori
Bruno Mancini
ISBN
978-1-4710-7481-3
Marchio editoriale
Lulu.com
Edizione
Edizione arricchita
Dichiarazione dettagliata di edizione ( / 255)

Licenza
Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright
Bruno Mancini
Anno del copyright
2022


Descrizione
Alla telefonata di Gilda seguì lo sferragliante rumore del chiavistello divenuto rugginoso per essere rimasto a lungo inutilizzato.
Geltrude, entrando con la cautela e la discrezione di chi non deve disturbare:
-«Dotto’ già sveglio?
Come mai?
State bene?»
-«Sì. Tutto a posto.
Tu sei mai stata sola?»
-«Dotto’ per stare soli, bisogna essere soli.
Io non sono mai stata niente, figuriamoci se mi potevo permettere il lusso di essere sola.
Stare sola?
La solitudine!
Voi ve la potete permettere.
Io no.»

Tabella dei contenuti
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.

“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.”
“… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Per Aurora volume terzo

seconda edizione

Info: Bruno Mancini
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Per Aurora – volume secondo – La Condanna capitolo 2

Per Aurora – volume secondo – La Condanna capitolo 2

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora
volume secondo

Capitolo 2

Edoardo: -«Sebbene già ci conosciamo, tuttavia, prima di iniziare la lettura del capitolo quattordicesimo (rinviando ad altra occasione i capitoli intermedi come deciso dal nostro autore), la presentazione degli attori può essere un simpatico accorgimento utile a rompere il ghiaccio ed a ricaricare di entusiasmo le insicurezze che da sempre sono nostre compagne.
La voce femminile, riferita nei dialoghi ad Adele, nascerà dal pathos della nostra cara Edith.»
Edith: -«Grazie, grazie, Signora, il suo applauso è il battito di un’anima poetica.
Grazie.»
Edoardo: -«Le frasi del personaggio maschile, Marco,
saranno lette dall’uomo incappucciato, Tom.»
Tom: -«Thank you.»
Edoardo: -«Il mio contributo continuerà a consistere nel
dare voce all’io narrante e… inoltre sarà attivato un
aggeggio meccanico di registrazione per impersonare colui
il quale è forse il simbolo più malvagio di tutta la storia,
ovvero Snob Rob!
Spero che il grande De Filippo mi perdonerà di avere, indegnamente, il nome quasi uguale al suo!»

 

Dedica – Brevi commenti amichevoli

La Notizia virgola – La Condanna punto

LA NOTIZIA

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

LA CONDANNA

Capitolo 1

Capitolo 2

LA NOTIZIA

Capitolo quattordicesimo

Capitolo quindicesimo

Capitolo sedicesimo

Capitolo diciassettesimo

Capitolo diciottesimo

Capitolo diciannovesimo

LA CONDANNA

Capitolo 3

LA NOTIZIA

Capitolo ventesimo

Capitolo ventunesimo

LA CONDANNA

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

LA NOTIZIA

Capitolo ventiduesimo

Capitolo ventitreesimo

LA CONDANNA

Capitolo 7

LA  NOTIZIA

Capitolo finale

Anche questa volta – Il Paradiso non esiste – Trama

Anche questa volta

Trama

Il Paradiso non esiste

Sembri

Sembri

Per Aurora – volume secondo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora – volume secondo di Bruno Mancini

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Per Aurora – volume secondo – Vetrina LULU

Per Aurora volume secondo di Bruno Mancini

seconda edizione

ID wdnrww

ISBN 978-1-4710-7753-1


Dettagli
Data di pubblicazione 24 ago 2022
Lingua italiano
ISBN 9781471077531
Categoria Narrativa
Copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Collaboratori Di (autore): Bruno Mancini

Specifiche di Libro
Pagine 102
Parole chiave Amore passione Ischia paradiso storie

Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
Colore del contenuto: Bianco e nero Standard
Tipo di carta: 60# Bianco
Libro Tipo di rilegatura: Libro a copertina morbida
Finitura di copertina: Lucido

Titolo Per Aurora volume secondo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Marchio editoriale/Casa editrice Lulu.com
Licenza di copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini

Descrizione
Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
Note sui collaboratori

Tabella dei contenuti
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Categoria principale BISAC
POETRY / Subjects & Themes / Love & Erotica
Categoria BISAC 2
FAMILY & RELATIONSHIPS / Love & Romance

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 – tutti i giorni dalle 14 alle 23
[email protected]

 

Per Aurora – volume secondo – Anche questa volta: Il Paradiso non esiste

Per Aurora – volume secondo – Anche questa volta: Il Paradiso non esiste

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Anche questa volta

Il Paradiso non esiste

Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa

Nella mia testa ballava tutto, anche i leoni, e si dibattevano cambiando colore ogni volta che alzavano la coda.
Ma più che altro la mia faccia si pastellizzava, si avvampava, sorrideva, sorrideva, rideva, rideva, ghignava, ghignava, verso i leoni, indifferenti, disincantati, volteggianti come farfalle, “Farfalla ti voglio, farfalla con me”…
… rieccoli, l’Anima e il Cervello.
Punto.
Punto per una frase non conclusa.
Eppure è stato talmente semplice esorcizzare…
Frase incompleta.
Senza punto.
Con molti punti.
Volutamente incompleta.

—°°°—°°°—

Cosa potevo aspettarmi da quelle due carogne, se non uno sconquasso di equilibri instabili, dopo che avevano dovuto partecipare allo stupido lacrimevole “esercizio di stile”?
Non era arduo supporre che non mi avrebbero perdonato, e non lo fecero, una caduta tanto plateale nella commercializzazione schiumosa avviluppante sirena.
Anche se, per la verità, il germe che mi aveva contagiato non era assolutamente simile all’assunto del capo di accusa.
L’avevo fatto per scherzo.
Balle!
L’avevo fatto per sfida.
Verso chi?
L’avevo fatto per amore.
Sì… l’amore!
L’avevo fatto per
Frase incompleta.
Senza punto.
Senza punti.
Volutamente incompleta.

Stamattina dopo la sbornia alla finestra, tra petardi Maradona e razzi Bin Laden, ho rovinato il cappello, caduto in una pozza di acqua piscia e polvere da sparo.
Che c’entra?
Niente. Ma è successo.
E a noi?
… voi?
Sì, a noi.
E chi siete?
Come, non ci riconosci?
Non vi conosco.
Vedrai. Vedrai.
Vedrete. Vedrete.
Dialogo infinito, finito volutamente.
Sto scrivendo con un’altra penna ed è quasi anche essa esaurita.
Faccio esaurire le penne.

Le penne ti fanno esaurire.
Che ne sai tu dei miei rapporti con le penne?
E tu dei miei rapporti con i tuoi rapporti?
Saprò bene con chi mi rapporto!
Credi?
Sì, sono sicuro, no non contarci, vieni avanti presentati, stai al tuo posto se vuoi capire, capire cosa, non puoi capire facendo domande…
… perché, di nuovo…
… insisti…
Dialogo senza fine, senza punto, senza punti, senza senso, senza protagonisti, senza tempo, senza autore.
Contro di me, perché in «Anche questa volta» mi sono abbandonato alla lusinga di creare una storia, se dicessi comprensibile non espliciterei in toto il programma, se dicessi misteriosa parlerei di un mio miraggio (questa penna fa schifo), permettendo che essa in primo piano surclassasse, annullandoli, sia la libera determinazione di creare, sia il deciso coraggio di tentare.
L’Anima e il Cervello.
Sempre loro.
Questa penna fa proprio schifo.
Finisce che metterò dell’inchiostro nella vecchia stilografica.
Fa più che schifo.
Indispone.
È una penna senza sentimento, dura, oltraggiosa per le virgole, ed i punti, miseri, da sempre poco evidenti, nascosti, serrati tra lettere e maiuscole e parentesi ed a capo; capodanno, il prossimo capodanno non voglio penne tra i piedi per almeno tre giorni.
PUNTO. PUNTO VOLUTO. PUNTO E BASTA.

Un’altro capodanno con l’apostrofo come era scritto sulla porta di quella bottega, di Forcella o dell’India non ricordo, per attirate l’attenzione dei passanti, che ridevano in tanti, si fermavano a volte, ed in molti compravano.
I leoni sono inquieti, sono stati traghettati su un barcone residuato bellico della seconda guerra mondiale, allora usato per lo sbarco in Normandia in Sicilia a Salerno ad Anzio in India in Cecoslovacchia, esagerato in Cecoslovacchia non è possibile, in Norvegia?, la maledetta penna mi interrompe i collegamenti, coiti interrotti, mortificanti spinte vuote che non lasciano segni, vado a mettere inchiostro al regalo di Natale, capodanno è passato, anno nuovo, penna vecchia

FRASE SOSPESA SENZA PUNTO SENZA PUNTEGGIATURA DA RIPRENDERE DOPO LA RICARICA DI INCHIOSTRO. PUNTO.

Eppure era qui, io proprio l’ho portata in questo cassetto, non volevo più utilizzarla, per rispetto.
Aveva fatto bene il suo lavoro, anche se breve, conciso, essenziale.
C’è l’orologio, il coltello, il portachiavi, l’altro portachiavi di legno, l’altro portachiavi senza chiavi, l’altro di legno senza chiavi e rotto, l’altro…
… c’è il bracciale di cuoio, i fermagli, c’è i fermagli (come un altro con l’apostrofo), ci sono il bracciale ed i fermagli che c’erano, il portafoglio pieno di carte inutili indirizzi scontrino fogli sfogliati, che c’erano come il mio album di minifotografie mie tue sue nostre vostre loro di essi di coloro di paesaggi, paesaggie (idem un’altro con l’apostrofo), paesaggioni, la notte dell’ultimo dell’anno solo alla finestra tra la grappa e lo spumante, il cane e l’uccello in gabbia, tanti leoni nella testa ed una penna stilografica regalo di Natale che mi aveva lasciato con un racconto incompleto.
Qui l’ho messa, gettata, per rabbia tra inutilità storiche, tra acini della mia vita a farsi compagnia silenziosi chiusi in un cassetto piramide olocausto sarcofago memoria melodia impolverata polverosa mia
Non so se l’ho già detto, ma i leoni non mangiano e non bevono quando… sì l’ho già detto e lo ripeto.
La femmina alza la coda.
Il maschio accetta.
La penna dov’è, vigliacca, non solo mi ha lasciato con la frase sospesa ma si nasconde già la prima volta che la cerco.
??
Aveva trovato.
La trovai poggiata sulla copertina ecc.
in una macchia d’inchiostro, che forse non mi ero accorto fosse rimasto nella cartuccia quando l’avevo depositata, oppure era uscito a seguito del gesto violento col quale l’avevo gettata nel cassetto.
L’ho rimossa, ho aperta la carpetta e l’unica frase che si poteva capire di “Anche questa volta” era…
Se dopo aver letto dirai: «Ma tu sei uno stronzo!», giuro non mi offendo.
Perché invece di proseguire non provi a leggere daccapo ancora una volta?
Quando la stringevo fra le dita in un rapporto fisico non certo innaturale tra uno scrittore ed una penna, ma poi me la ponevo tra le labbra in un gesto di bambino, umettandola di saliva a contatto con la lingua, le toglievo e ritoglievo il cappuccio in un movimento nervoso di giovane fremente, l’abbandonavo distrutta sulla scrivania sul divano sulla sedia anche per terra nel letto nella camera da bagno sul balcone sotto il sole nella notte tra il vento di finestre spalancate luci soffuse botti di natali e suoni di ciaramelle.
Come un amante.
L’ultima frase “l’au…” era rimasta incompleta poiché la penna aveva preferito fingersi esaurita piuttosto che svelare la sua segreta passione.
Voleva essere solo mia fino alla fine ….
Bussano alla porta.
Apro.
Un fattorino in livrea rossa porgendomi una penna:
«Firmi qui per ricevuta.
È un computer, regalo per lei da parte di….»
«Oh no»
Frase incompleta senza punto senza niente per auto censura. Solo un urlo di dolore, per la porta sbattuta sul muso dell’incolpevole corriere.

aveva trovato in una carpetta gialla posta in un contenitore senza intestazione, il manoscritto “Anche questa volta”, forse più suo che mio, il suo manoscritto, quel racconto esercizio di stile, disordinato, di improba lettura per le frasi frammezzate da abrasioni e correzioni per i rimandi e gli incroci di revisioni in colori differenti, che fungeva da specchio seducente per la sua natura di origine patriarcale.
Neanche questa penna funziona come vorrei.
Aveva trovato il suo racconto, la sua storia, “Anche questa volta”, l’esercizio di stile, o come altro vorremo chiamarlo, il manoscritto, il suo manoscritto, la sua prima ed unica esperienza nel mondo intrigante carogna equivoco fantastico subdolo dissolvente dell’arte, del tentativo artistico, della poesia, della ricerca poetica, della bellezza della solitudine dissoluta, della sconfitta indelebile, della violenza sfrenata, dei leoni, dell’insonnia, dei passi deliranti tra una finestra ed una poltrona un cesso bianco ed un foglio di carta bianco, giallo, di giornale di plastica patinata riciclata come le mani premute sul viso intorno agli occhi il corpo in bilico sul balcone
La mia sofferenza non vale una penna aveva trovato dell’uomo finalmente inutile per se stesso. Il suo manoscritto.
Riuscirò a possedere la penna della mia vita?
Aveva trovato
Lo baciava teneramente coprendo con labbra di rosso indelebile i brani, eretici, dissoluti, morbosi, che richiamavano la loro intimità;
la bocca, tra un sospiro ed uno strappo, mordeva;
lacerava, ferro su carta considerazioni ammiccanti futili offensive, sottolineava, sbarrava, incorniciava, cassava, riscriveva, evidenziava, circondava, adornava, sovrapponeva, punteggiava, e poi disegnava alberi, cuori, strade, stelle, arcobaleni, mari tempestosi, fiori, mani, battelli, ponti, visi, viso, bocche, bocca, occhi, occhi, accarezzava, gingillava,
Cercherò per tutto il mondo la mia penna.
aveva trovato
piangeva teneramente e macchiava i fogli del mio manoscritto,
del suo,
per lei suo,
suo,
rendendolo definitivamente incomprensibile.
Come una amante.
Frase con punto, senza due punti, decifrabile.
Chi «Aveva trovato»?
Era di nuovo la penna finita nella prima parte?
Chi “Aveva trovato”?
Chi era?
Era un fan un tifoso un innamorato deluso respinto abbandonato un collezionista un figlio della colpa un parente delle virgole, un amico di paese lontano dracula era la coscienza di Zeno l’Anima, il venditore di penne il produttore il postino in livrea il Cervello, la mia incertezza il cesso il balcone il cappello il divano il diva no il di vano la tua curiosità la nostra complicità (fino ad ora per niente evidente ma che assumerà una precisa configurazione) il loro ardere le streghe risentimenti, disgusto, smettila, facciamo finire, un leone?
Era l’amante della penna morta?
Perché non provi a leggere daccapo anche questa volta invece di bere l’amaro calice fine all’ultima goccia?
Anche questa volta.

Dedica – Brevi commenti amichevoli

La Notizia virgola – La Condanna punto

LA NOTIZIA

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

LA CONDANNA

Capitolo 1

Capitolo 2

LA NOTIZIA

Capitolo quattordicesimo

Capitolo quindicesimo

Capitolo sedicesimo

Capitolo diciassettesimo

Capitolo diciottesimo

Capitolo diciannovesimo

LA CONDANNA

Capitolo 3

LA NOTIZIA

Capitolo ventesimo

Capitolo ventunesimo

LA CONDANNA

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

LA NOTIZIA

Capitolo ventiduesimo

Capitolo ventitreesimo

LA CONDANNA

Capitolo 7

LA NOTIZIA

Capitolo finale

Anche questa volta – Il Paradiso non esiste – Trama

Anche questa volta

Il Paradiso non esiste

Trama

Sembri

Sembri

Per Aurora – volume secondo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora – volume secondo di Bruno Mancini

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Per Aurora – volume secondo – Vetrina LULU

Per Aurora volume secondo di Bruno Mancini

seconda edizione

ID wdnrww

ISBN 978-1-4710-7753-1


Dettagli
Data di pubblicazione 24 ago 2022
Lingua italiano
ISBN 9781471077531
Categoria Narrativa
Copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Collaboratori Di (autore): Bruno Mancini

Specifiche di Libro
Pagine 102
Parole chiave Amore passione Ischia paradiso storie

Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
Colore del contenuto: Bianco e nero Standard
Tipo di carta: 60# Bianco
Libro Tipo di rilegatura: Libro a copertina morbida
Finitura di copertina: Lucido

Titolo Per Aurora volume secondo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Marchio editoriale/Casa editrice Lulu.com
Licenza di copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini

Descrizione
Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
Note sui collaboratori

Tabella dei contenuti
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Categoria principale BISAC
POETRY / Subjects & Themes / Love & Erotica
Categoria BISAC 2
FAMILY & RELATIONSHIPS / Love & Romance

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 – tutti i giorni dalle 14 alle 23
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Per Aurora – volume secondo – Anche questa volta: Trama

Per Aurora – volume secondo – Anche questa volta: Trama

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Anche questa volta

Trama

A Natale mi ha regalato una penna stilografica tradizionale. Con questo gesto la mia cara, ha manifestato in modo esplicito la sua complicità (eccola!) affettuosa con i miei scritti, mentre, larvato, dolcemente, con il simbolismo del pennino di memoria scolastica e dell’inchiostro d’altri tempi, mi ha lanciato un messaggio invito a rispettare maggiormente regole e semplicità, e meno male che non ci conosciamo da ieri!
Subito mi invaghisco di quella penna e dei significati che contiene, ed inizio un lavoro risultato alla fine un “esercizio di stile”.
In tutto questo percorso narrativo lascio supporre, che la penna accarezzata, coccolata ecc…trasformata in protagonista, si sia silenziosamente invaghita di un suo compagno di viaggio.
Fino al punto da fingersi esaurita, pur di impedire modifiche alla segretezza ed alla intimità della “sua” storia, con inserimenti che ne avrebbero potuto rappresentare pericolo. Probabile.
Possibile.
Si, se avessi continuato ad usarla.
In effetti, la sua difesa contava sulla premessa che era:
“QUESTA STORIA FINIRÀ QUANDO SARÀ
ESAURITO L’INCHIOSTRO NELLA PENNA CHE HO
DECISO DI UTLIZZARE. NÉ PRIMA NÉ DOPO.”
Infatti, finito l’inchiostro, avrei smesso di scrivere e la storia
sarebbe rimasta inalterata.
Per sempre.
Devo farlo.
Lo faccio.
Così come era nei miei proponimenti, concludo immediatamente la bozza, ma subito dopo, durante la notte di capodanno, l’Anima e il Cervello mi assalgono con violenza priva di rispetto, facendo sbandare le certezze che mi avevano accompagnato nella stesura del racconto, attivando fantasmi di scene non proposte (leoni mari in tempesta, volti, ecc…), e banalità non ribaltate in dimensioni a loro consone.
Lo scritto, accusato di eccessivo lassismo nei confronti di una semplicistica, detestata commercializzazione, deve essere ripreso modificato e finalmente personalizzato.
I due miei intimi giudiziosi compagni m’impongono con bonaria aggressione di trasformarlo in un’opera indiscutibilmente mia, con tutti gli eccessi e gli annessi problemi poiché, nella loro ottica, questi rappresentano bellezze di spontaneità innovazioni ecc…
Mi accingo a tale impresa utilizzando varie penne di diverso tipo, raccattate in un modo qualsiasi, e pare che tutto vada bene, fino a quando, usando l’ultima “fa schifo”, decido di cercare la stilografica, caricarla d’inchiostro e riportarla in azione.
La trovo nel fondo del cassetto in una macchia di inchiostro rosso sangue, essiccato, che la imbratta completamente rendendola inutilizzabile e che aveva permeato il mio manoscritto del racconto “esercizio di stile” rendendolo quasi completamente indecifrabile.Indotto dalla presunzione di avere una profonda conoscenza delle penne, mi illudo che abbia compiuto il gesto estremo per me. Invaghita di me.
La piccola domatrice di segni, l’austera protettrice dei miei bisogni letterari, la giovane, minuta, piacente, vezzosa, silenziosa bionda bruna cenere compagna di ore strane malinconiche tra una finestra, ed una poltrona a contatto con birre e distillati, feroci con i leoni di una frenesia mentale galoppanti al di sotto degli occhi, dietro le pupille, sulla corteccia del Cervello chiuso, accattivanti ogni volta che un volto acquisiva concretezza grafica, un sentimento librava in descrizioni di pura poesia poetica passionale con tutta l’Anima a presidiare lo spazio del foglio rodeo.
Ma, c’è un ma.

La frase: “Il paradiso non esiste”.
Mi disorienta il fatto di aver potuto leggere solo queste parole salvate da tutto il racconto, macchiato ed abraso, su cui la penna aveva rovinato l’inchiostro rosso residuo.
Ma, c’è un ma.
“Il paradiso non esiste.”
Il racconto sembrava chiudersi con interrogativi privi di risposte, sembrava.
Unicamente per la complicità (ancora lei) che tiene legati me e voi, voglio proseguire ed ammettere in questo epilogo, in questa “Trama”, che, nell’ultimo istante utile, mentre andavo a porre la parola fine, avevo afferrato insieme al senso della frase risparmiata dalla macchia di inchiostro rosso sangue, anche la vera natura della pazza violenza mentale di cui sentivo permeato tutto il racconto.
Se questa conclusione potesse darmi conforto, avrei compiuto un esercizio di equilibrio, tra balconi e leoni, degno di un circense di fama mondiale.
Non basta.
Insieme, erosiva di una miniera di malinconia, calmante, dolcemente soporifera, dissociante, la benda nera all’occhio del corsaro.
Nessuna bella amicizia, il braccio sulla spalla, potrà mai tanto.
Nessun affetto, partiamo, facciamo un viaggio.
“Anche a me quella volta” non vale non ottiene risultati.
Durante i pochi giorni felici in cui per la sua vicinanza si acuiva lo stimolo a mostrare il meglio delle mie capacità attrattive, mi ero visto, senza dubbi e dal primo momento, ai suoi occhi seducente pigmalione. “Anche questa volta” sbagliando.
“Anche questa volta” sostituendo arbitrariamente pensieri altrui con ricostruzioni non prive di fascino e lusinghe, ma originate dalla mia natura, fantasiosa, piuttosto che osservatrice.
Poi il dubbio.
Che un altro personaggio avesse condizionato l’esplosione di inchiostro.
Il dolente insinuarsi di un altro personaggio.
Avvicinarsi.
Vicini. Erano vicini.
La mia penna ed il mio manoscritto.
La mia penna ed il «suo» manoscritto.
La penna ed il manoscritto.
Penna e manoscritto.
Vicini.
Uniti in una macchia rosso sangue.
La verità mi coglie ormai privo di capacità reattive, deluso, affaticato psicologicamente con i sentimenti in poltiglia, e comprendo che “Il paradiso non esiste” rappresenta l’essenzialità della «loro» storia.
Una penna ed un racconto.
Con la mia immagine, velo trasparente su intese che non mi coinvolgono, in una di quelle belle favole di vita che la mia amica guascona stringendomi il braccio mi aveva invitato a cercare durante il nostro ultimo “Appuntamento”.
“Il paradiso non esiste”: quasi una epigrafe.
Per il loro breve incontro, terminato con l’immagine di una carpetta ammantata di inchiostro rosso sangue essiccato, lasciato scorrere dalla mia penna giovane piacente vezzosa silenziosa bionda bruna cenere compagna di ore…
… finita per amore, portando con se l’idea della sua prima ed unica passione.
Aveva scelto di portarlo con se in un viaggio…
… dove il paradiso non esiste.
Ancora è lei, la donna guascona, «La Signora», custode da sempre dei luoghi ove tornano serene, immutabili, adulte, le nostre fantasie ed i nostri pensieri, i nostri sentimenti ed immaginazioni, anche forse tutte le nostre vite, una volta che sia esaurita la loro avventura tra emozioni collettive, umane, è lei, Aurora, a raccogliere le mie delusioni con un tocco della mano portata ad accarezzarmi gli occhi.
Amica ed ormai parte di me, è lei Aurora che lascia aperte le mie speranze e mi incatena docile ai miei sogni ed ai miei dubbi (ancora loro!) con un sorriso indulgente.
Portarlo in un viaggio…
… nel suo viaggio senza tempo come questa lunga poesia, senza luogo senza storia come il mio paradiso, senza attori senza ombre come la loro passione.
Accompagnati dall’idea di un amore.
Incontaminato impercettibile.

Fine ?

Chiedo scusa alla mia amica per come ho utilizzato il suo dono (certamente meritevole di sorte migliore), ma io sono fatto così, e come scrittore i due petulanti appiccicosi invadenti padroni della mia mente, l’Anima e il Cervello, non mi lasciano alcuna possibilità di cambiamento.

Fine.

Dedica – Brevi commenti amichevoli

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Anche questa volta – Il Paradiso non esiste – Trama

Anche questa volta

Il Paradiso non esiste

Trama

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Per Aurora – volume secondo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora – volume secondo di Bruno Mancini

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Per Aurora volume secondo di Bruno Mancini

seconda edizione

ID wdnrww

ISBN 978-1-4710-7753-1


Dettagli
Data di pubblicazione 24 ago 2022
Lingua italiano
ISBN 9781471077531
Categoria Narrativa
Copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Collaboratori Di (autore): Bruno Mancini

Specifiche di Libro
Pagine 102
Parole chiave Amore passione Ischia paradiso storie

Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
Colore del contenuto: Bianco e nero Standard
Tipo di carta: 60# Bianco
Libro Tipo di rilegatura: Libro a copertina morbida
Finitura di copertina: Lucido

Titolo Per Aurora volume secondo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Marchio editoriale/Casa editrice Lulu.com
Licenza di copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini

Descrizione
Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
Note sui collaboratori

Tabella dei contenuti
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Categoria principale BISAC
POETRY / Subjects & Themes / Love & Erotica
Categoria BISAC 2
FAMILY & RELATIONSHIPS / Love & Romance

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 – tutti i giorni dalle 14 alle 23
[email protected]

Per Aurora – volume secondo – Anche questa volta: Anche questa volta

Per Aurora – volume secondo – Anche questa volta: Anche questa volta

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Anche questa volta

Anche questa volta

No.

Il paradiso non esiste.
Mi hanno regalato una penna nuova, di quelle stile antico con pennino ed inchiostro, che non so più utilizzare; forse volendo con ciò convincere me a scrivere in maniera più comprensibile, pianificata, e liberare se stessi dall’angoscia di dover tradurre, anche questa volta da soli, i sali e scendi, contorti, rotaie volanti delle mie rappresentazioni.
La penna traccia segni troppo veloci; non lascia respiro all’ultima parola che già ne sovrappone un’altra. Il fiume diviene immediatamente rigagnoli.
Voglio raccontare “Anche questa volta”, ma devo cambiare penna.

26/12/03

Lo dico subito così elimino in partenza le diffidenze di chi, conoscendomi come scrittore, mi considera indisponente, malvagiamente annodato tra lirismo e costruzioni ermetiche, lo dico subito, e lo scrivo tra virgolette in modo tale da non lasciare spazi ad interpretazioni carbonare, preciso, scandito, sillabato:

“QUESTA STORIA FINIRÀ QUANDO SARÀ ESAURITO L’INCHIOSTRO NELLA PENNA CHE HO DECISO DI UTILIZZARE.
NÉ PRIMA NÉ DOPO.”

Già sento le critiche:
«Te l’avevo detto, non ha mai capo né coda»
«Lo sapevo che…»
Ma io voglio applicare un concetto basilare per il “mio” modo di concepire l’opera narrativa, e questo, sì, purtroppo, ho deciso di accennarlo semplicemente in questa occasione, proponendomi di illustrarlo con compiutezza forse in altra parte della storia, o persino di posporne l’esplicazione durante un altro racconto.
Ciascun romanzo ecc. non può mai essere considerato come un fatto a se stante, completo, definitivo, ma va piuttosto inserito in un processo complesso, modellato, generato dalla “vita” dell’autore.
(Dopo. Per il finale.)
“Anche questa volta” potrebbe finire già in qualsiasi momento, come la vita stessa, quella vera, che non lascia certezze di continuità, come l’inchiostro della penna che utilizzo in questi momenti, che non vedo e la cui quantità non riesco a valutare.
Questo è il soggetto, cerchiamo i personaggi.
… Il primo personaggio deve essere l’ambiente: adattabile a diversità esistenziali e che si modifichi impercettibilmente, ma a volte improvvisamente, per assecondare le vicende spirituali e materiali della trama. (1)
… Con “Anche questa volta” voglio costruire un percorso di lettura senza sapere da dove partire (al buio mentale) e senza immaginare quale sarà il punto d’arrivo.
… Azzardo puro.
… Ribadisco la voglia di scrivere per me solo, 28/12/03.

—°°°—°°°—

Ogni racconto, elementare o grandioso che sia, ha il tempo scandito dalla quantità di informazioni, sensazioni, visioni, e da tanti altri “oni” che l’autore vuole presentare.
Nel mio (e fino all’ultima pagina non sapremo come definirlo) il tempo sarà determinato dalla quantità di inchiostro. Preferirei dire dalla quantità della penna, ma, per non iniziare in maniera balorda mi posso accontentare di affermare che sarà la penna a determinarne la lunghezza.
Se parli con un domatore di leoni ti dirà che è più difficile lavorare con il re della foresta di quanto non lo sia con le tigri del Bengala.
A conforto di questa tesi ti sedurrà con i ricordi delle zampate improvvise che gli hanno lacerato le carni, anche quando sono arrivate con la delicatezza di un gioco.
Durante uno spettacolo od un esercizio.
Ti farà immaginare la gabbia piena di quattro? otto? dodici, sì dodici leoni maestosi, tra i cento ed i trecento chili ciascuno, lunghi due metri tra il punto di attacco della coda ed il naso. Con una parte consistente degli arti, occultata in posizione di riposo, subito pronta a lanciare tutto il corpo ed i sedici artigli speroni d’acciaio contro l’intruso, il pericolo, l’uomo.
L’io narrante è femmina e il protagonista è maschio.
Alla fine si scopre che l’io narrante, la donna, è la penna che scrive le sue memorie.
Autobiografia di una penna (2)
Le buone intenzioni più di altre conformiste, riconoscibili da tutti, limpide e lineari, hanno quasi sempre vita breve nella confusione che mi agita e mi sbatacchia tra un sentimento e un’idea, una voglia ed un non posso.
Sarà perché ho imparato ad ascoltare più voci contemporaneamente (non è la verità, in quanto manifestavo questa capacità già in età precoce e quindi essa non è stata frutto di un insegnamento), sarà perché non ho coltivato certezze (già con questa frase mi scopro in contraddizione. “Non ho coltivato certezze” cos’altro significa se non la convinzione di una “certezza”?), oppure, in una ipotesi coinvolgente e personalizzante, forse perché convivo con i miei dubbi nella identica maniera con la quale mi rapporto all’invadente protuberanza che caratterizza la parte frontale della mia testa (il naso) od anche alla fragilità della superficie liscia che mi ricopre (la pelle).
L’allegoria ha inizio.

Ed ecco che mi ritrovo a pensare quale travaglio la pittura (stavo per dire del secolo scorso mentre invece di secoli ne sono passati quasi due) si sia trovato ad affrontare con l’improvviso arrivo della fotografia.
Per millenni, genti di ogni estrazione sociale (Giotto?), per lucro o per diletto, avevano rappresentato la realtà in una dimensione oggettivamente differente.
Tutte le belle donne (Maja?), di successo, di potere, amate, temute, da sempre avevano consentito che l’artista alla moda potesse accedere ad intimità dei loro corpi altrimenti misteriose.
I guerrieri, i papi, i regnanti e le loro corti al completo (erano più numerosi dei paesaggi a voler credere alla quantità di ritratti che si vedono esposti nelle gallerie e nei musei), in fila per farsi immortalare il volto insieme alla gloria.
Cercherò di approfondire pure questo argomento in un’altra occasione, poiché ora mi interessa sviluppare il ragionamento in una direzione meno specifica.
Capita di lasciarsi trasportare docilmente verso un lago placido, quando la corrente si fa impetuosa ed il remo tenta contrasti faticosi.
La fotografia non ebbe lo stesso impatto devastante nei confronti della scultura.
Le forme tridimensionali poterono anzi inorgoglirsi ed affermare il primato della loro completezza.
Anche questa volta vorrei soffermare il mio pensiero su angolazioni diverse per luminosità e profondità, ma ho urgenza di proseguire.
La musica (era una musa?) non si scompose di una nota: nessuna fotografia avrebbe mai potuto riprodurre non dico una sinfonia, ma neppure un singolo suono.
E mi astengo dal continuare, felicissimo di giungere al nocciolo.
Quale distorsione ha subito la letteratura?
Poesia.
Narrativa.
Teatro. Il teatro è scomparso.
Andarono tutti al cinema, ora alla televisione (domani all’infusione?).
La poesia, poverina, non se ne fregò proprio.
Come per la musica: un suono non corrisponde ad un’immagine, un sentimento non equivale ad un colore.
Per la narrativa si poté considerare un equilibrio instabile tra un limite ed un traguardo.
Il nido del primo amore, l’atrio della stazione, i filari di alberi nella brughiera, fascinosi nelle descrizioni dei loro diversi autori, da quali magie ci si poteva illudere che sarebbe state abbellite subendo l’omologazione di una foto, due foto, tre foto?
Leggevo Salgari e, senza dare importanza ai suoni, alla grafica, alla consistenza delle parole (fosse stato scritto in russo e tradotto in italiano non sarebbe cambiato niente), venivo ammaliato da descrizioni di luoghi misteriosi, di belve sconosciute, di uomini dalla forza animalesca e di animali dai sentimenti umani.
È questo che voglio dire.
Oggi c’è la fotografia, il cinema, la televisione, internet, e chi sa cosa altro, oggi le belve non hanno più segreti, l’India è conosciuta quasi come Forcella (senza offesa per nessuno), ed ogni possibile descrizione di luoghi, ambienti, persone, ha valore solo in quanto stilisticamente rappresenta una innovazione. In bilico tra metodo e contenuto.
Ammesso che non sia il risultato di un abile collage medianico!
Ma i sentimenti umani della tigre e gli istinti animali dei Proci con quale pellicola si stampano?
Si scrivono e basta e si scrivono senza laccioli stilistici o propagandistici, si scrivono con lo sforzo di un travaglio, fisico e mentale, del cervello e dell’anima (ancora loro).
Si scrivono e basta.
Il paradiso non esiste.
(1) Potrebbe essere…
…l’unica possibilità di renderlo adattabile a tante situazioni cangianti è quella di crearlo nullo.
L’ambiente non c’è.
Personaggio fantasma. Inimmaginabile.
Dove si svolge l’azione?
Nessuno potrà dirlo.
Interno, esterno, studio, virtuale, fantasioso.
Niente, non esiste, è il primo ambiente inesistente.
Però c’è.
Il paradiso non esiste, l’ambiente sì, esiste.
Quando descriverò il momento in cui per la prima volta la penna sentirà entrare nel suo corpo l’inchiostro, nero come la pece, traboccante, straripante, allora occorrerà provvedere a numerose «censura»per consentirne la lettura ai maggiori di quaranta anni.
L’inchiostro nero senza ritegno anche quella volta (la prima volta della penna) turbò la sua infanzia, marchiandola in maniera indelebile.
Non basteranno avventure di diverso colore per cancellare completamente dagli anfratti più segreti della sua natura, i segni della prima presenza.
Quando un leone accetta l’invito di una leonessa, per diversi giorni non le concede tregua.
Trenta quaranta volte, di trenta secondi ognuno.
La particolarità è che non mangia e non beve.
A me lo scrivere induce la stessa ossessione.
Ripetere, rifare, riprovare, però, in quei giorni mangio e bevo con eccessi apparentemente ingiustificabili.
non riesco ad immaginare cosa potrà accadere se mi incontrerò con il mio leone.
… Alla fine si scopre che l’io narrante, la donna, è la penna che scrive, con le sue memorie, il racconto della vita di colui che l’ha sempre posseduta (il protagonista), identificabile con l’au

Fine dell’inchiostro, fine della storia.
31/12/003 ore 15.50.

Dedica – Brevi commenti amichevoli

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ISBN 978-1-4710-7753-1


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Data di pubblicazione 24 ago 2022
Lingua italiano
ISBN 9781471077531
Categoria Narrativa
Copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Collaboratori Di (autore): Bruno Mancini

Specifiche di Libro
Pagine 102
Parole chiave Amore passione Ischia paradiso storie

Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
Colore del contenuto: Bianco e nero Standard
Tipo di carta: 60# Bianco
Libro Tipo di rilegatura: Libro a copertina morbida
Finitura di copertina: Lucido

Titolo Per Aurora volume secondo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
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Descrizione
Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
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“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
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Per Aurora – volume secondo – Capitolo finale

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Per Aurora
volume secondo

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Capitolo finale

Edoardo: -«Quando ero ragazzo la spiaggia dei Maronti incarnava significati di gran lunga superiori ad ogni altra bellezza naturale di tutta l’Isola.
La sabbia dell’arenile, doppia da non lasciare sul corpo la minima traccia di un granello; l’orizzonte sgombero da qualsiasi terra emersa, mare e cielo a cento ottanta gradi, neanche uno sparuto scoglio oltre la riva; rarissima, una nave da carico lontana molte miglia, poteva essere scambiata per un’ombra di nuvola.
Subito a ridosso dell’arenile, un canneto africano: arso approdo di uccelli migratori affaticati da traversate di giorni interi. Le quaglie stremate da avvicinare quasi fossero pulcini.
Pochi metri di terriccio tufaceo giallo, misto a ciottoli levigati dalle lunghe risacche, ed appare, immensa, la parete scoscesa di una collinetta ricoperta da arbusti e da cespugli.
Bisognava percorrerla, in salita oppure in discesa, seguendo un viottolo angusto che, simile ad un rigagnolo, in molte anse s’interrompeva costringendo sia a saltare tra speroni di rocce sia a compiere pericolose arrampicate.
Inerpicati ed aggrappati a radici e sassi, graffi e ginocchia sbucciate, di solito, targavano i nostri corpi.
Le ragazze dai capelli a trecce e grandi occhi scuri non osavano affrontare l’avventura, a meno che non avessero il petto adolescente pieno di passione, e forte la volontà di cedere abbandonate in un abbraccio segreto e rubato.
Noi rubavamo alla vista degli altri i sentimenti della nostra spontanea ingenuità, e la sincerità dei nostri gesti.
Ai Maronti, sulla sabbia, in un anfratto di grotta, con la mia
amata tra le braccia, al tramonto, di fronte al sole tiepido delle
primavere ischitane, potevo anche pensare “Il paradiso non è
eterno”.»
Edith:

-«Prima dell’alba
regalami un verso
così che io possa
sfrontata babbuccia
ricamo sulla brina
imprimere.

Al sole tenero
Vederla piangere di gioia.»

fine.

 

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“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Categoria principale BISAC
POETRY / Subjects & Themes / Love & Erotica
Categoria BISAC 2
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Info: Bruno Mancini
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Per Aurora – volume secondo – La Condanna capitolo 7

Per Aurora – volume secondo – La Condanna capitolo 7

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora
volume secondo

La Condanna

capitolo 7

Petrus: -«Signora… ho prenotato il biglietto aereo per la Sardegna… poiché devo contravvenire al vostro ordine… interrompendo… ancora la lettura, ma non posso nascondere il mio stupore.
L’applauso che forse si è udito anche qui, e stato tributato dai morti suicidi mandati giù nel terrore eterno, incontrando… un nuovo arrivo.
È giunto proprio ora.
Un uomo.
Deciso, sicuro di sé, arrogante.
Ha attraversato il portone come se stesse entrando nel salotto di casa sua.
Senza un minino cenno di saluto.
Vieni con noi, dicevano tutti quelli che l’incontravano, ed applaudivano, urlavano non abbandonarci alla giustizia dei giusti… si sgolavano mandandogli baci… le donne, gli ultimi soldi rubati… i maschietti.
Lui dritto per il corridoio che conduce alla sala riunioni…» Aurora: -«Che me ne fooo tttt eee Petrùs, di un branco di stronzi inneggianti a qualcuno costui colui coloro!»
Petrus: -«Signora… la mia meraviglia… è che…»
Aurora: -«V AT T E N N E P E T R U ZA w2S.
VATTENE.»
Petrus: -«È arrivato l’uomo che rimbecillisce la gente.»
Aurora: -«Chi?»
Petrus: -«Sì lui, Snob Rob.»
Aurora: -«Come?
Che dici?
Sei pazzo.
Dove?
Ubriaco pazzo sclerotico.
Nemmeno in Sardegna ti farò andare.
In Alaska ti mando.»
Petrus: -«Signora è lui.»
Aurora: -«Lui chi? Insisti.»
Petrus: -«Signora di là morto ucciso da colpo d’arma da fuoco esploso da Bruno Imenottero, c’è Snob Rob o come si fa chiamare…»
Lo sverzino sferzante e schioccante di una frusta.
La mia amica Aurora si voltò con tanta rapidità verso di me da farmi credere avesse la testa snodabile.
Rimase a guardarmi negli occhi con le palpebre aperte oltre misura.
Senza un battito di ciglia.
Per il tempo necessario a rivivere rileggere riascoltare nella sua mente ormai ineluttabilmente collegata alla mia, ogni fotogramma del nostro incontro.
Provavo la sensazione di appartenerle e di esserne il custode.
Sentivo i suoi pensieri miscelarsi ai miei in un amalgama che non lasciava né riconoscere gli uni dagli altri, né riconnettere affermazioni ed aspettative, barlumi di speranze e spietate realtà.
Dalla prima all’ultima frase, parola, tutto veniva atomizzato smembrato parcellizzato nell’analisi che lei effettuava nei labirintici cunicoli, nei profondi visceri, nell’arruffato flusso della mia partecipazione.
Non interrompevo il filo che Aurora aveva inteso creare, non ne ravvisavo la necessità, considerato il risultato acquisito.
Mi sarebbe bastato chiarirle, e chi sa se lo avrei mai fatto, che il mio racconto proseguiva con la malefica soffiata (il racconto di tutta la sporca storia dell’impietoso spettacolo “La morte in diretta” organizzato da Snob Rob su suggerimento di Marco) sussurrata senza scrupolo da Nero all’uomo imenottero.
Così, seguendo il mio suggerimento, il gatto nero aveva spalancato il cancello che avrebbe consentito la realizzazione dei nostri reciproci scopi.
Infatti, la prospettata traccia di una nuova sconfitta, simile ad una rossa muleta, aveva “invespettirlo” (inviperirlo) lo storico rivale di Snob Rob oltre ogni limite sopportabile dalla sua antica acredine.
Al punto tale che si era confuso, con innocua apparenza, tra la folla in attesa dello squallido incivile amorale perverso abominevole show allestito, senza lesinare mezzi tecnici e risorse finanziarie dai due meschini omuncoli.
“Ecco a voi, gentili spettatori e telespettatori di tutto l’universo, radioascoltatori, navigatori cibernetici, ecco a voi, in prima assoluta cosmica, lei, l’unica, vera immensa padrona di tutto e di tutti, in diretta ed in esclusiva… ecco a voi Aurora, La Signora, la… ecc… bla… bla… ecc…”
Solo un attimo prima del previsto spettacolo della decapitazione in mondovisione, la rabbiosa invidia di Bruno
Imenottero, resa violenta dall’ormai imbattibile successo del rivale, freneticamente, lo aveva indotto a sparare contro il Mito ed i suoi complici.
Rivolgendo subito dopo l’arma verso se stesso.
Suicidandosi.
Bruno Imenottero, fulminato all’istante dal colpo di pistola fattosi esplodere al centro della fronte, era quell’ombra da tempo in attesa nell’angolo buio.
Snob Rob, sparato dall’astio incontenibile del collega, colpito al cuore, aveva raggiunto il regno della mia amica (ed il suo nemico collega di bastardi avvelenamenti televisivi), con un leggero ritardo dovuto alla lenta sofferente e dolorosa agonia patita tra ambulanza ed ospedale.
Marco e Adele?
Parvenze umane di cui non valeva la pena fornire ulteriori notizie.
Mortificatori senza ritegno?
Vivevano per lo scoop?
Volevano la morte in diretta?
Eccoli serviti.
Sconfiggere.
Demistificare.
Imporre.
Poco era cambiato.
Solo le vittime.
La morte non è spettacolo.
È pietà.
Che la condanna per loro sia eterna.
Non giunsi a decidere se questo chiarimento fra me ed Aurora ormai aveva ancora senso, in quanto lei anticipò l’imbarazzo della mia conclusione rivolgendosi con voce alta e chiara a tutti i presenti:
-«Tocca a me decidere.
Sempre.»
La mia amica mi baciò sulla fronte, e con il sorriso della
Gioconda disse a Petrus:
-«Come premio andrai da Ciro a Venezia per partecipare al grande tour dell’Ombretta.
Se non sbaglio quarantaquattro bettole in cinque ore, ogni sera per un mese.»
Petrus ritornò giovane e felice: -«Troppa grazia, Signora, non sono allenato abbastanza.»
E lei: -«Inizia a farlo, sparisci.»
Petrus: -«Una quarantina di ombrette tutte allineate, presto. Grazie.»
Poi Aurora, indicando i miei amici, con un ampio cenno di invito, chiese loro la cortesia di un bis.
Avrebbe gradito riascoltare i versi con i quali Edith aveva posto la parola fine a “La Notizia”.
-«Se è questo che vuoi» l’interruppi «devi, ora sono io che decido, ascoltare anche l’ultimo capitolo.»
Annuì.
Edoardo, l’Usignolo e Tom ripresero le loro posizioni sul palco, l’uomo dal fiore di ginestra al bavero dello smoking bianco (ginestra, fiore amato dalla mia donna), cinto alle spalle dal romantico soffice abbraccio della sua anima, sfiorando i tasti ci deliziò svagando tra antiche melodie napoletane. Aurora, Aurora non era più lei.

La donna guascona, la Signora, aveva lasciato in un bacio sulla mia fronte la potenza del suo regno, la immutabilità delle sue decisioni, la presunzione di eternità della sua propria essenza, scegliendo di essere umana, e poetare in mia compagnia tra sorrisi e pianti.
Amare e odiare, senza condanne.

Dedica – Brevi commenti amichevoli

La Notizia virgola – La Condanna punto

LA NOTIZIA

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

LA CONDANNA

Capitolo 1

Capitolo 2

LA NOTIZIA

Capitolo quattordicesimo

Capitolo quindicesimo

Capitolo sedicesimo

Capitolo diciassettesimo

Capitolo diciottesimo

Capitolo diciannovesimo

LA CONDANNA

Capitolo 3

LA NOTIZIA

Capitolo ventesimo

Capitolo ventunesimo

LA CONDANNA

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

LA NOTIZIA

Capitolo ventiduesimo

Capitolo ventitreesimo

LA CONDANNA

Capitolo 7

LA  NOTIZIA

Capitolo finale

Anche questa volta – Il Paradiso non esiste – Trama

Anche questa volta

Trama

Il Paradiso non esiste

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Per Aurora – volume secondo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora – volume secondo di Bruno Mancini

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Per Aurora – volume secondo – Vetrina LULU

Per Aurora volume secondo di Bruno Mancini

seconda edizione

ID wdnrww

ISBN 978-1-4710-7753-1


Dettagli
Data di pubblicazione 24 ago 2022
Lingua italiano
ISBN 9781471077531
Categoria Narrativa
Copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Collaboratori Di (autore): Bruno Mancini

Specifiche di Libro
Pagine 102
Parole chiave Amore passione Ischia paradiso storie

Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
Colore del contenuto: Bianco e nero Standard
Tipo di carta: 60# Bianco
Libro Tipo di rilegatura: Libro a copertina morbida
Finitura di copertina: Lucido

Titolo Per Aurora volume secondo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Marchio editoriale/Casa editrice Lulu.com
Licenza di copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini

Descrizione
Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
Note sui collaboratori

Tabella dei contenuti
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

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Per Aurora – volume secondo – La Notizia capitolo ventitreesimo

Per Aurora – volume secondo – La Notizia capitolo ventitreesimo

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

La NOTIZIA

capitolo ventitreesimo

Edoardo: -«Un vecchio detto napoletano diceva che non tutte
le ciambelle riescono col buco.»
Edith: -«Napoletano?
Francese.»
Tom: -«Cinese, cinese.»
Edith: -«Era mia zia russa a dirlo sempre.»
Edoardo: -«Un vecchio detto napoletano diceva che non tutte le pizze riescono col cornicione alto.
E vediamo chi mi contraddice.»

—°°°—°°°—

Edoardo: -«Mostrare “La Signora” nel super iper concerto di una sfida in diretta allestita con ogni mezzo disponibile!
Al colmo della incoscienza, dell’ardimento, del rischio, della sfrontatezza, Snob Rob la voleva, presente senza trucchi scenici, nella inequivocabile realtà della sua natura.
Mettendo in gioco tutto, non solo la sua stessa carriera di grande imbonitore.
Scioccare creare disagio squartare il pubblico in due fazioni, guelfi e ghibellini, scannatevi, è giusto o non è giusto, lecito illecito, morale amorale, corretto scorretto, bambini a letto alle ventidue, arriva “La Signora” nuda e crudele.
La sfacciataggine di una perversione ineguagliabile.
Porsi in prima linea ad istigarla e provocarla.
Quasi Ella fosse una delle mille attricette sgualdrine, oppure avesse un minimo senso etico accostarla alle incartapecorite nobildonne dell’ordine dinastico di Via Teulada, ai maghi ed ai ciarlatani, ai buffoni, ai politici corrotti e falsamente esasperati per la politica degli altri, al suo compare Marco.»

Tom: -«Ecco a voi Aurora, la donna guascona.
La vera Signora, nuda e cruda.»
Edith:: -«Blasfemi. Osceni. Maledetti.
Tom: -«Il gioco è fatto.»
Edoardo: -«Ponendo sul piatto del croupier tutto, vita
compresa.»

—°°°—°°°—

Edoardo: -«Molte sono le funzioni che gli individui tendono a segregare. Vuoi per vergogna, vuoi per decoro.
Tra esse certo la fede, quando sinceramente vissuta è la meno sbandierata.
Chi ne è provvisto l’alimenta nel confessionale di una intimità accorta, personale, assolutamente privata e riservata.
Anche il gatto nero, umanizzandosi, aveva sentita possente la necessità di custodire la sua devozione in totale segreto per tutti.
Compreso Snob Rob.
Solo per un caso fortuito Nero si riconosceva nello stesso catechizzatore appellato telefonicamente “Sua Santità” da Bruno Imenottero.
Combinazione nella combinazione, ascoltando con finto disinteresse il dialogo fra Snob Rob e Marco, nell’altalenante disattenzione di un distratto miagolio e del frusciante mugugno di una fusa, lo scaltro felino era giunto a ricavarne l’idea che quel parlare fosse preludio di mortificazione anche per il tedoforo della sua stessa religione.
Cessò di botto il vorticoso prillare intorno ad un piede della sedia.
Inoltre, ed anche questo è importante, il nero quadrupede schifava profondamente le mani sudaticce e scheletriche della micro pugnettara alla quale era stato affidato.

Già una volta aveva tentato di superare una barriera invalicabile.
L’impossibile, pur di parlarmi.
Riconoscendo in me l’unica nuova presenza nel suo ambiente
in grado di svelargli orizzonti sconosciuti, così, decise su
quattro piedi…»
Edith: -«Zampe.»
Edoardo: -«Così decise.
Di fuggire.
Scappare.
Evadere.
Defilarsi.
Squagliarsela, come dicono i gatti non umanizzati, gatton
gatton.
Cercarmi.
Costringermi ad ascoltarlo.
Chiedermi un consiglio.
La notte stessa, mentre Adele innaffiava di piscia il salotto per una forma di incontinenza non curata da bambina, quatto quatto, zitto zitto, lemme lemme, come dicono i gatti, gatton gatton, nero nero, Nero aprì la maniglia della porta, ormai sapeva farlo, e venne fino al tavolo di cucina dove scrivevo ed avevo quasi terminato di bere quella che pensavo fosse l’ultima birra della giornata.
Mi sbagliavo, di birre ne avrei stappate molte altre ascoltandolo.
Mi disse tutto.
Senza voce, senza miao, muovendo gli occhi la coda i baffi le
orecchie, le unghie dei piedi…»
Edith: -«Delle zampe.»
Edoardo: -«…dei piedi, la testa, tutto nero.
Quando mi parve che avesse terminato di espormi le sue perplessità, e che l’immobilità felina dovesse intendersi come offerta di sottomissione animalesca nella attesa di un ordine, quasi fossi il suo padrone “Non sono io”, lo informai, “il Bruno che cerchi.
In questa dimensione, in questa casa, in questa storia, io sono Ignazio, amico di Aurora, Ignazio di Frigeria e d’Alessandro con cuore di poeta.
È Imenottero il tuo patriarca confessionale.
Parla con lui.”
E fu condanna.»

—°°°—°°°—

Edoardo: -«La notizia si diffuse così rapidamente da lasciarmi
di stucco.»
Edith: -«Perché di stucco?»
Edoardo: -«Vero non di stucco ma di marmo.»
Edith: -«Che cambia?»
Edoardo: -«Il marmo è duro.»
Edith: -«Anche, lo stucco.»
Edoardo: -«Il marmo è bianco.»
Edith: -«Anche lo stucco.»
Edoardo: -«Per te ci sarà una differenza!»
Edith: -«Trovala.»
Edoardo: -«La notizia si diffuse così rapidamente da lasciarmi
come un pezzo di stucco marmorizzato.»

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capitolo ventiduesimo

Edoardo: -«Uno degli antichi detti napoletani suggerisce di
non spifferare i fatti nostri a chi ci racconta quelli degli altri.
Immagino che alcuni ne contesteranno la napoletanità.»
Edith: -«Era spagnolo.»
Tom: -«No cinese.»
Edith: -«Ma se lo diceva sempre mio nonno l’africano.»
Edoardo: -«In ogni versione rimane, comunque, lo stesso concetto.
Semplice, elementare, lineare.
Qualità che Snob dall’alto della sua presunzione intellettuale non si consentiva, vuoi anche poiché, vantando una rete d’informatori dislocati praticamente ovunque, era convinto d’essere in grado d’impedire il buon esito di ogni attacco ai suoi danni, da chiunque tentato, senza distinzioni.»

—°°°—°°°—

Marco: -«Tu ed io faremo il colpaccio.
Scardineremo, bruceremo, annulleremo, supereremo, affosseremo, ridicolizzeremo, mortificheremo, sputeremo in faccia alla telefonata ricevuta in diretta da Bruno Imenottero.
Che vuoi che sia la sua santità, per di più soltanto al telefono, rapportata alla realizzazione scenica, in diretta, della mia teoria!
Noi mostreremo la morte a schermo intero e inquadratura fissa con una ripresa satellitare mondovisione.
La Signora spogliata del suo decoro, della sua intimità e della sua riservatezza!
Nel momento cruciale.
La morte non sarà più immutabile, né più immortale.
Adele, vecchia patanccia padanaccia pervertita animalofila dei miei disgusti, se non la smetti di maneggiare libidinosamente il gatto nero umanizzato da Rob, ti sputo in faccia due caffé alla cicuta.
Che ne pensi Rob?
È o no una cazza di idea?»
Snob Rob: -«Architetterò tutto rapidamente.
Va bene ci sto.
Noi mostreremo, in tempo reale, la decapitazione di un martire eseguita dai selvaggi antagonisti delle civiltà collegate al nobile sfruttamento petrolifero caro ai finanziatori che sponsorizzano anche le mie trasmissioni.
Farò tremare d’invidia i discendenti dell’antica inquisizione. Hai detto bene, ridicolizzerò Bruno Imenottero e la sua santità. Sbatterò in faccia all’umanità, con tutta la veemenza della rabbia che mi coltivo, la morte senza veli e senza trucchi.
Signore e Signori, ecco a voi lo spettacolo unico ed irripetibile, pietoso e cruento, umano e mortale ecc. Ancora una volta sarò il primo.
Al lavoro!
E, visto che la tua inutile propaggine anale, Emma, oh no,
Adele, non potrà collaborare in alcuna maniera… inutile è
inutile, affiderò il gatto a lei.
Almeno si guadagna la pagnotta.
Accompagnandolo a pisciare e cagare in queste ore per noi di febbrile lavoro.
Mi raccomando Adele, ogni due ore nel vasino, e non mangiare i suoi croccantini.»

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FAMILY & RELATIONSHIPS / Love & Romance

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 – tutti i giorni dalle 14 alle 23
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Per Aurora – volume secondo – La Condanna capitolo 6

Per Aurora – volume secondo – La Condanna capitolo 6

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

LA CONDANNA

Capitolo 6

Edoardo: -«Nuovamente a vostra disposizione per tentare di concludere il percorso letterario forzatamente interrotto più volte.
Dateci un attimo per ricostruire la concentrazione e saremo ancora in scena.
Vi invito, nel frattempo, ad offrire una vodka ghiacciata al nostro solerte amico Petrus.»

Dedica – Brevi commenti amichevoli

La Notizia virgola – La Condanna punto

LA NOTIZIA

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

LA CONDANNA

Capitolo 1

Capitolo 2

LA NOTIZIA

Capitolo quattordicesimo

Capitolo quindicesimo

Capitolo sedicesimo

Capitolo diciassettesimo

Capitolo diciottesimo

Capitolo diciannovesimo

LA CONDANNA

Capitolo 3

LA NOTIZIA

Capitolo ventesimo

Capitolo ventunesimo

LA CONDANNA

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

LA NOTIZIA

Capitolo ventiduesimo

Capitolo ventitreesimo

LA CONDANNA

Capitolo 7

LA  NOTIZIA

Capitolo finale

Anche questa volta – Il Paradiso non esiste – Trama

Anche questa volta

Trama

Il Paradiso non esiste

Sembri

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Per Aurora – volume secondo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora – volume secondo di Bruno Mancini

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Per Aurora – volume secondo – Vetrina LULU

Per Aurora volume secondo di Bruno Mancini

seconda edizione

ID wdnrww

ISBN 978-1-4710-7753-1


Dettagli
Data di pubblicazione 24 ago 2022
Lingua italiano
ISBN 9781471077531
Categoria Narrativa
Copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Collaboratori Di (autore): Bruno Mancini

Specifiche di Libro
Pagine 102
Parole chiave Amore passione Ischia paradiso storie

Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
Colore del contenuto: Bianco e nero Standard
Tipo di carta: 60# Bianco
Libro Tipo di rilegatura: Libro a copertina morbida
Finitura di copertina: Lucido

Titolo Per Aurora volume secondo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Marchio editoriale/Casa editrice Lulu.com
Licenza di copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini

Descrizione
Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
Note sui collaboratori

Tabella dei contenuti
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

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Per Aurora – volume secondo – La Condanna capitolo 5

Per Aurora – volume secondo – La Condanna capitolo 5

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LA CONDANNA

Capitolo 5

Non solo durante tutto il periodo di tempo successivo alla mia iniziale richiesta di riprendere la lettura del racconto – ed in particolare sia mentre Edoardo Edith e Tom si erano alternati a dar voce ai personaggi che “La notizia” poneva protagonisti in quei capitoli e sia durante le malaccorte interruzioni cui Petrus ci aveva costretto a sottostare-, ma finanche nei momenti di tensione espressi dalle finalmente quasi umane debolezze che Aurora (la mia amica un po’ guascona) manifestava, mi tornava in mente, con un tic tac cronometrico, la promessa della sua visita.
Riflettevo di essere stato felice perfino per la sfumatura con la quale ella me l’aveva offerta come dono di valore inestimabile.
Procurandomi un sorriso.
Non certo perché, proprio un sorriso, era stata l’unica esplicita richiesta espressa con la sua decisione, ma in virtù del fatto che un solo momentaneo allontanamento dalle responsabilità delle sue mansioni mi appariva una eventualità assolutamente irrealizzabile.
Aurora lascia il suo regno un attimo vuoto!
Impossibile.
Né Petrus, ne Carò, avrebbero potuto da soli gestire gli arrivi quotidiani.
Credevo.
Sorridendo, mi dicevo vedremo, forse sbaglio.
In questo mio stato di futile riflessività, improvvisa, come una bomba, la sue frase mi scosse:
“ Aiutami, vengo con te”.
Aiutami, niente di più facile.
Vengo con te, niente di più desiderabile.
Ma… non in questo modo.
La vita non gode di tristezze, non approfitta di debolezze, non insegue tesori fioriti da bulbi di dolore.
La vita è.
È.
Ormai Aurora temeva che l’uomo della imbecillizzazione generale indotta attraverso il mezzo televisivo, stesse per incidere, con la crudeltà innata nei cinici arrivisti, in modo indelebile, la riservatezza di cui ella era fiera e gelosa. Sfregiandola irrimediabilmente.
Lo Snob Rob pezzottato fraudolente sapendo di esserlo. L’avventuriero di siepi di cicale, e stagni di ranocchi, senza dubbio tentava di dimostrarsi sfidante e vittorioso.
Sarebbe bastato che le dicessi “andiamo e si vedrà”, per condurla dove desideravo, umana.
Non in questo modo.
La vita è.
È.
D’altro canto, se avessi dato corpo alla mia riluttanza d’inserirmi nella vicenda, non sarei stato di nessun giovamento per lei, e mi sarei mortificato di averla lasciata sola ed indifesa nel momento particolarmente delicato che la rendeva confusa ed indecisa.
Quantunque il mio senso di rispetto assoluto per ogni individualità costituisse una remora di difficile superamento, tuttavia dovevo impedire la realizzazione del progetto partorito dalla mente del geniaccio malefico, Marco, ormai sul punto di essere realizzato dall’uomo demoniaco privo di scrupoli: Rob il succhia vite.

—°°°—°°°—

Chiesi che fosse continuata la lettura.

Dedica – Brevi commenti amichevoli

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Capitolo 1

Capitolo 2

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Capitolo quattordicesimo

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Capitolo diciassettesimo

Capitolo diciottesimo

Capitolo diciannovesimo

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Capitolo ventunesimo

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Capitolo ventiduesimo

Capitolo ventitreesimo

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Capitolo 7

LA  NOTIZIA

Capitolo finale

Anche questa volta – Il Paradiso non esiste – Trama

Anche questa volta

Trama

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Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
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Tipo di carta: 60# Bianco
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Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
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Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
Note sui collaboratori

Tabella dei contenuti
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

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Per Aurora – volume secondo – La Condanna capitolo 4

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LA CONDANNA

Capitolo 4

Petrus: -«Signora perdonate, sono costretto ancora una volta ad interrompere la piacevole lettura.
Signora, Carò mi dice di comunicare che insiste.»
Aurora: -«Chi si permette?»
Petrus: -«Di là c’è l’uomo giunto pocanzi che asserisce di aver parlato anche con la sua santità.
Vi vuole subito.
Come mi devo comportare?
Non sembra violento, ma testardo e determinato.
Almeno credo di poterlo dire, anche se si è ammazzato durante uno spettacolo dopo aver colpito con colpi di pistola tre compagni di merende (un maschio prevaricatore predicatore logorroico, una donna scombinatella sguaiatella, e non so bene chi è l’altro).»
Aurora: -«Petrus, forse non hai capito.
Qui c’è in gioco la mia dignità.
I tremila pipistrelli morti suicidi svolazzerebbero come corvi intorno alla Signora, o come dice Ignazio alla donna guascona, se ciò che l’intuito mi suggerisce dovesse avverarsi.
Bevi una tequila con sale e limone per rendere la tua mente più lucida.
Se interrompi un’altra volta, ti mando in Sardegna a pascolare non anime, agnelli.
Ho su di me come una cappa di protezione e di impotenza, di minaccia e di difesa in un crudele palio in cui io sono il bersaglio.
Petrus, chiama Carò, digli di fottersene.
Hai capito bene?
Fottersene.
La Signora è in guerra, in pericolo, ma non subisce supina. Sono pronta a bruciare sul rogo come una strega, non prima però di essermi difesa, come una fattucchiera, elaborando incantesimi e malie.

Ignazio è questo che volevi?
Un dramma evidente della mia coscienza?
Il timore della fine del regno, la paura, sballottati tra i miei ideali colpevolmente indifesi?
È giusto.
Ricordo.
Chiedendo il premio hai detto “forse non capirai” o qualcosa di simile.
Io non capisco.
Aiutami.
Vengo con te.»
Non volevo che si rassegnasse a farsi trasportare in un equilibrio artificioso e scelsi parole elusive:
-«Abbiamo ancora molte righe da leggere, tante frasi da comprendere.
Fatti, intenzioni, comportamenti, intenti, volontà, da verificare
Petrus potrebbe, se tu lo volessi, accompagnare il questuante, da sé detto amico della sua santità, in un angolo buio e remoto dal quale, tuttavia, sia in grado di essere spettatore delle nostre azioni.
Che non urli, non pianga, non si avvicini.»
Aurora: -«Petrus, fallo.
E smettila di bere, cazzo.»
Era parsa tanto incredula e contrariata da spingermi a rassicurarla almeno nella sostanza del nostro rapporto:
-«Hai detto aiutami.
Ignazio non aiuta, Ignazio è.
Per te amico.»

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Per Aurora – volume secondo – La Condanna capitolo 3

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Per Aurora
volume secondo

Capitolo 3

Petrus: -«Signora, perdonate l’interruzione, ma Carò mi informa che di là ci sono nuovi arrivi.»
Aurora: -«A lui offri un affogato alla panna, tu bevi un punch al rhum, fai portare birre fredde ai miei amici, e lasciami ascoltare.
Non sono serena, ho un sussulto di titubanza, sento aleggiare sintomi di volontà oltraggiose, inquietanti.
Falli aspettare.
Professore Edoardo continui pure.»
Petrus: -«Grazie per il punch, posso averlo doppio?»
Aurora: -«Vattene.»

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LA NOTIZIA

Capitolo ventunesimo

Edoardo: -«La brutta sera durante la quale Snob Rob, a cena, certo di poter continuare a bearsi nella libidine d’indici di gradimenti da sempre univoci in suo favore, lesse con sgomento che Bruno Imenottero l’aveva superato nel favore popolare per merito di un collegamento telefonico in tempo reale con la sua santità (la notizia si era diffusa così rapidamente che, senza ritegno, alcuni milioni di italiani erano corsi ad accaparrarsi un televisore anche scalcinato, il 99% dei circa trenta milioni di telespettatori già sintonizzati aveva cambiato immediatamente canale per averne conferma, e, tutti insieme, avevano finito per distruggere quantità industriali di telecomandi, nel frenetico tentativo di vedere un fotogramma dello straordinario evento anche solo in replica differita dissalata edulcorata manipolata emendata, non smerdata come dice Adele, emendata bollita cotta e ricotta, non la ricotta di pecora capra asina, la ricotta dell’asina tua, della mucca extraterrestre vista in un paese misterioso immerso nella giungla descritta nei viaggi di Robinson Crusoe), la brutta sera in cui… punto.»

—°°°—°°°—

Tom: -«Well! Scusate la breve interruzione.
La frase riprenderà dopo una piccola pausa, per dare il tempo al nostro autore di bere una birra in santa pace lontano da queste ombre scoglioneggianti, scorreggianti dalla bocca e dal naso e che parlano col culo.
Bevete birra, la birra fa bene.
Chi beve birra manda a fa’ nculo gli stronzi.

Giuseppe, giuseppe che cosa ti sei perso!
Due figli laureati a pieni voti, la femmina arrapante, giuseppe, giuseppe per una piccola pompinara stronzetta.
Finito tempo di birra diceva il birrese. OK.»

—°°°—°°°—

Edoardo: -«La brutta sera in cui, punto.
Elaborò la proposta di Marco e decise di volerla approfondire.»

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Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
Note sui collaboratori

Tabella dei contenuti
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

Categoria principale BISAC
POETRY / Subjects & Themes / Love & Erotica
Categoria BISAC 2
FAMILY & RELATIONSHIPS / Love & Romance

Info: Bruno Mancini
Cell. 3914830355 – tutti i giorni dalle 14 alle 23
[email protected]

 

Per Aurora – volume secondo – La Notizia capitolo ventesimo

Per Aurora – volume secondo – La Condanna capitolo 1

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

LA NOTIZIA

Per Aurora
volume secondo

Capitolo ventesimo

Marco: -«Ho registrato tutte le tue ultime puntate.
Sì, scisciò, l’avvocato di Avellino, cecilia, giuseppe, la sorella di giuseppe, il marito della sorella di giuseppe, i loro due figli maschi e la figlia femmina, l’amante di giuseppe ed il loro figlio, violetta, salvatore, luigi, la moglie del futuro ministro, un graduato dei carabinieri, un segretario di tribunale, il fratello del sindaco di un altro comune, con la moglie ed il figlio, un funzionario di polizia, un parente, due parenti, tre parenti, un ufficiale sanitario, un addetto alle dogane, un proprietario di bar, un, ah sì un armatore falso, un cane, un cavallaro, tremila pipistrelli e tutte le maledette zanzare dell’Isola d’Ischia.
La più grande è stata quella in cui hai fatto parlare il gatto nero che hai in braccio e miagolare il suo padrone.
Da non perdersi, unica, storica, universale.
Digiunerei tre volte se la volessero censurare.
Una volta per me, una volta per te, una volta per consentire a questa patanella padanella truccata da intellettuale di sprigionare un barlume di attenzione vedendoti all’opera.
Parlo di te stronzoncella sbulinatella spinellomanella… e lascia stare il gatto nero.»
Adele: -«Marco, Marco mi fai arrossire.»
Marco: -«Rob, chiama me, lo sai non ti deluderò.
Uno scoop.»
Snob Rob: -«Ripeti.»
Marco: -«Scoop.»
Snob Rob: -«Giura.»
Marco: -«Non posso, non credo, non voglio.
Io sono io credo io voglio.»
Snob Rob: -«Marco, ti credo parliamone.»

Dedica – Brevi commenti amichevoli

La Notizia virgola – La Condanna punto

LA NOTIZIA

Capitolo 1

Capitolo 2

Capitolo 3

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

Capitolo 7

Capitolo 8

Capitolo 9

Capitolo 10

LA CONDANNA

Capitolo 1

Capitolo 2

LA NOTIZIA

Capitolo quattordicesimo

Capitolo quindicesimo

Capitolo sedicesimo

Capitolo diciassettesimo

Capitolo diciottesimo

Capitolo diciannovesimo

LA CONDANNA

Capitolo 3

LA NOTIZIA

Capitolo ventesimo

Capitolo ventunesimo

LA CONDANNA

Capitolo 4

Capitolo 5

Capitolo 6

LA NOTIZIA

Capitolo ventiduesimo

Capitolo ventitreesimo

LA CONDANNA

Capitolo 7

LA  NOTIZIA

Capitolo finale

Anche questa volta – Il Paradiso non esiste – Trama

Anche questa volta

Trama

Il Paradiso non esiste

Sembri

Sembri

Per Aurora – volume secondo – TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora – volume secondo di Bruno Mancini

ACQUISTA COM www.lulu.com

Per Aurora – volume secondo – Vetrina LULU

Per Aurora volume secondo di Bruno Mancini

seconda edizione

ID wdnrww

ISBN 978-1-4710-7753-1


Dettagli
Data di pubblicazione 24 ago 2022
Lingua italiano
ISBN 9781471077531
Categoria Narrativa
Copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Collaboratori Di (autore): Bruno Mancini

Specifiche di Libro
Pagine 102
Parole chiave Amore passione Ischia paradiso storie

Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
Colore del contenuto: Bianco e nero Standard
Tipo di carta: 60# Bianco
Libro Tipo di rilegatura: Libro a copertina morbida
Finitura di copertina: Lucido

Titolo Per Aurora volume secondo
Sottotitolo Alla ricerca di belle storie d’amore
Marchio editoriale/Casa editrice Lulu.com
Licenza di copyright Tutti i diritti riservati – Licenza di copyright standard
Titolare del copyright Bruno Mancini

Descrizione
Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
Per una frase non conclusa.
Note sui collaboratori

Tabella dei contenuti
Per Bruno Mancini: brevi commenti amichevoli.
“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

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Per Aurora – volume secondo – La Notizia capitolo diciannovesimo

Per Aurora – volume secondo – La Notizia capitolo diciannovesimo

TESTO COMPLETO IN LETTURA LIBERA

Per Aurora
volume secondo

Capitolo diciannovesimo

Marco: -«Mio caro Rob, già sai che in ragione delle mie battaglie anarchiche internazionali non posso riconoscere alcun titolo onorifico…»
Adele: -«Marco è nato Marco, Rob è nato Rob.
Marco non è Onorevole, Rob non è Snob, Io sono Adele da sempre per tutti e per sempre.
È vero?»
Marco. -«Mia piccola puzzolentella appendice ambulante, non iniziare ad interloquire, altrimenti incazzato come sono per lo sciopero dei pullman e dei venditori di spinelli, ti sbatto in faccia il gatto nero accucciato sulle ginocchia di Rob.
Dicevo, Rob, non potrei riconoscere un distintivo distinguente, quando anche fosse stato meritato su un campo di battaglia in difesa dei diritti umani e proletari, e, quindi, non farò mai seguire al nome Rob il tuo eccellente titolo Snob.
Questo per il mio elitarismo social propagandistico.
Lo stendardo invisibile ed impalpabile di mille crociate nel segno delle genti italiche…»
Snob Rob: -«Marco che vuoi?
L’intervista te l’ho fatta dieci anni fa.
Non posso di nuovo, c’è tanta bella gente che aspetta.
Leggi, leggi: “La prego mi inviti alla funzione, firmato, Arcives”, “Aspetto, aspetto sempre di poterti raggiungere, tua Ornella Birichina”, “Apri le porte alla mia magia che non teme catene, Udin Udin”, “Se non vengo le tigri muoiono di dolore, Orfea”.
Vuoi leggerne altri?
Tremila fax e-mail al giorno, tutti i santi e sacramentati giorni,
comprese Domeniche Natale Capodanno Pasqua Resurrezione
Ferie Compleanni Anniversari miei tuoi suoi di lei…»
Marco: -«Lei chi?»
Snob Rob: -«Marta.»
6Marco: -«Ancora?»
Snob Rob: -«Che ti fotte?»
Marco: -«Così per dire!»
Snob Rob: -«Pensa alle Adelucce tue.
Ed io dovrei far posto a te invadente invasato invasore, in cambio di cosa, logorroico narcisista asociale?»
Marco: -«Asociale no.»
Snob Rob : -«Insisti.
Se dico asociale, devi accettare asociale, se ti chiamo stronzo,
devi sottometterti, questo è lo spettacolo con la mia presenza
magna.»
Adele: -«Marco, che dice si magna?»
Marco: -«Spernacchiona non dire cazzosità, la magna, non si
magna.»
Adele: -«Peccato, mio genio.»
Snob Rob: -«Inoltre è con te anche Adele portasfiga!»
Marco: -«No, no, se vuoi lei va via.»
Adele: -«Marco non lasciarmi senza un buffetto.»
Marco: -«Buffet, scema, si dice buffet.
E taci se devi parlare.
Parla tacendo. Come faccio io.
Impara da me, stupidella coccinella, io taccio parlando, tu parla tacendo.
Rob ti assicuro uno scoop.»

 

Dedica – Brevi commenti amichevoli

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Capitolo 5

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Lingua italiano
ISBN 9781471077531
Categoria Narrativa
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Specifiche di Libro
Pagine 102
Parole chiave Amore passione Ischia paradiso storie

Libro Dimensioni: A5 (148 x 210 mm)
Colore del contenuto: Bianco e nero Standard
Tipo di carta: 60# Bianco
Libro Tipo di rilegatura: Libro a copertina morbida
Finitura di copertina: Lucido

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Dopo una notte nera, di incubi ed insonnie, passata tra una poltrona, una finestra, una birra, un sigaro, un boccale di distillato al peperoncino, un panettone, una musica jazz, una pisciata, una telefonata alla stronzetta di turno, una mezza bottiglia di un così detto spumante, la notte dell’ultimo dell’anno, buttata via nel tentativo di darmi una spiegazione priva di alibi, incertezze, imprecisioni, ipocrisie, teoremi, assiomi, postulati, a caccia di una mosca, nera, grassa, sudicia, petulante, imprevedibile, una notte lunga, interminabile, inusuale, la notte dell’ultimo dell’anno, spiaccicata, tra pranzo e cesso, per un malessere sconosciuto.
Punto.
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“Percorso di memoria o ricerca di spazi temporali virtuali?”
“Il continuo intersecarsi di livelli di identità con ipotesi e incarnazioni simboliche…”
“…sembrano accarezzare un sogno lontano, una speranza che non sarà mai certezza, un miraggio di felicità che si perde oltre l’orizzonte illusorio di fragili esistenze.”
“…a volte lirismo crepuscolare, intriso di soffusa malinconia, di struggente tristezza.”
“Opera interessante per i contenuti e le tematiche affrontate, nonché per i valori estetici…”
“… seria preparazione, corredata da rimarchevole fantasia.” “… lavoro meditato, armonioso di buon afflato poetico.”
“… sincero, elegante, sempre aderente al soggettivismo letterario del particolare momento che attraversiamo.”
“Non racconto né romanzo, più che risolverli lascia aperti molti quesiti anche sul piano puramente tecnico linguistico.”
“Una prosa lacerata e sfuggente…”
“Le aperture liriche, più che segnare il passo dell’emozionalità, offrono un ulteriore invito a perdersi nei labirinti della parola scritta…”
“Quasi poesia cruda, percuote e carezza, giovane e antica…”
“Lavoro intenso, vissuto nella profondità della sua composizione, fatta di toni e di immagini…”
“Una voce nuova che chiama ad ascoltarla ed a giudicarla senza inibizioni, come liberamente essa è sviluppata.”
“Troverete un urlo e un soffio di amore, un vuoto, immersi nella forza e nella malinconia di chi comprende che…”

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